bring home the glory

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  1. bitch‚ what?
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    skylinski

    bella fine del cazzo, barrow, complimenti.
    se n'era andato come il giorno in cui era venuto al mondo, barry 'patata only' skylinski: imprevisto, scomodo, un po' a caso. E cosi aveva vissuto la sua vita, per gran parte del tempo limitandosi ad osservarla da fuori, impotente di fronte al trascorrere di quei fotogrammi che tanto a lungo gli erano sembrati infiniti.
    Nato per un capriccio del destino, barrow, troppe puntate di oc e 13 reasons why a sovrapporsi nella mente di chi, inconsapevole, aveva creduto fosse una buona idea dargli una forma, uno scopo - senza sapere quale fosse. che il suo posto nel mondo, il corvonero, aveva appena iniziato ad intravederlo, figurarsi capirlo. e forse sarebbe stato meglio rimanere cieco, perché è più facile morire sapendo di non lasciarsi nulla alle spalle, andare incontro al proprio destino conscio che qualunque scenario da quel momento in poi sarebbe stato comunque meglio del precedente - niente più dolore e umiliazione, solo un senso di pace infinito, il fatidico nulla da sempre agognato.
    ma a dolore e umiliazione si era aggiunto altro, non è vero?
    qualcosa che barry aveva temuto sin dall'inizio, così estraneo ad un contatto umano che non fosse di odio e disprezzo da esserne terrorizzato; qualcosa di semplice, al tempo stesso potente, che con il senno di poi, in quell'ultimo respiro, aveva desiderato cancellare per sempre.
    che lo sapeva, barrow skylinski, non sarebbe stato lui a soffrire, ma loro.
    poco modesto da parte sua pensare di contare così tanto nelle loro vite, ma come poteva credere altrimenti quando per lui ogni istante aveva significato tutto? ogni sorriso, carezza, insulto reciproco. ogni bacio, lacrima, abbraccio. ogni parola gentile, ogni minuto trascorso a guardare le stelle, ogni spinello passato di mano in mano. ogni ti amo, ogni ehi criminale!, ogni quanto sei pirla barruly, ogni eddai barry barryno dai accompagnami alla fiera, ogni cazzo cooper (è harry styles) e fattelo un sorriso ogni tanto, ogni obi hai mangiato? sicuro? si' sciupat'.
    se fossero morti loro,
    i freaks
    kieran
    murphy e stiles
    will e ake
    amalie
    jess

    se fossero morti loro e lui no, barrow skylinski non avrebbe fatto alcuno sforzo per sopravvivere. perché niente, niente a quel punto avrebbe avuto ancora senso. c'era solo il vuoto prima di quelle persone, un abisso infinito di cui non si poteva vedere il fondo, troppo lontano e oscuro, e nel quale barry non sarebbe mai tornato. mai, nemmeno a costo di cercare la morte da solo dopo aver perso loro. un'altra cosa in cui era sempre stato bravo, il corvonero; una cosa in cui era sempre stato bravo lynch beaumont-barrow. che al contrario di barry non aveva davvero idea di quanto ci fosse da perdere, a rimanere in vita.
    lui, invece, lo sapeva benissimo.
    «lo sai che mio padre quelli come te li ammazzerebbe tutti?» aveva creduto davvero che sarebbe bastato quello, per tenere kieran lontana. di più, ci aveva sperato. perché l'insistenza della ragazzina minava le fondamenta di quella barriera che il corvonero aveva innalzato intorno a sé nel tempo, più per sopravvivere che per vivere, ed il rischio di lasciarla entrare e finire spezzato era troppo alto. per questo l'aveva messa alla prova, ancora e ancora, mostrandosi ostile e cinico, distante e inavvicinabile, finché kieran non aveva sollevato le spalle a quella domanda concedendogli un sorriso -- l'ennesimo. Il sorriso di chi sapeva bene che tipo di idiota si trovava davanti, e non aveva intenzione di mollare la presa. «tu non sei tuo padre, barruly. giusto? quindi che problemi ti fai?»
    Non se n'era più fatto nessuno, barry, non con lei.
    «si può sapere che cazzo c'ha da guardare il tuo amico?» sandy, che all'epoca aveva ancora la patata al posto del piccione e sembrava fare a gara con se stesso e con il mondo a chi indossava la gonna più corta e i top più scollati, si era limitato a scuotere la testa. forse perché a livello inconscio intuiva che quello era un momento cruciale, per tutti loro. lo sapeva, sandy, che bastava una scintilla per far scoppiare la bomba, così come sapeva che quella bomba aveva bisogno di scoppiare: e li aveva messi di fronte, barrow cooper e ci knowles, volti a mala pena riconosciuti tra la folla di studenti, sfumature chiare nelle iridi mai davvero entrate in contatto. se non in un'altra vita, sempre nell'unico momento giusto a disposizione. «i tuoi capelli del cazzo.» non aveva sorriso, cigei, più consapevole degli altri due di quanto quell'istante fosse fondamentale -- catartico; non aveva battuto ciglio, cigei, nemmeno quando con le nocche di un pugno ben chiuso gli aveva spaccato il naso mandandolo culo a terra, il primo sangue versato a sancire un patto vincolante, perenne. «sì nota subito che sei una testa di minchia, cooper. dobbiamo vederci più spesso.»
    e così avevano fatto, vivendo fianco a fianco perché l'alternativa sarebbe stata smettere di vivere. sempre insieme e mai divisi, i freaks, finché dalle mani gli era stata tolta anche la possibilità di scegliere.
    e sarebbe stato troppo facile per un ragazzino ormai morto giurare sul proprio sangue versato in terra che, potendo decidere tra le due alternative, li avrebbe seguiti in capo al mondo senza fare domande; senza guardare nemmeno per un istante ciò che rischiava di lasciarsi alle spalle.
    Non sapeva ancora, quando si era ritrovato ad annaspare inspirando aria gelida nei polmoni sul tetto di beauxbatons, che l'avrebbe amata, amalie shaperd.
    Non sapeva ancora, quando spaccandosi le mani contro una parete di roccia insultando il mondo per essere rimasto solo, senza la sua famiglia, che una famiglia l'avrebbe avuta comunque.
    non lo sapeva ancora, barrow skylinski, ma, Dio! quanto lo aveva desiderato -- innamorarsi di amalie senza temere di ferirla, guardare negli occhi chiari di william e akelei e vedersi riflesso in quegli specchi che mai avevano visto lui come un figlio, essere tanto egoista da concedersi qualcosa di mai neppure sognato.
    e forse non era pronto a dire loro addio, barrow.
    ad accogliere le lacrime e i perché di chi lo aveva strappato tenendolo stretto con le unghie e con i denti da una vita pronta a deragliare, unica ancora di salvezza.
    non era pronto a deludere murphy e stiles -- ancora: «non sono obiwan. cioè si -- sono io ma non sono davvero lui. mi chiamo barrow cooper. non volevo mentirvi, è che non pensavo..» non aveva pensato affatto, barry. certo non alla remota possibilità di affezionarsi ai due babbi che lo avevano - letteralmente - adottato tramite un sito usato per scippare agli anziani i risparmi di una vita. e quando questo era capitato, quando le forze congiunte (letali) degli sturphy avevano intaccato le difese del corvonero, qualcosa in barry era scattato, quell'interrutore che gli rendeva impossibile continuare a mentire.
    persino confessando, aveva avuto torto.
    persino ammettendo le sue colpe, aveva creduto di non essere degno di perdono.
    non quando ad ogni scusa papà, tremulo sulle labbra sottili di un bambino, era abituato a ricevere in cambio un pugno. non quando ad ogni mi dispiace, soffiato tra i denti con lo sguardo inchiodato al pavimento, era certo sarebbe seguita la solita occhiata di disprezzo.
    ma murphy e stiles non erano christoff cooper. e quando, senza nemmeno doversi guardare l'un l'altro, lo avevano stretto simultaneamente in un abbraccio da togliere il fiato -
    - «tu sei il nostro obiwan, punto.» -, barrow non aveva potuto fare altro che annuire.
    così era diventato barrow skylinski.
    e come tale, sul pavimento sporco di un sotterraneo, stava morendo. le dita intrecciate a quelle di amalie, il battito di lei chiaramente percepibile attraverso la pelle.
    chissà se lo sapevano, amalie e i freaks, che mandare a fanculo lynch beaumont barrow e le sue inutili paranoie nei loro confronti era stata la decisione migliore della sua vita;
    chissà se lo sapeva, jess, che gli dispiaceva aver perso tempo fingendo di odiarla, lei che per prima gli aveva concesso un'immeritata fiducia, solo per venire tradita dai capricci di un bambino quando forse aveva più bisogno di lui;
    chissà se lo sapevano, will e akelei, che era fiero di essere figlio loro.
    pregava fosse così, barrow. che lo sapessero, nel profondo, quanto li amava.
    perché di occasioni per dirlo ad alta voce non ce n'erano più.

    Can you hear the silence?
    Can you see the dark?
    Can you fix the broken?
    Can you feel, can you feel my heart?
    Can you help the hopeless?
    Well, I'm begging on my knees
    Can you save my bastard soul?
    Will you ache for me?


    poi, in fondo, cosa vuoi che rimanga da dire?

    «ciao, merde!»

    I'm sorry brothers
    So sorry lover
    Forgive me father
    I love you mother
    can you feel my heart? -bring me the horizon
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
     
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170 replies since 1/6/2019, 23:30   3702 views
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