bring home the glory

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  1. #rayofsunshine
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    Non l'aveva mai compresa la cattiveria nel mondo, Jessalyn Goodwin: troppo buona, troppo ingenua, per accettare il fatto che al mondo ci fossero persone pronte a far del male alle altre.
    Non l'aveva mai compresa, ma non per questo il mondo era stato clemente con lei.
    Aveva solo cinque anni, quando sua madre decise di scappare dal marito, portando con sè gli altri due figli. Senza dare una spiegazione, senza portare Ophelia con sè: ma non aveva avuto modo di affrontare quella perdita, la bambina, troppo piccola per rendersene conto ed un oblivion ad attutire il colpo. A farle dimenticare che ci fosse mai stato.
    Aveva solo dodici anni, quando era stata costretta a vedere casa sua bruciare davanti ai propri occhi e andar via, senza nemmeno avere il tempo di dire addio alle persone a cui teneva o prender qualche oggetto al quale era particolarmente legata. Aveva solo undici anni, ed aveva dovuto dire al suo nome, alla sua identità ed alla vita che aveva avuto fino a quel giorno. E l'aveva fatto, senza guardarsi indietro
    Se aveva una qualità, Jess, era che nonostante tutto era capace di non farsi abbattere dagli avvenimenti, sforzandosi per mantenere il sorriso e trovare il lato positivo in ogni occasione. E l'aveva fatto anche una volta trasferita dall'America: non ci aveva messo poi molto, ad integrarsi ad hogwarts ed a farsi nuovi amici. Che, volendo o no, alla fine un po' tutti finivano per voler bene a Jessalyn Goodwin: ti saltellava intorno sfoggiando le sue doti da cheerleader, ti implorava di farle i compiti di storia della magia e soprattutto ti trascinava a forza fuori dal castello a far festa imbucandosi a qualche party babbano - non aveva bisogno dell'invito, una come lei: raggirava i bodyguard all'ingresso così come faceva con i professori quando non riportava una pergamena in tempo o si presentava in ritardo a lezione, gli occhi da cucciola e un sorriso a trentadue denti contro il quale era matematicamente impossibile rimaner arrabbiati per più di due minuti. Era una Jess, ed in qualche modo si faceva sempre ben volere da tutti.
    Aveva solo quindici anni, quando era stata convocata nell'ufficio del vicepreside ed era stata informata della morte dei goodwin - che sua madre poteva anche non esser quella biologica, ma era quella che l'aveva cresciuta in tutti quegli anni, e non aveva la minima idea della verità sulla sua famiglia. Era stata male, male come non era mai stata nella sua vita, eppure aveva dovuto fare i conti con quella perdita per poco: nemmeno un mese, e poi era stata rapita e portata ai laboratori.
    Aveva solo sedici anni, quando finalmente uscì di lì, dopo sei mesi, non ne sentì le ripercussioni. Che non poteva saperlo, Jess, ma c'era un motivo per non era stata in grado di fare i conti con la morte dei genitori: non aveva mai imparato ad affrontare le perdite. Ed ogni minimo problema, in casa sua, più che discusso era stato semplicemente cancellato dagli incantesimi di suo padre. E quella volta, senza nemmeno rendersene conto, la ragazza seguì lo stesso schema: una volta uscita di lì, si fece cancellare tutto così da ricominciare la propria vita da zero. Ed aveva solo sedici anni quando, sola e senza una minima idea di chi fosse, Isaac l'aveva riconosciuta tra le strade di Londra e l'aveva portata al quartier generale della resistenza.
    Lì dove aveva trovato una famiglia
    Ricordava bene il giorno in cui aveva visto per la prima volta Erin e Nate: le erano sembrati così complici, così uniti, da far chiedere subito alla goodwin come avrebbe fatto a vivere lì con loro, quando le era bastato guardarli un attimo per sentirsi di troppo. Poi però si erano girati vero di lei e le avevano sorriso, un sorriso sincero, ed ogni incertezza della ragazza era stata spazzata via con la stessa velocità con la quale era arrivata. Non ci aveva messo molto, ad affezionarsi. Molto poco, a considerarli come fratelli.
    E di anni ne aveva quasi diciotto, quando i minireb erano stati costretti a lasciare quella casa. Diciotto compiuti da qualche giorno quando Maeve e Dakota, che avevano dato loro un posto dove stare, erano spariti da un giorno all'altro. Insieme a Kieran e Murphy, Run e William, Barrow ed Amalie. Dichiarati morti, ma nè lei nè gli altri avevano accettato quella versione come vera: avevano atteso il loro ritorno, i mini reb.
    Li avevano aspettati tra giornate passate a rievocare i bei momenti passati insieme, pomeriggi persi a vedere tutorial su come cucinare cibi salutari e un trasferimento in pianta stabile ad hogwarts. Le lezioni spiate insieme a Nate nascosti dal mantello dell'invisibilità, i giorni trascorsi a recuperare per la scuola gli ingredienti della polisucco, le consulenze gratuite da fantasma saggio e la sua immancabile capacità di inserirsi in ogni discorso e captare informazioni utile ai fini del portar a termine le missioni dello shipper club. Li avevano aspettati, ed avevano fatto bene: ne avevano avuto la certezza quando avevano fatto la loro apparizione dallo specchio di villa hamilton.
    E quando Andrew Stilinski aveva detto loro che c'era la possibilità di riportarli a casa davvero, Jess non aveva esitato un attimo: era quella l'occasione che avevano aspettato per mesi. E, al fianco di Erin e Scott, era pronta ad affrontarla.
    Che avrebbe affrontato di tutto con loro, Jessalyn Goodwin
    Con, e per loro.
    E per Dakota, per Maeve, per Kieran e per Murphy.
    Per Run e per Will. Per Barry ed Amalie.
    Per Phobos e per quei cuccioli dei losers.
    Per Stiles e Jeremy, per Sin e Nicole.
    Per Narah e Zeke, che grazie a dio non erano lì.
    Così come Fray, Idem e Isaac.
    Ebbe giusto una frazione di secondo, Jess Goodwin - Ophelia Helidaile - per guardare Erin negli occhi e rivolgerle un sorriso.
    ancora non lo sapeva, che quella sarebbe stata l'ultima volta
    Lo stesso sorriso che aveva illuminato il suo volto tutti quegli anni.
    Perchè era finita, ed erano salvi.
    Non l'aveva mai compresa la cattiveria nel mondo, Jessalyn Goodwin: troppo buona, troppo ingenua, per accettare il fatto che alla fine il tutto non si sarebbe risolto in un abbraccio di gruppo.
    Per capire che era arrivata la fine
    Non l'aveva mai compresa, ma non per questo il mondo era stato clemente con lei.
    Aveva solo diciannove anni, quando fu costretta a dire addio a quella vita. Ma con il sorriso sulle labbra per aver fatto il possibile per salvare le persone che amava, e la speranza in un futuro migliore.

    Nobody said it was easy
    It's such a shame for us to part
    Nobody said it was easy
    No one ever said it would be this hard
    Oh take me back to the start

    Nobody said it was easy
    No one ever said it would be this hard
    the scientist - coldplay
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
     
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