now the past has already passed, my soul is not that mad

ft daveth

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    niamh barrow
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    what it takes But there's no way off the
    hamster wheel on this rat race
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    Bella merda. In questo modo Niamh avrebbe potuto riassumere gli ultimi due mesi. Una descrizione stringata, che mancava di tutti gli elementi significativi per dipingere una tela che non era così scontata. Vi erano strati a cui prestare attenzione, tormenti che chi non aveva vissuto in prima linea non avrebbe mai potuto cogliere del tutto. E Niamh era stata lì, in ogni passo, in ogni metro che dovevano conquistarsi a sangue e corpi caduti. Era sempre stato un soldato, era un qualcosa a cui era stata addestrata tutta la vita, perché il pensiero di stare con le mani in mano mentre il mondo andava a puttane non se l’era mai fatto andare bene. Era per quello che aveva dedicato la sua vita alla Resistenza: fede, sacrificio, scelta. Aveva fatto molte cazzate nella sua vita, ma era convinta che per determinate cause valesse fare quel salto nel vuoto. E poi Niamh l’aveva vista la pubblicità del panettone, sapeva di potersi buttare perché sarebbe atterrata su qualcosa di morbido. Era la stessa filosofia di vita che aveva deciso di adottare anche quel giorno. Daveth era stato molto ominous del suo messaggio, ma la Barrow l’aveva attribuito al fatto che fosse essa stessa la natura del Gallagher. Aveva degli amici particolari, anche quando questi amici non volevano ammettere di esserlo. Ma io non ho amici ok caveman torna ad uccidere Mammoth e a grugnire più in là. Insomma, non ci credeva più nessuno, ma era una persona abbastanza caritatevole da lasciare che lo special vivesse nella sua delulu era ancora un po’. Dave era stato così gentile dal lasciarle l’onore di scegliere dove si sarebbero incontrati, e come poteva l’ex grifondoro non sfruttare questa occasione a pieno. Tutti quelli che la conoscevano, sapevano che lasciarle prendere le decisioni era una pessima idea. E il Gallagher l’avrebbe imparato molto presto. Niamh finì di riporre i suoi effetti personali nell’armadietto, l’unico oggetto che tenne con sé fu il suo telefono. Uno strumentopolo che le sarebbe sarebbe stato utile più tardi- ma no, di certo non per farsi scattare thirst traps. Magari voleva un selfie con il morto mentre Dave aveva il cetriolo sugli occhi. Infilò l’accappatoio e poggiò l’asciugamano su un braccio, per poi dirigersi verso l’uscita dello spogliatoio. Aveva detto al Gallagher di incontrarla alla prima piscina subito dopo l’entrata alla spa, ma era abbastanza certa del fatto che si era già perso. Proprio all’entrata. Dubitava che fosse un assiduo frequentatore di quel posto, dopotutto era un uomo e dubitava che si lavasse se non quando l'acqua piovana lo toccava. Poggiò le spalle al muro e incrociò le braccia in attesa della venuta del signore. Sperava davvero che non le avesse dato buca. O l'avrebbe bucato lei con una delle spade che tenevano al GQ.
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    Quella non era la guerra di Daveth Thanatos Gallagher. Aveva deciso non potesse esserla, per quanto fosse complicato ignorarla del tutto. Era un soldato, faceva parte della sua deformazione professionale leggere i resoconti dei conflitti dietro ogni sguardo schivo e nascosto nel tono basso di ciascun bisbiglio, ma aveva fatto quanto in suo potere per lasciare che fosse un mero ronzio di sottofondo – che lo coinvolgesse il meno possibile, emotivamente ancor prima che fisicamente.
    Non era stato interessato a nessuno dei due schieramenti in ballo fino a quando uno dei due aveva avuto la meglio sull'altro, ed anche a quel punto la sua partecipazione agli affari del mondo e della comunità che lo circondava era dettato dalla convenienza più pura: sapeva come sopravvivere, il biondo, e che per farlo bisognasse saper virare la propria banderuola laddove il vento era maggiormente favorevole; non sempre gli piaceva l’aria che doveva respirare, spesso la trovava soffocante, ma si ripeteva di aver sopportato di peggio – e che ce l’avesse sempre fatta.
    Era andato tutto fin troppo bene. Aveva evitato le chiacchierate monotematiche, i quotidiani, i telegiornali, tutto. Aveva vissuto nella sua bolla, lasciandola esplodere solo la notte – perché lì, era il suo inconscio a decidere da cosa fosse lecito salvaguardarsi, e cosa invece fosse costretto a rivivere. Ma quando la guerra era finita, si era comunque ritrovato in quella casa che sulla targhetta portava ancora il suo nome, e quello del Roydon – seduto a terra tra mucchi di scatoloni che non aveva avuto il coraggio di spostare, a cercare assolutamente niente. Un porto sicuro ormai pieno di demoni da esorcizzare, tra i cui lidi trovava sempre qualcosa di nuovo.
    Un segreto, un ricordo, una traccia.
    Ed una lettera con il suo nome vergato d’inchiostro in un’elegante calligrafia che Dave non aveva mai avuto modo di aprire, e né tantomeno sapeva esistesse.

    Tirò pigramente fuori dall’acqua un braccio per richiamare l’attenzione della Barrow, lasciando l’altro comodamente adagiato sul bordo della piscina. Non conosceva Niamh, ma dire che non l’avesse mai vista era falso: da quando aveva aperto la missiva e visto le foto allegate, aveva fatto tutte le dovute ricerche – dove, per dovute ricerche, si intende spionaggio; era un sicario di professione, aveva molti modi per indagare su una persona e per scovarla da una semplice diapositiva ingiallita dal tempo – per scoprirne abitudini e conoscenze, e valutare se fosse o meno il caso di portare avanti quella stupida indagine nella quale si era andato ad incastrare.
    Un modo come un altro per passare il tempo: lungi da lui credere a ciò che aveva letto, ma non aveva di meglio da fare – senza contare il fatto che aveva assistito a cose molto più assurde di quel racconto fantascientifico.
    «sei in ritardo.» constatò l’ovvio, quando la ragazza lo raggiunse. Certo, lui era lì da mezz’ora prima dell’orario prefissato, ma questi erano dettagli trascurabili: non doveva tener conto a nessuno del proprio tempo passato a rilassarsi alle terme.
    sooner or later you're gonna tell me a happy story. i just know you are.
     
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