IV lezione di CDCM + (V) Strategia & Scherma

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +10    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    258
    Spolliciometro
    +538

    Status
    Offline
    Hazel Elizabeth McPherson
    Hazel McPherson
    Hazel era molto, molto delusa. Era oltraggiata, incredula e si sentiva così tanto tradita che le venne voglia di combinare qualcosa per farsi sgridare.
    No ma dico, che modi erano quelli? Le sorelle De Thirteenth non sapevano che che i professori la riprendevano più spesso di quanto accadesse a tutti gli altri studenti di Hogwarts? Non esisteva, dove ci fosse Hazel, che ci fosse un rimprovero e lei non ne fosse la destinataria! Era… era tradizione, accidenti! La sgridata mattutina era parte della sua essenza, macché, un frammento del suo cuore, e nessuno aveva il diritto di portarglielo via! wat Haz senza rimproveri era come il pane senza la nutella. Inaccettabile!
    Era così offesa, Hazel, che quando Friday riprese fiato dopo aver contestato a Nicky e Mehan la mancanza di un casco – lei non aveva mai usato un casco in vita sua ed era ancora viva, prova che la botta di culo era più importante del casco(?) –, si sporse dal sedile verso di lei con l’indice alzato in segno di protesta; aprì la bocca per palesare a tutti la sua sofferenza, la sua fiducia e il suo orgoglio feriti, la sua somma disperazione ma Gideon, evidentemente troppo abituato ai discutibili standard di normalità di sua sorella da sapere che si sarebbe lamentata per non essere al centro di una diatriba, le afferrò il braccio per farla sedere di botto e con la mano libera le coprì la bocca.
    Ma tu guarda quell’impiccione! Haz, indispettita, cercò di mordergli le dita senza successo, perché quel Corvaccio aveva previsto anche quella mossa e le aveva allontanate di scatto, guardandola con un misto di rimprovero e rassegnazione. Dov’era la solidarietà famigliare? Dove?? Dov’era il sostegno reciproc- oh. La stava guardando con rimprovero, allora qualcuno si ricordava ancora di lei e del suo primato! L’aveva convinta #wat. Contenta, gli fece un sorrisone che per gli altri sarebbe stato completamente senza senso, per poi sentire la rossa De Thirteenth parlare di seri provvedimenti – sull’aggettivo qualche dubbio lo aveva, ma vabbè – e, ora un po’ dispiaciuta per quei ragazzi che le stavano pure simpatici, Hazel si volse per controllare la situazione. Niente tortino? La castana, tanto fanatica dei dolci e delle calorie quanto sconvolta, sgranò gli occhi e osservò con compassione Nicky e Meh. Che mostruosità indicibile era rifiutare un dolcetto a dei ragazzi che, tra l’altro, da esperta qual era poteva affermare avessero fatto un guaio coi fiocchi? Non se lo meritavano per niente!
    Trovandosi per una volta tra quelli che le scenate dei prof le sorbivano da terzi e non da diretti interessati, mise su un’espressione decisa. Avrebbe fatto giustizia e avrebbe preso un tortino per entrambi, al costo di rinunciare al proprio!… no, quello sarebbe stato troppo. Avrebbe tentato di fregarne tre, o a mali estremi avrebbero fatto a metà con quello che sarebbe riuscita a sgraffignare. Lei il suo dolce lo voleva!

    Se prima Hazel si era sentita offesa, ora aveva un altro motivo per vivere e altro materiale concreto per alimentare la sua ship: Gid aveva cambiato colore ai suoi vestiti per non far sentire a disagio Hunter. Insieme erano un piccolo arcobaleno di colorato disagio. Si doveva sbrigare, i festeggiamenti per il matrimonio sarebbero venuti addirittura prima di quanto previsto e lei non poteva permettersi di cincischiare! Ma l’avrebbero adottato o no un bambino? E la culla? C’era un colore neutro? VIOLA. VERDE. ROSSO. cit. Sì insomma, la cosa stava procedendo velocemente sotto i suoi occhi, forse le sarebbe piaciuto vivere più lentamente(?) la loro storia e, chissà, col tempo si sarebbe addirittura messa a scrivere, lei, Hazel McPherson detta Nocciolina, per rendere pubbliche le sue fanfiction sui McOakes, ma si sarebbe messa l’anima in pace.
    Fosse stata un’altra avrebbe reagito con un “Aaaw”, ma per quante ship smielate potesse covare nella sua agitata testolina era pur sempre una piccola scaricatrice di porto. «Ow, chissà se è amore o daltonismo.» Propendeva per la prima, a meno che Gid non fosse divenuto daltonico tutto d’un tratto. Si poteva diventare daltonici per amore? Mise su un sorrisetto molesto, rivolgendo a suo fratello un’occhiatina maliziosa con tanto di movimento insinuante di sopracciglia.
    «È strategia. Aposematismo. Ti dice niente?»
    Hazel si stiracchiò le braccia con indolenza e accennò persino un paio di squat per le gambe per recuperare i minuti di inattività in pulmino. Suo fratello poteva conoscere il significato di quei paroloni che gli piacevano tanto, ma se non capiva che quello tra lui e Hunter era vero amore era proprio un ignorantone. Lo fissò con sguardo vacuo e tornò a stalkerare Hunter nella speranza di individuare il momento esatto in cui sarebbe avvenuto il colpo di fulmine. «Aposema-che?» Si girò verso le professoresse De Thirteenth e il suo volto si illuminò di amore per il pericolo. Sperava tanto le capitasse un XXXX intrufolatosi per caso, vi immaginate che divertimento? Avrebbe rischiato la vita per uscirne indenne, ci sarebbe stato il brivido della sfida e della morte imminente dell’eccitazione, DAI.
    «Vado verso l’avventura, addio.» Con quel commiato, saltellò baldanzosa e ficcò la mano nella boccia con troppa veemenza, rischiando di rovesciarla a terra. Ops.


    Che delusione. Le era capitato uno scontato, noiosissimo XX. Dov’era finito il gusto della sfida? Mogia mogia, Hazel si era soffermata soltanto su quelle due X affiancate, un lieve broncio a cancellarne la perenne solarità. Broncio che era peggiorato nello scoprire che la sua creatura era un gatto col farfallino che amava leggere nelle biblioteche e consigliare libri ai giovani per acculturarli. Ma che…? C’era sicuramente stato uno scambio. Prese fiato e… «GIIID.» Nulla, si era già allontanato troppo per sentirla. Con uno sbuffo infastidito, Haz imprecò tra sé e sé. Già le prof le avevano fatto quello sgarbo imperdonabile, ora doveva pure fare la cat sitter? Che mondo.
    Fu sufficiente che passasse un po’ di tempo, andando a zonzo per quei posti davvero wow, per far sì le ritornasse lo spirito d’avventura che Indiana Jones levati proprio. E si mise a fare qualcosa che non aveva mai immaginato prima: si mise a pensare come una personcina responsabile per programmare una strategia intelligente che non implicasse agire d’istinto, proprio come avrebbe fatto Gid.
    AHAHAHAHAH seh, come no. Sarebbe andata a caso gettandosi sul campo con mosse di kung fu random per intimorire il nemico con il suo fare casinista come sempre. L’effetto sorpresHaz era tutto! Tanto per non smentirsi mai, a stento si mise a leggere una seconda volta il foglio. Se non altro lei e il Felesaps avevano in comune la passione per i biscotti e i tramezzini. Riguardo il resto, colse i concetti strettamente necessari giusto per non sprecare memoria: leggere, biblioteche, comuni punti di raccolta dei giovani. Praticamente i Felesaps erano Apostoli che andavano in giro sponsorizzando libri e cultura ai ragazzi. Da un lato era meglio che non fossero in grado di parlare, e che quel foglietto non fosse capitato a Gid, o sarebbe rimasto a dar retta ai consigli letterari del Felesaps per tutto il giorno. Lei era immune alla minaccia della cultura!!
    Rinvigorita, perlustrò Wicked Park – lì c’erano tanti giovani e bambini, no? – e, imperterrita, continuò a cercare in un sacco di altri posti tranne che quello giusto ah no, giusto, questo è quello che ha fatto la player., manco avesse avuto un lanternino, in questo caso un Lumos, per la sfiga. Madama Piediburro le sembrava perfetto, c’erano tante giovani coppie e i biscottini; l’Amortentia era anch’essa pullulante di persone – non solo adolescenti, in effetti –, poi la discoteca. Se si fosse applicata un po’ di più, avrebbe notato che sul foglietto era specificato che la sua creatura frequentava i comuni punti di raccolta giovanili.
    Haz, la postura dritta come quella di un soldatino, si mise le mani sui fianchi, spazientita. La Stamberga Strillante si ergeva davanti a lei e lì, si sapeva, non era raro si organizzassero festicciole o cose(??). «Se tu non sei qui, gatto che immagino occhialuto, frego la creatura di qualcun altro e faccio finta di aver perso il biglietto.» Nah, era una minaccia a vuoto, non l’avrebbe fatto col rischio di mettere nei guai altri studenti. Forse.
    Fu sconcertante trovare il gatto sul pavimento di una stanza della Stamberga, chino su un libro aperto e tutto intento a muovere la coda a spolverino a destra e sinistra come se trovasse la lettura piacevole. Certo che con la coda che si ritrovava, una spolverata per togliere tutta quella polvere poteva anche darla. Haz continuò a sbirciare il gatto, semi nascosta dietro l’entrata. Si armò della gabbietta che sistemò poco dietro di sé e prese una manciata di Bombi; poi inciampò sulla gabbia e rotolò sul fianco creando un frastuono assurdo. «AHI.» Nonostante l’esclamazione, appena finì di ruzzolare si mise in piedi con naturalezza – e in quelle situazioni era chiaro che fosse piuttosto abituata alla cosa –. «Miseriaccia a quel gatto!» sbottò piano, sbattendosi distratta i vestiti.
    Meooowww.
    Oh oh. Era un miagolio incacchiato quello. Dimenticava che il gattaccio comprendeva la lingua umana. Il Felesaps, nuvoletta di pelo annessa e connessa, la stava fissando con fare malevolo e sdegnato sull’uscio della porta che dava sul corridoio. Oh, che bel farfallino però. Con una risatina nervosa, Haz si domandò perché proprio lei dovesse avere l’animale intellettuale e lanciò un biscotto in sua direzione; il sollievo che provò quando il gatto annusò il biscottino e lo sgranocchiò con gusto sparì al suo furioso soffiare. A mali estremi estremi rimedi, quindi Hazel fece ciò che sapeva fare meglio: la disagiata essere se stessa. Alzò le mani e fece un paio di passi indietro, perché si era appena ricordata che gli artigli di quel felino bruciavano come veleno e affinavano l’intelletto e, ew, la trovò una prospettiva veramente orribile.
    «Uoh, okay, qui qualcuno è molto arrabbiato eh,» disse, facendo qualche passo alla sua destra. Il gatto, se possibile, la fissò ancora peggio e produsse un miagolio profondo e infastidito. «Ah, ti piace cantare, bene, buono a sapersi. No, non è buono a sapersi, sei solo un gatto, non sai cant-» Il miagolio fu ancora più minaccioso e lugubre, facendola interrompere dal portare avanti il suo discorso senza senso. Haz strinse le labbra e assottigliò gli occhi. Oh andiamo, ora anche le lamentele dei gatti che sapevano leggere! Però… un’insolita lampadina si accese nella sua testa.
    «Però ti piace leggere! Ti ho visto prima eheh, cioè, non che ti stessi stalkerando con scopi oscuri, PFFF, io??» Sì. «Mio fratello ama leggere, sai? Sa un sacco di cose ed è super intelligente,» continuò, con una vena di reale orgoglio nella voce perché, per quanto impiccione e guastafeste, il fratellone era sempre il fratellone, meglio ancora se del segno dell’Orsacchiotto Coccoloso. Il Felesaps, ora, la stava scrutando come se si stesse domandando chi dei due fratelli fosse stato adottato. Razza di stronzetto. «Gli piace Il giovane Holden, chi è che l’aveva scritto, Jane Austen!»
    Hazel era pronta a giurare che il Felesaps avesse appena fatto la smorfia più schifata che un gatto fosse in grado di fare. Si bloccò, capendo di aver sbagliato qualcosa, e si passò la mano dietro la nuca. Ma cosa ne sapeva lei di quella roba lì? C’era da dire che, adesso, il gatto era troppo occupato a darle dell’ignorante per ricordarsi di affilare gli artigli. «Uhm, Melville?» Neanche era sicura esistesse un certo Melville.
    Ah, al diavolo, lì ci volevano le maniere forti! Avrebbe fatto un agile salto da cavalletta, sarebbe piombata sul Felesaps e l’avrebbe intrappolato nella gabbia. Peccato che ora il gatto se ne fosse andato, facendola accigliare. E no eh, dove pensava di fuggire? Lo seguì per tenerlo d’occhio e si stupì nel vederlo sculettare verso un libro che le sistemò ai piedi, per poi sedersi e alzare il musetto verso di lei. Era quasi… carino. Hazel si abbassò per leggere il titolo, accorgendosi che quel tomo era proprio Il giovane Holden e il nome dello scrittore era Salinger. Ah. «Okay, sì, grazie» bofonchiò. Ora o mai più. Si sentiva quasi dispiaciuta, ma i veri uomini non si dispiacevano mai(?), così afferrò il gattone dai fianchi e lo scaraventò verso la gabbia, buttandovisi sopra a propria volta e sentendo la pelle della mano bruciare per il lungo graffio del Felesaps come se avesse preso fuoco.


    Alla fine riuscì – quantomeno credette di riuscirci – a rubare altri due dolcetti da dare al termine della lezione a Nicky e a Mehan. Fosse per lei avrebbe strappato brutalmente le pagine del libro di Cura delle Creature Magiche per avvolgerli e metterli nello zaino, ma se lo avesse fatto avrebbe dovuto affrontare l’ira del Felesaps, che era sicura sarebbe riuscito a liberarsi solo per quell’oltraggio, e quello di suo fratello che mai avrebbe tollerato uno “scempio” simile. Che gente strana. Si limitò a nascondere i tortini nel mokassino, ignara che Gid avesse fatto lo stesso e dunque dell’esistenza della prova che lei non era stata adottata. Insomma, già era sicura di per sé di far parte della famiglia, ma non si sa mai(?)
    Sembrava che il graffio fosse stato solo un graffio e invece no. Quando Gid le passò accanto, Hazel si grattò una guancia e lo fissò, lei stessa confusa da quello che stava per dire. «“Aposematismo” significa “dare un segno contrario”, ed è la colorazione del corpo di un animale per avvertire della propria pericolosità. Sei così minaccioso che dovresti proprio unirti con un altro animale minaccioso e conquistare il mondo.» Intellettuale sì, ma non troppo insomma. Ammiccò verso Hunter e avrebbe mimato con le mani un gestaccio volgare, se Gid non le avesse piantato la mano stavolta in fronte, per controllare se avesse la febbre.
    «Hai la febbre? Stai male? Quante dita vedi? Hai mangiato qualche bacca strana? Sudi freddo?»
    Hazel scoppiò a ridere e si storse per allontanarsi dalla sua presa. «SMETTILA. Sto bene sto bene, non sarà il giorno in cui ti libererai di me, mi spiace. Ma tu come fai a convivere con tutta la materia grigia che hai? Mi sento la testa pesante.» wat. Ma quanto era divertente lasciare Colui che Tutto Sapeva col dubbio di cosa fosse successo? Con un sorrisetto malvagio, Haz prestò attenzione all’inizio dell’estrazione, ignorandolo del tutto. Ascoltò curiosa le estrazioni di tutti e il suo nome fu abbinato con quello di un certo Self Service. Self Service? Prima che potesse capire chi fosse il suo compagno, si ritrovò quest’ultimo addosso in un caloroso abbraccio. Haz sorrise e lo trovò subito simpatico – dai, quant’era dolce? –, ma gli abbracci non erano cosa per lei e quindi si limitò a un paio di pacche sulla schiena. Poi, Self si scusò presentandosi; e lei, ovviamente, credeva stesse scherzando o che “Self Service” fosse una specie di soprannome, perciò rise di nuovo e gli diede un buffetto sul braccio, chiudendo la questione. «Io sono Haz!» Sì, sentiva proprio di aver trovato un ottimo compagno d’avventura. Self sembrava un ragazzo molto socievole, per fortuna, e Haz lo considerava così di famiglia(?) che quando Gid e Hunter capitarono assieme, lei si mise a saltellare e afferrò proprio il ragazzo per le spalle, scuotendolo come una maracas a ritmo di «LA MIA SHIIIIIP.»
    E gli diede una testata. Non una di quelle che ti facevano svenire e lasciare disteso per terra, ma beh. Hazel si massaggiò la fronte, ancora sognante, mormorando delle scuse che riuscì a mettere insieme uscendo dal mondo delle ship. Le spiegazioni delle professoresse andarono avanti e lei, per effetto degli artigli affina-intelletto, stava cercando di intuire come sarebbe stato l’ibrido del suo Felesaps e la creatura di Self. Prendendo quella specie di uovo, Haz lo strofinò contro il pelo del gatto rapidamente, per evitare altre iniezioni di intelligenza, per poi passarlo a Self Service con occhi curiosi e un sorrisone. In pratica stavano facendo gli shipper! Se avesse provato a strofinarne uno su Gid e poi Hunter sarebbe venuto fuori qualcosa? Mmmh. Meglio dedicarsi all’ibrido di adesso, va.

    Gryffindor | 15 y.o.
    Halfblood | 20/09/18
    When you can't
    find the sunshine
    be the sunshine.
    Live more, worry less.


    PSW: non (ii)

    Felesaps (Hazel) + Kathelvete (Self)

    + NOME: Moonfeels
    + CLASSIFICAZIONE: XX (Innocuo)
    + CARATTERISTICHE FISICHE: Gatto norvegese che presenta un farfallino di pelo sotto il muso e che sulla testa possiede corna di alce più piccole rispetto a quelle di un Kathelvete. Il suo peso oscilla dai sette agli otto chili se è maschio e dai 3 ai 5,5 se femmina. Ha il pelo semilungo e il sottopelo lanoso è coperto da un ulteriore strato di pelo idrorepellente. Ha una macchia a forma di luna sulla schiena che ha la particolare caratteristica di variare in base alla fase lunare in corso.
    + CARATTERISTICHE MAGICHE: Pur comprendendo il linguaggio umano, il Moonfeels non è in grado di parlare, ma è dotato di una sviluppata empatia: leccando la pelle delle persone è in grado di captare, attraverso i feromoni, lo stato d'animo di esse. Se continuerà a leccarvi, vorrà dire che ha deciso di aiutarvi a calmarvi, perché la sua saliva ha un effetto tranquillizzante quasi immediato.
    Di notte, i polpastrelli e la chiazza a forma di luna si illuminano di una soffusa luce bluastra che diventa più intensa mano a mano che ci si avvicina alla Luna piena. I baffi svolgono la funzione di radar con cui è capace di rilevare la presenza di esseri viventi nel raggio di azione di un chilometro.
    + CIBO: Adora i tortini di zucca e i biscotti e, nonostante sia bravo a individuare ogni più piccolo animale grazie ai baffi-radar(?), non gli piace affatto sporcarsi le zampette e ricorre a cacciare topolini ed altre prede di ridotte dimensioni solo se necessario.
    + CURIOSITÀ: Si diverte a fare corsette su e giù per i tronchi degli alberi. A differenza degli altri gatti gli piace fare il bagnetto e detesta il pesce. La sua pupù è fluorescente. Non ci sono veterinari per curare la pupù fluo, che ora è diventata genetica e serve per marchiare il territorio e distinguere i Moonfeels dai comuni mortali (cit. Vins)
    + RAPPORTO CON GLI UMANI: Spocchioso come pochi, con le persone che non conosce il Moonfeels è riservato e schivo e si degna a malapena di rivolgere loro un'occhiata di superiorità, ma con chi gli va a genio è vivace, pretende tantissime coccole e altrettanti biscotti, possibilmente da tè. like a queen #queenbae
    + COMPORTAMENTO: È di natura riservato e un po' snob. Pur essendo essenzialmente pigro ama fare lunghe passeggiate ed è una creatura in linea di massima tranquilla e pacata. È difficilissimo farlo arrabbiare e questa è una fortuna, dato che quando succede non si fa problemi a mordere e graffiare. Tende a stare in posti silenziosi, perché il chiasso lo innervosisce e lo deconcentra, rendendolo incapace di sfruttare alla perfezione la capacità dei baffi.
     
    .
  2. run[away]
        +8    
     
    .

    User deleted


    Away wannadie take
    a suicidal guy
    Se l’animo di Away era nero, quello di Self era il più puro dei bianchi. O bianco o nero. Era inutile girarci attorno, talvolta, ed affermare che ci fossero migliaia di sfumature in mezzo a quei due estremi, perché sarebbe stato soltanto un modo per tardare una sentenza già vivida nella propria mente e, per il biondo qui presente, i mezzi termini non esistevano, che si trattasse di qualcosa di pratico o di ideale, era solo un dettaglio. Anzi, paradossalmente il fatto che l'esemplare in esame fosse il secondo rendeva, forse, la faccenda più viscerale. Era questo l'effetto scaturito da un paio di parole che avevano un suono dolce ma al contempo irrealistico. Se ne restò con il capo poggiato sulla spalla del cugino, Away, gli occhi socchiusi in due piccole fessure ad attendere che il sonno lo cullasse tra le sue braccia durante tutto il tragitto in pulmino, cosa che non successe, ed una mano che cercò quella del suo vicino di posto per poterci giocherellare distrattamente, quasi potesse realmente aiutarlo. Era sicuramente l'unica persona, Self, per la quale avrebbe ucciso. Incredibile come l'essere umano escogitasse metodi sempre più peccaminosi ed illegittimi per dimostrare il proprio affetto; uno di quei concetti dalle larghe vedute che, tuttavia, andavano a disperdersi in un oceano entro il quale non potevano fare altro che soffocare. « Penserei anche positivo se non fosse che ho avuto a che fare anche con un asparago. Un tizio della mia casata mi ha punzecchiato con uno di quei cosi infernali per vedere se fossi vivo. » era strana, la vita di Away Take, lui che durante il resto del viaggio prese a postare le foto che aveva scattato solo qualche mezz’ora prima, ed anche a Self, passando poi a pinterest dove iniziò a seguire una bacheca abbastanza strana, incentrata sulla pasta. Questi giovani di oggi. #cosaèilpastaclub #keskifolavita #vogliomorire #keskifogliasparagi #fatemidormire #suicideclub #takeself

    Una mano a sistemarsi meglio la tracolla su una spalla e l’altra a mantenere ben saldo il foglietto tra le falangi, Take Away, avendo quasi paura che esso potesse volare via dalla sua presa e andare a finire chissà dove, rischiando di scambiare un chihuahua malefico e tremolante per una creatura magica. Lo sguardo chino sullo stesso pezzo di pergamena, leggendo quelle poche righe più e più volte nella sua testa, ripetendole quasi fosse un mantra, i capelli disordinati a causa del fresco venticello di metà settembre e la fronte corrugata per la troppa concentrazione a farlo sembrare ancora più idiota di quanto già non fosse; Avicustus, avicustus, avicustus. Funge da Guardia: il suo morso è in grado di paralizzare gli intrusi, ed è possibile istruirlo su chi non attaccare, e su chi invece ritenere inopportuno. Bingo. In quel momento la mente del grifondoro sembrò quasi l’ufficio di un detective, puntini sparsi uniti da un filo rosso per condurlo dall’assassino ma, in quel caso, da un tenero animaletto simile ad un pinguino. Per quanto quel luogo potesse essere immenso e la descrizione assai generica, Away iniziò a pensare dove una creature del genere potesse stare e, due erano le opzioni a lui disponibili: delle abitazioni o dei negozi. E avrebbe mentito Away se avesse detto che la sua scelta di girovagare per la Quo Vadis fosse ben premeditata. Sperò solamente di essere fortunato. Bisogna addestrarlo sin da cucciolo a riconoscere gli intrusi; con i padroni è docile ed affettuoso. Ottimi antifurto.

    Doveva ammetterlo, Away, quella situazione si stava facendo assai inquietante e, se quelle parole venivano da uno come lui che con la morte andava costantemente a braccetto, la cosa era assai seria. Paragonabile a qualche scena di un film horror scadente, il grifondoro iniziò a vagare per la lunga via deserta, con la costante speranza di essere trovato da qualche assassino armato di motosega o perfino di asparago, volendo testare la teoria della morte prematura dei biondi all’interno di film del genere. Se non c’erano ragazzi o ragazze con carnagione scura, si sarebbe preso lui la briga di risolvere quel quesito. « Ehi, piccoletto, dove sei? So che ti stai nascondendo, perché non esci? » e per ogni parola pronunciata, il biondo lanciò qualche bombetta universale a terra, come se cercasse di attirare l’attenzione della creatura quando, in realtà, il suo vero intento era quello di non perdersi miseramente e fare davvero la figura del biondo. « So che sei triste perché Pingu non viene più trasmesso in televisione, lo sono anche io! Questo è un buon motivo per uscire allo scoperto e deprimerci insieme nel mio club. » disse con una vocina bassa e assai fastidiosa, sporgendosi da vetrina a vetrina per controllare se la sua teoria fosse giusta. Poi, eccolo: un rumore assai fastidioso, seppur soffocato data la porta chiusa. Lo sguardo del Take saettò verso il negozio di animali dove, la creatura a lui assegnata, stava picchiettando con una pinna contro la vetrina dove, al di sopra, vi era stampata l’immagine di un pesce. Aw, era biondo come lui. « Sei rimasto bloccato qui, eh? » e prima che Away potesse aprire la porta con un “alomohora”, posizionò un po’ di cibo all’interno della gabbietta, nascondendosi dietro ad una siepe fino a quando l’avicustus non ci fosse entrato. Ma ovviamente nulla poteva andare bene per Away che, forse per un paio di volte, rischiò quasi di essere morso. « Aggressivo, mi piace. Sei così carino, però. Menomale che sei così ingenuo e pensi al pesce, se solo sapessi quanto sia terribile la vita di noi esseri umani. »

    Seguendo la via delle bombette, Away riuscì a tornare nel punto di incontro dove le docenti stavano attendendo i ragazzi. Alcuni erano già presenti, altri come suo cugino, ancora non erano presenti. Questo fece tirare un sospiro di sollievo al biondo che, ritardatario di natura, si sentì sollevato. « Non posso portarmi questo esserino a scuola come mascotte dei grifondoro, vero? E well, forse anche come guardiacaccia non sarebbe male. Vero? » e picchiettò la gabbia nel quale la creatura si era appisolata durante il tragitto. Approfittò di quel momento per poter strusciare delicatamente l’uovo contro la creatura, passandolo poi al suo compagno di progetto.


    gryffindor | 17 y.o.
    20.09.2018 | 10:00
    I hear foolish things from here and there
    As they stupidly laugh
    Out of the majority, the minority are fools
    So I’m floating on top alone
    Don't try to understand the music in my head


    psw: due | luogo: Quo vadis town

    AVICUSTUS ( away ) + DAMOIRE ( gwan-min )

    + NOME: Avicmoire
    + CLASSIFICAZIONE: XX ( Innocuo )
    + CARATTERISTICHE FISICHE: L'avicmoire si presenta come un pinguino dai color sgargianti, principalmente rosso cremisi con sfumature argentee, seppur più piccolo rispetto ad un comune esemplare babbano ( raggiunge massimo i 20 cm di altezza, così da sostare più facilmente sulla spalla del proprio propietario ). Il suo piumaggio è morbido al tatto e si arruffa quando è arrabbiato o offeso, la vista è molto sviluppata proprio come il suo udito, attento ad ogni piccolo dettaglio, a discapito della sua goffaggine nei movimenti.
    + CARATTERISTICHE MAGICHE: Ottimi antifurto per natura, gli avicmoire vengono addestrati proprio per quello. Utilizzano il loro canto per poter stordire, arrivando perfino a paralizzare, persone ostili al proprietario della bottega o della casa. Sostano sulla spalla di esso e, con la loro vista assai sviluppata, tengono sotto controllo la stanza e sono pronti ad agire in caso di taccheggio o rapina. Al contrario, posso utilizzare il loro canto per scopo benevolo, sia per aiutare i proprietari a dormire sogni tranquilli che per mandare via l'ansia.
    + CIBO: I cucciolo di Avicmoire, nelle prime fasi della loro vita e se non addestrati, si nutrono principalmente di frutta, principalmente mele e fragole, o comunque di cibo molto zuccherosi. Con la crescita, e soprattutto se ammaestrati a dovere, iniziano ad apprezzare altri tipi di cibo, integrato alla frutta anche del pesce, del quale ne vanno ghiotti. Golosi i natura, gli Avicmoire, cercano sempre di sgraffignare o di chiedere al proprio padrone delle caramelle gommose dalle forme stravaganti.
    + CURIOSITÀ:
    -- Riescono a memorizzare qualsiasi motivetto che ascoltano, riuscendo a riprodurla perfettamente. Inspiegabilmente amano il pop coreano.
    -- Con il cambiare delle stagioni, le sfumature del loro piumaggio può cambiare sottotono, da un rosso caldo ad un rosso freddo.
    -- Molto spesso vengono utilizzati anche come sveglia, oltre che anti furto.
    + RAPPORTO CON GLI UMANI: Una creatura affabile e giocherellona per il padrone ed esclusivamente per pochi eletti, soprattutto con i bambini, ama appollaiarsi sulla spalla di chi gli sta simpatico e fischiettare dolci motivetti che ha ascoltato durante il tempo. Al contrario, se non addestrato e in presenza di persone sospette, l'avicmoire presenta un carattere dispettoso ed ostile, stordendo chi si ritrova davanti con il suo canto.
    + COMPORTAMENTO: Di natura riservata e un po' snob, preferisce gli ambienti chiusi e non molti affollati come piccole botteghe e negozietti di paese. Si sentono estremamente storditi e indispettiti in mezzo a grandi folle, arrivando perfino ad usare il suo canto e mordere se si sentono sotto pressione. Animali prettamente solitari è difficile vederli in un branco ma, se succede, non è insolito vederli fischiettare canzoni k-pop.


    P.S. Chiedo venia se il post è terribile e ci sono errori di battitura/punteggiatura ma non riesco a correggerlo dato che sarò fuori tutto il giorno cwc
     
    .
  3.     +9    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Inferius
    Posts
    470
    Spolliciometro
    +549

    Status
    Offline

    scott noah chipmunks
    I’m just the boy inside the man
    Not exactly who you think I am

    «secondo te perché dicono che i serpeverde sono stronzi? voglio dire, non è vero.»
    «in realtà sono invidiosi, perché abbiamo i serpenti più lunghi di tutti. sì, lo so che sono un genio. vorrei sapere perché nessuno lo ammette. soluzioni?»

    Aspetta, cosa?
    Scott Noah Chipmunks, la bottiglietta d’acqua immobile ad un millimetro dalle labbra dischiuse e le iridi grigio verdi assorte ad osservare in lontananza la perfetta riproduzione dell’Avis, non poté fare a meno di distogliere lo sguardo dal parco – ennesima meta poco fruttuosa della sua ricerca – e rivolgere tutta la propria attenzione alla coppia di Serpeverde.
    Erano… fatti? Sollevò un sopracciglio ed eliminò la distanza tra bocca e borraccia, sorseggiando senza mai perdere di vista i due compari percorrere la strada diretta al punto di ritrovo – anche se avrebbe potuto giurare di averli visti imboccare diversi vicoli ciechi e tornare sulla via principale più volte, prima di trovare il giusto percorso. Non conosceva particolarmente bene né Sinclair né Dumont (sebbene quest’ultimo fosse cerchiato molteplici volte nelle bacheche di shipping della Chipmunks & Co., ed una marcata linea rossa lo collegasse indissolubilmente ad Iden – il corvonero ancora non voleva confessare all’amico cosa ci fosse tra loro due, ma andiamo: era lampante.), e per quanto lo riguardava potevano benissimo essere così al naturale ed il loro essere un tipico argomento di discussione che veniva affrontato settimanalmente alla tavolata verde argento, ma… erano davvero strani.
    Ora. A Scott, oggettivamente parlando, non poteva fregare di meno dell’alterato stato mentale dei suoi compagni, né di quali strane droghe avessero abusato lontano dagli occhi indiscreti delle De Thirteenth: aveva dormito poco a causa dei compiti del tirocinio, doveva fare la sua parte per organizzare il rientro dell’Esercito dopo la pausa estiva ed era stato abbandonato da Erin già all’arrivo del pullman – per quanto abbandonato non è il termine esatto che avrebbe utilizzato il tassorosso; faceva il tifo per sua sorella e per il suo coraggioso tentativo di conoscere gente nuova ed entrare in nuovi circoli, ma se già di per sé il Chipmunks non era un animale sociale, quel giorno ancora di meno, e già era stato tanto se aveva avuto la forza di sorbirsi i vaneggiamenti di Rudy (il figlio di Nate!!!) (ancora non poteva crederci che il loro Nate potesse aver avuto dei figli) (assurdo) riguardo una possibile cotta della Aguilera nei suoi confronti (ahah) e sulle teorie del complotto russe. Charles e Perses avrebbero dovuto essere l’ultima delle sue preoccupazioni – ancora di più se si considerava la scarsa conoscenza che aveva dei due.
    Tuttavia, vederli così (fatti) felici, con i loro animali già catturati e rinchiusi nei Trasportini Magici, non poté che stranirlo – nonché preoccuparlo; doveva avvertire Iden ed incoraggiarlo a farli allontanare prima che la droga potesse compromettere la ship: l’avevano visto tutti quanti come erano vicini ed intimi sul bus, ed era suo compito aiutare l’amico nonostante quest’ultimo non capisse nulla.
    I due non erano i primi che vedeva passare trionfanti, mentre i suoi tentativi continuavano ad essere fallaci buchi nell’acqua. Il lato positivo della situazione era che, girandosi quasi tutti i luoghi possibili di quel parco, aveva almeno smaltito tutti i dolcetti ai quali non aveva saputo resistere una volta giunti al De Zero.
    Gettò un distratto sguardo all’orologio, prima di chiudere il libro di Cura delle Creature Magiche ed alzarsi alla disperata ricerca casuale del Whug: aveva soltanto venti minuti rimanenti, ed aveva oramai setacciato gran parte di quelli che, nel mondo magico, erano posti affollati e pieni di persone più che d’animali. Il fatto che preferisse la compagnia di esseri umani piuttosto che di creature, e che amasse posti dove poter emettere i propri versi senza il timore di essere aggredito da predatori, l’aveva portato dapprincipio ad escludere il Carrow’s e tutti quei posti isolati o all’aria aperta. I locali chiusi, discoteche e pub soprattutto, si era convinto fossero le tappe fondamentali del suo pellegrinaggio.
    Fino ad allora aveva miseramente fallito, naturalmente: nemmeno il Lilum, dove (per esperienza personale sapeva che) nemmeno le urla più disperate potevano essere udite da chicchessia, si era rivelato essere fruttuoso. Avrebbe dovuto immaginarlo - non sarebbe stato al centro dell’attenzione.
    Sospirando, marciò nuovamente verso l’area ispirata a Hogsmeade, dove già in precedenza aveva visitato la Testa di Porco e Madama Piediburro. Doveva necessariamente essere in uno di quei posti.
    Non… non sapeva dove altro cercare. «ti prego» biascicò, al limite dell’esasperazione, tirando fuori dallo zaino il proprio sacchetto di Bombi Universali ed iniziando a scuoterlo: si disse che così, almeno, qualche animale sarebbe saltato fuori prima o poi.
    Probabilmente era troppo fiducioso a credere di catturare il Whug in quel modo, ma tentare non avrebbe di certo nuociuto a nessuno - si disse.
    Stupidamente, non aveva considerato che così facendo bestie pericolose avrebbero potuto aggredirlo – e quale creatura più perfida di un Vehoat, capace di percepire la sua paura e muoversi di conseguenza, poteva capitargli alle calcagna? Alcuna, appunto. Corse a perdifiato per High Street, continuando a guardarsi alle spalle per assicurarsi di aver distanziato la capra demoniaca e senza mai riuscirci davvero: più correva veloce e più lei accelerava, rischiando di addentargli ogni volta la mano con cui teneva i Bombi con i suoi saltelli felici e satanici. Alla prima porta aperta che vide, senza curarsi di che luogo fosse, si fiondò oltre l’uscio e si chiuse rapidamente dentro il locale, le spalle contro il legno di cedro curato per impedire alla capra di sfondare l’entrata.
    Serrò le palpebre, si accasciò al suolo per riprendere fiato; solo quando fu abbastanza sicuro di essere (vivo) al sicuro, si diede l’opportunità di guardarsi intorno, riconoscendo il posto come i Tre Manici di Scopa. Beh, dai, alla fine ci voleva andare. Aveva risparmiato tempo – e perso vent’anni di vita, ma questi sono dettagli: ne aveva già vissuti trenta in più in un’altra linea temporale, quindi gliene restavano ancora dieci da sprecare in corse mistiche.
    Si alzò lentamente, riprendendo a scuotere i biscottini. «su, dai, uscite» chi. A quel punto, chiunque. Poteva portare un animale a caso dicendo di essere mezzo daltonico e di non averlo riconosciuto bene, no? no.
    Sospirò, fece mente locale. Volse la propria attenzione alle proprie spalle, per assicurarsi di essere da solo e che nessuno fosse entrato nel mentre.
    Emettono suoni per dare enfasi alle circostanze.
    Fortunatamente, Scott Chipmunks aveva una larga conoscenza di vines. Quali migliori contesti, quelli, per creare situazioni a cui fare i versi? cosa «there is only one thing worst than a rapist» qualcosa si stava muovendo nel locale; sorrise appena, prima di respirare sommessamente – come il copione voleva facesse. «a child»
    Un verso, molto simile al nO di fama mondiale, echeggiò nei Tre Manici: del Whug, però, ancora nessuna traccia. Ma c’era vicino, vicinissimo. Doveva soltanto… «oh my god» stuzzicarlo. «they were roomates»
    «they were roomaaaates» il Whug gli si agganciò alla vita, felice ed entusiasta. Non fu difficile, una volta svuotato il contenuto del sacchetto di Bombi nel trasportino, convincerlo ad entrarci.

    «idee e e e eee en» appena vide l’amico, il Chipmunks non perse un attimo di tempo per agganciarlo ancor prima che potesse fare qualsiasi altra cosa: aveva bisogno di un porto sicuro, ed Erin non era ancora arrivata. Per giunta, doveva parlare col Kaufman. «senti, ma…» con un cenno del capo gli indicò i due serpeverde in ritardo, sperando di suscitare una qualche sua reazione. «non ti da fastidio che siano così vicini così, for science. Prima che potesse dargli una risposta, o anche solo accorgersi della sua presenza, Scott si dileguò nel vuoto – aka: tornò a cercare la sorella, sperando con tutto il proprio cuore, quando le De Thirteenth ripresero la parola, di essere messo in gruppo con lei. Aveva già socializzato troppo, per i suoi gusti.
    E invece, gli era toccata la sorella di Connor Walsh.
    Che… peculiare coincidenza. Le si avvicinò a testa bassa, sperando che non lo riconoscesse affatto. Maple gli piaceva, senza ombra di dubbio, ma aveva sempre il terrore che potesse chiedergli qualcosa - ed in base a che cosa, sinceramente, non lo sapeva. Magari poteva leggergli nella mente; forse il fratello le aveva detto che qualche volta lo (stalkerava al lavoro) aveva visto al Ministero (???); magari «ehm scusa, mi sono distratta» «NON HO DETTO NULLA» cosa. «cioè, mh, tranquilla ahah ah ah.» ??? «dobbiamo… strofinarli?» inutile dire che fosse distratto anche lui – lo era il 90% del tempo, non faceva nemmeno più notizia. La tassa, dal canto suo, eseguì e basta: immaginò che sì, dovevano strofinarli.
    «et voila! vediamo cosa esce!» annuì un paio di volte, prendendo in mano il tamagotchi e facendolo passare tra le barre della gabbia. «inizio già ad averne paura» ammise, estraendo poi l’uovo ed attendendo al fianco della compagna.




    trainee wizlawyer
    2043's messenger
    vii year's hufflepuff


    tumblr_m7w2o3N94I1r6o8v2
    made in china — I'm here at the beginning of the end


    psw: quasi

    whug (scott) + furnic (maple)

    + NOME: Fug.

    + CLASSIFICAZIONE: XX / innocuo.

    + CARATTERISTICHE FISICHE: il Fug si presenta come un piccolissimo koala, la cui altezza può variare dai 35 ai 50 centimetri per il genere femminile e dai 40 ai 55 centimetri per il genere maschile. Sebbene muso, zampe e busto di quest’ibrido richiamino alla perfezione la conformazione fisica del Whug, alcuni elementi del Furnic si fanno evidenti già ad una prima osservazione: le tre code, lunghe dai 20 ai 40 centimetri, e le grandi orecchie a punta, sono appunto caratteristiche del parente magico dei fennec. In uno stato di quiete, e quindi non soggetto agli sbalzi umorali del proprio padrone, il manto comune del Fug si presenta di un morbido grigio perla, con l’unica eccezione di una macchia più chiara, tendente al bianco, circolare sull’addome – manto comune, perché è possibile che alcuni esemplari alla nascita risultino di un colore più scuro dei propri simili. Data la sua attitudine a mangiare qualsiasi cosa, ed in qualsiasi momento, il Fug tende ad ingrassare già nei primi mesi di vita: di certo, la vita sedentaria che lo caratterizza non aiuta, e nonostante le minuscole dimensioni potrebbe addirittura a pesare tra i sette ed i dieci chilogrammi.
    Visto da lontano, potrebbe tranquillamente sembrare una palla con due enormi orecchie a punta e tre lunghe code.

    + CARATTERISTICHE MAGICHE: il colore del pelo cambia a seconda dello stato d’animo del proprio padrone e cantano canzoncine per enfatizzare le situazioni circostanti (ad esempio, la sigla dello squalo quando qualcosa di sgradito sta per accadere, o la musichetta dei Pokémon quando incontrano un altro della loro stessa specie). Per di più, se il legame con il proprio padrone è molto solido, oltre a cambiare il proprio colore in base all’umore di questo, il Fug entrerà in un tale rapporto simbiotico ed empatico con l’umano da essere in grado di sincronizzare le caratteristiche magiche ereditate dai genitori: i suoni da lui emessi, a questo punto, oltre a creare l’atmosfera delle situazioni esterne, rispecchieranno anche l’umore del mago che lo ha in cura. Per esempio: se il proprio padrone è particolarmente triste, il Fug non potrà fare a meno di armonizzare la melodia della morte di Pac-Man da sopra la sua spalla per tutto il tempo; vedendolo felice, sarà invece per questo animale un onore far vibrare nell’aria il jingle di vittoria di Super Mario.

    + CIBO: il Fug può, letteralmente, mangiare qualsiasi cosa – se non è commestibile, a lui non interessa particolarmente: magari non lo trova particolarmente prelibato, ma riuscirà a farsene una ragione ingurgitando qualcos’altro di suo gusto. Ciò significa, ovviamente, che se gli date una bustina di patatine, a chips finite è capace di mangiarsi tutto il sacchetto piuttosto che lasciare le briciole appiccicate alla carta d’alluminio (così da non farvi nemmeno chiedere dove accidenti va buttata quella busta, o di che cosa sia effettivamente fatta: due piccioni non con una fava). Il sistema digestivo del Fug è particolarmente evoluto, e questo lo rende insofferente alla maggior parte delle intossicazioni che potrebbero colpire un qualsiasi altro divoratore di spazzatura e plastica; tuttavia, non smaltisce tutto e tende ad accumulare grasso su pancia e fianchi. Tra tutto ciò che riesce a mangiare, comunque, il suo cibo preferito sono delle (puzzolenti ed immangiabili) crocchette all’eucalipto, prodotte appositamente per questa specie.
    Sulle bevande è più schizzinoso: beve solo tè freddo – ed esclusivamente al limone: se vede qualcuno bere del tè alla pesca, riesce a simulare perfettamente colori e suoni di una sirena della polizia.

    + CURIOSITÀ:
    - passano la giornata a casa a giocare ai videogame (preferibilmente in compagnia del padrone). Il loro preferito è Mario Kart, mentre risultano piuttosto negato per i giochi sparatutto come COD o Halo;
    - non girano mai senza calzini quando è in casa (devono tenere calde le zampe!!);
    - adorano i cappelli da rapper, portati rigorosamente con la visiera all’indietro.
    - l’unico alimento che non digerisce sono i carciofi: se anche solo dovesse mangiarne uno, il suo sistema andrebbe in tilt – il pelo inizierebbe a cambiare colore ad intermittenza ed indipendentemente dall’umore, prenderebbe a correre per tutta casa indossando tutti i calzini che trova, e l’unico suono in grado di emettere sarebbe una prolungata lamentela, sconosciuta al popolo inglese (più comune, invece, tra i popoli del Mar Adriatico).

    + RAPPORTO CON GLI UMANI: il Fug è giocherellone e simpatico, ed è praticamente impossibile che non instauri da subito un buon rapporto con qualsiasi essere umano – indipendentemente dal fatto che questo sia o meno il suo padrone; indubbio, d’altro canto, è che con colui che lo tiene in casa riesca a creare nel giro di pochi giorni un legame quasi simbiotico. Tutt’altro che timido, questa creatura è la vera e propria anima di ogni festa (anche e soprattutto quando non c’è alcun party da festeggiare), in grado con i suoi magici poteri di fare compagnia ed intrattenere chiunque ed a qualunque fine.

    + COMPORTAMENTO: sono creature estremamente empatiche, ovvero sono capaci di percepire lo stato d’animo del proprio padrone (anche se a distanza) e mutare di conseguenza. Seppur amanti della compagnia, preferiscono passare la maggior parte del loro tempo chiusi in casa. Se dovesse vivere allo stato brado (cosa impossibile, considerata la dipendenza che ha nei confronti degli umani), è indubbio che vivrebbe in branchi, incapace com’è di stare da solo.


    Edited by egl.af - 30/9/2018, 21:18
     
    .
  4. professional liar™
        +6    
     
    .

    User deleted


    Era strano vagare per quelle strade senza il solito mormorio dei passanti, il rumore dei passi sulla strada acciottolata lungo la quale si sentiva ormai solo il tonfo lieve delle scarpe di Rudy. Continuava a guardarsi attorno, rileggendo occasionalmente le righe sul suo bigliettino. Non sapeva molto sugli Spiriti Blu, non era il tipo di creatura al quale si sarebbe interessato più di tanto, avrebbe preferito di gran lunga qualcosa di più enigmatico e misterioso, magari un animale mimetico o un essere XXXX difficile da catturare. E invece si trovava sulle tracce della versione Puffi di Tittie (ma lo sapevate che è un maschietto? shook), perchè in Accademia è canon che facevano le serate cinema coi Looney Tunes e, se proprio gli andava bene, addirittura Space Jam durante le festività.
    Non era del tutto sprovveduto sul dove andare a cercare il suo compito, forse perchè aveva potuto sperimentare sulla pelle la presenza indicibile di coppiette sbaciucchiose in quel parco, forse perchè aveva appena raggiunto l'entrata e non aveva molta voglia di proseguire, si augurò che l'Avis fosse il posto giusto in cui cercare la pallina piumata. Non era quel genere di adolescente che si lamentava della sua vita sentimentale, nè un disperato ragazzetto in cerca di un partner di cui vantarsi, quindi attirare lo Spirito Blu sfruttando l'istinto di quest'ultimo nel dover trovare la dolce metà di qualcuno era fuori discussione. Ancor prima di addentrarsi tra le tortuose stradine dell'Avis aveva afferrato il Trasportino, grande quanto una gabbia per gufi, che ora penzolava dalla sua mano, sbattendo contro la gamba destra ad ogni passo. Gli era stato riferito che i suoi genitori si erano incontrati più volte in quel parco, di come anche Nathan avesse vissuto da latitante per troppo tempo e di come sua madre Freya non avesse rinunciato alla loro relazione. Avrebbe voluto conoscerli, per davvero, come un figlio dovrebbe conoscere i suoi genitori, non come un messaggero del futuro che deve assicurarsi che non muoiano lasciando lui e la sorellina da soli nel caos di un lontano universo. Immaginava di non essere l'unico a non capire perchè fosse capitato a lui, sebbene ormai fosse una di quelle domande alle quali non cercava più veramente una risposta, si era rassegnato a quel destino che sperava lo avrebbe ricompensato, magari un giorno anche lui avrebbe potuto vivere una vita tranquilla.
    Aveva raggiunto il centro del parco, dove i rami creavano una continua tettoia che regalava una romantica penombra all'ambiente, con tanto di dolci fiori a mostrare i loro colori nonostante mancasse ancora molto alla primavera e i primi venti invernali avessero già iniziato a costringere gli studenti ad indossare qualcosa di più pesante per quella scarpinata. Non v'era traccia però dei tanto agognati Spiriti Blu «eppure questo sembra il posto perfetto secondo il libro» mormorò affranto mentre posizionava la gabbia su una panchina assieme ai biscotti che aveva comprato al Serraglio Stregato. La piazzetta in cui si era rifugiato era spoglia di fiori, i rami contorti non presentavano foglie o petali variopinti: decise di azzardarsi a pianificare qualcosa.
    Ripose i Bombi all'interno del Trasportino, pronunciando un Erbivicus che avrebbe mimetizzato la gabbia circondandola di fiori ricchi di nettare, pronti ad attirare l'animaletto che sarebeb rimasto chiuso nella gabbia grazie ai pronti riflessi del Corvo che avrebbe poi scagliato un Colloportus.

    [...]



    L'uccellino aveva finalmente smesso di dibattersi tra le foglie ancora attorcigliate attorno alle sbarre del trasportino, forse stancato dalla futile lotta o più probabilmente grazie alla sostanza tranquillizzante dei biscottini, prontamente spazzolati via dallo Spirito Blu che sembrava stesse morendo di fame. Cosa avesse da lamentarsi Rudy non lo sapeva, lo aveva probabilmente slavato da un'altra settimana di digiuno.
    «bene, adesso vi divido in gruppi: inizia il lavoro di squadra. Fray, prendi le cose» «le cose?» «le cose»
    Avrebbe probabilmente odiato dover lavorare in coppia usando il Tamagotchi se non fosse stato che, per sua fortuna, Halley e il suo pappagallo erano capitati nella sua squadra. «Solo a me tutto ciò fa pensare molto a quando giocavamo ai Pokemon in Accademia? » chiese mentre si sistemavano pronti ad assistere a tutta la vita di un possibile animale che chissà quando o se sarebbe potuto nascere.
    «dici che quando nasceremo anche noi in questo universo ci vedremo crescere come nel Tnagotchi?» non era lecito fare domande del genere, sapeva quanto facessero male, ma Halley lo conosceva bene e doveva aver imparato quanto fosse scomodo e difficile da apprezzare Rudy, che di star bene a qualcuno non gliene era mai importato, ma era sollevato dal poter scorgere un sorriso indirizzato a lui, di tanto in tanto. Sfregarono l'uovo, che sembrava essere uscito da un video di Britney Spears o dall'armadio di una Drag Queen, sui due pennuti e attesero con ansia che la nuova puntata di Ulisse iniziasse sulla superficie ovale del Tmagotchi.
    Rudolph Rudy Slavinsky
    Don't say my name out loud, you could get in some serious troubles
    Freythan's legacy
    keeper - 17 y.o.
    ravencalw - VI year

    password: quanto

    Spirito Blu (Rudy) + Pappagallo Pirata (Halley) =

    + NOME: Eros Piumato
    + CLASSIFICAZIONE: XXX (un mago capace dovrebbe cavarsela)
    + CARATTERISTICHE FISICHE: somigliano in tutto e per tutto ad un pappagallo, tranne per le dimensioni leggermente ridotte. Li contraddistingue il brillante azzurro del becco, zampe e piumaggio.
    + CARATTERISTICHE MAGICHE: il suo istinto lo guida contemporaneamente verso affari d'amore e di denaro, noncurante di dove esso si trovi (sotto terra, in mezzo al nulla o nelle profondità di un lago) vi condurrà fin dove potrà o fin dove riterrà giusto portarvi a seconda della ricompensa data. Infatti, oltre all'ottimo radar per papabili otp, non si lascia sfuggire l'occasione di captare la presenza di oro e oggetti preziosi. Se volete consigli di genere sentimentale, se volete sfruttare un cupido magico in piume e ossa e lasciare che sia lui a trovare la vostra anima gemella, vi converrà scucire un po' di grana (si usa ancora dirlo?) e non fate i tirchi, gli Eros Piumati possono sapere esattamente quanti centesimi avete in tasca.
    + CIBO: principalmente fiori di zucca (anche fritti, why not)
    + CURIOSITÀ: - può capitare che l'ibrido termini la sua ricerca all'interno di un cimitero, dopo essere giunto alla conclusione che l'unica persona le cui caratteristiche completerebbero il cliente da cui è stato pagato, è ormai defunta. In attesa di poter combinare matrimoni tra il regno dei vivi e quello dei morti come in La Sposa Cadavere, il malcapitato è destinato a convivere con questa consapevolezza, e quella di aver speso inutilmente decine di galeoni;
    - nonostante abbiano la capacità di trovare con precisione la persona giusta, questi ibridi sono considerati animali poco affidabili: non è raro, infatti, che prendano in antipatia il single sfortunato e lo conducano da un estraneo dal carattere diametralmente opposto;
    - non c'è nulla che attragga gli Eros Piumati più delle canzoni di Adele. Basta la prima nota, un semplice "Hello" ad anticipare un testo struggente, per attirare decine di ibridi come api sul miele o piccioni attorno a una qualsiasi briciola di cibo. In alternativa, anche le vaschette di gelato vuote, consumate sul divano davanti a un film strappalacrime, sono considerate un segnale sufficiente per veder comparire un Eros Piumato alla finestra.
    + RAPPORTO CON GLI UMANI: non amano particolarmente gli essere umani, ma collaborano con loro, sfruttando il disperato bisogno di cercare la dolce metà per trarne un vantaggio economico; svolazzano tra le anime in pena, circondano i cuori infranti e si rivelano particolarmente molesti quando capiscono di poter approfittare di una situazione difficile.
    + COMPORTAMENTO: man mano che l'Eros Piumato si avvicina all'anima gemella in questione, la presenza dell'ibrido si fa (ancor) meno discreta: il piumaggio assume toni più brillanti e la frequenza con cui emette il suo inconfondibile verso aumenta fino a risultare un suono fastidiosamente prolungato, pari all'intensificarsi del rumore prodotto da un metal detector in presenza di un oggetto metallico.
     
    .
  5.     +9    
     
    .
    Avatar

    we'll be together again

    Group
    Neutral
    Posts
    429
    Spolliciometro
    +746

    Status
    Offline
    erin timberlake aguilera // We love, we learn We find We live, we die
    «prof,» Erin si schiarì la voce dondolando nervosa sui talloni, il corrucciato sguardo verde puntato sulla boccia semi-vuota. Era stata l’ultima a prendere il bigliettino, ed oltre a quello che ora teneva fra le mani, ne era rimasto solo un altro. «e questo?» Wendy aveva lanciato un’occhiata alle proprie spalle verso Friday, e la rossa si era limitata a stringersi vaga nelle spalle: «rimarrà solo e senza amore»
    E questa è la breve, brevissima storia di come Erin Therese Chipmunks, non sapendo cogliere il sarcasmo, si ritrovò al De Zero alla ricerca di non una, ma ben due creature magiche: entusiasmante. Il fatto che le docenti le avessero detto con largo anticipo che non avrebbe avuto punti supplementari né dolcetti aggiuntivi, non aveva fermato Erin la Paladina dal prendere anche il secondo biglietto; girava per le strade di Diagon Alley ed Hogsmeade con la concentrazione di un detersivo per i piatti, lo sguardo a vagare dai nomi degli animaletti al circondario. Il Sifaku era il freaks delle creature magiche (piccolo, aggressivo, e volgare) scontato che, per associazione, il primo posto dove lo cercò fu il wicked park (freaks show, no?) – ma nope. Avrebbe potuto accollarsi a qualche compagno, iniziare il vero gioco di squadra millantato prima di salire sul pullmino a Scott, ma sara sta troppo male per pensarci non poteva distrarsi: si trattava di una questione di vita o di morte, come poteva essere certa che gli animali non trovati non sarebbero stati macellati presi in giro dalle altre creature? Non avrebbe permesso un tale bullismo, not in front of her salad. Escluse Dark Street e Inferius, trovandoli deserti ed inquietanti; fu molto triste nel constatare che l’animale non si trovasse allo spaco bot, considerando che sembrava proprio il suo ambiente natale, ma non fu delusa quando la sua ricerca la portò infine alle porte della Testa di Porco. Non appena ebbe messo piede nel locale, l’eco del suo passo fu seguito da uno squillante STRONZA! che lasciò poco spazio a qualunque dubbio.
    «ciao anche a te?»
    TROIA
    Eauuu. «ma io sono tua amica»
    ED IO SONO GIAPPONESE, NON COME I FINTI KINESI CHE – VAFFANCULO!
    «ti vi bi» non riuscendo a capire dove fosse l’animale, probabilmente nascosto in qualche buio anfratto del locale, Erin prese un Bombo e lo lanciò come una biglia al centro della stanza. Rimase perfettamente immobile, smettendo perfino di respirare. TI VEDO ANCORA, MERDA.
    Come non detto. Lasciò cadere qualche altro bombo, ed uscì dal locale. Sapeva che quei biscottini avrebbero rincoglionito la creatura per un po’, dopo essere stati ingeriti – quindi perché fare bullismo psicologico, quando poteva semplicemente aspettare? Udì un TUA MADRE CIUCCIA CAZZI ALL’INFERNO, prima del morbido tonfo del corpicino del Sifaku sul (lurido) pavimento della Testa di Porco. Entrò di soppiatto e raccolse delicatamente il lemure magico all’interno del trasportino, facendo ben attenzione a non svegliarlo – ci teneva alle sue dita, ed i Sifaku non erano proprio famosi per essere gli animali + simpa del circondario. Bene, benissimo, andiamo avanti. Dove poteva trovare un Nycticedamus? Sicuramente dove c’era del cibo, considerando che era un ciarlone ma solo a stomaco pieno – ma dove? Alla testa di porco, come aveva potuto notare, non c’era; provò i tre manici, ma anche lì non trovò nulla di interessante. Osservò affascinata l’insegna di Madama Piediburro, uno dei luoghi che, come prevedibile considerando ch’ella era un clichè vivente, amava e venerava con affetto e ammirazione. Non vedeva particolari motivi per i quali l’animale dovesse trovarsi lì, ma perché no? C’era cibo, e c’era sicuramente gente disposta a farsi spacciare frasi da baci perugina con cui lusingare la propria ragazza o il proprio ragazzo (o, da prendere sempre in considerazione, il ragazzo o la ragazza di qualcun altro). Non vi mentirò dicendovi che la prima cosa che fece, da studentessa badger, fu cercare l’animale: Erin si fiondò sui biscotti, sulle tartine al cioccolato. Sapendo che il De Zero non fosse davvero reale, non aveva creduto ci fosse del cibo; solo il signore poteva sapere l’entusiasmo della Chipmunks quando, a bocca aperta sotto il coso-che-spruzzava-panna, si rese conto che fosse pieno. Quale gioia, e quale gaudio.
    Beh comunque. «animaletto?» schioccò la lingua sul palato, emettendo gli stessi suoni con i quali chiamava Luna (il suo gatto); ci vollero diversi minuti, ed una sofisticata versione di Soffice Kitty, prima di riuscire ad attirare il timido, ma affettuoso, Nycticedamus.
    Uau x 3.
    Non ebbe bisogno neanche dei Bombi per avere la sua fiducia e la sua amicizia; fu con la creatura magica, che battezzò Nietsche, aggrappata al petto come uno zaino che la Aguilera tornò trionfante al Punto d’incontro. Che bello, lavoro di squadra! Finalmente! Non vedeva l’or-
    «mi spiace, siete dispari. Ma sarà comunque super divertente!»
    Meh, e non Tryhard. Erin sospirò cercando di non mostrarsi offesa, ma fu sentendosi ferita nell’orgoglio che strofinò il Tamagotchi sul pelo di Nietszche e del, ora molto sveglio ed inkattivito, Sifaku. «eh vbb, è andata così» ciauz.

    hufflepuff - vii year - 17 y.o.
    erin timberlake
    aguilera
    Ask the sky, ask the moon
    How they reflect
    Someone else's own mood
    I can feel it in my bones So much left unknown We continue to grow old


    Sifaku + Nycticedamus

    + NOME: Fakudamus
    + CLASSIFICAZIONE: XX (Innocuo)
    + CARATTERISTICHE FISICHE: Di piccole dimensioni, non supera mai i venti centimetri di altezza; la caratteristica principale di questa creatura è la testa, più grande rispetto al resto del corpo, ed occupata quasi interamente da due languidi occhi color miele. Ha una lunga coda prensile con la quale si appende, spesso e volentieri, ai lampadari – non è un animale che vive bene in natura, preferendo l’ambiente comodo ed agiato di un appartamento. Possiede un morbido e corto pelo grigio, ma è possibile trovarlo anche in varianti brune o bianche quanto civette delle nevi. Le orecchie sono tonde, rigide, e danno maggiormente enfasi alla deformità del testino della creatura.
    + CARATTERISTICHE MAGICHE: Il Fakudamus è una creatura indubbiamente…particolare, ed ha preso (le parti peggiori) da entrambi i genitori. È in grado di parlare, ma non lo fa mai di sua spontanea volontà; parla solamente quando gli viene offerto del cibo, e le sue sentenze variano a seconda del tipo di alimento (dolce, o salato). Anziché aforismi e sentenze, il Fakudamus vi delizierà con barzellette sconce o insulti gratuiti (e sempre molto creativi); malgrado l’apparenza tenera e quasi eterea, è volgare e non conosce limiti quale il rispetto altrui.
    + CIBO: Mangiano letteralmente di tutto, ma a seconda del cibo che gli viene offerto, cambia la natura delle loro sentenze: i dolci (biscotti, meringhe, e canditi fra i loro preferiti) danno libero sfogo agli insulti, mentre gli alimenti salati aprono la strada alle barzellette sconce. Con verdure e frutta, si sentiranno liberi di essere fantasiosi - e, spesso e volentieri, narrano di predire il futuro elencandovi tutti i modi in cui potreste morire l’indomani.
    + CURIOSITÀ : si trova spesso nelle peggiori bettole del mondo magico, ma non è raro che i Fakudamus si possano spingere nel mondo babbano con il mero scopo di scatenare una rissa: si divertono con poco.
    + RAPPORTO CON GLI UMANI: Non sembra, affatto, ma sono animali molto leali ed affettuosi, anche se non particolarmente amichevoli. Non amano il contatto fisico con gli sconosciuti, ma con il proprio padrone (al cui fianco rimarranno per tutta la durata della loro vita) sanno essere quasi troppo appiccicosi; amano il caos, ma non vogliono che il loro padrone ci finisca di mezzo – se si trovano in situazioni in cui il padrone si trova nei guai, fanno in modo di spostare l’attenzione generale su qualcun altro.
    + COMPORTAMENTO: Hanno la particolarità di essere ereditari; alla morte del loro padrone, giurano fedeltà al parente più prossimo. Amano rimanere appesi a testa in giù, motivo per il quale bisogna sempre guardare il soffitto di un locale se si vuole essere coscienti della loro presenza – sono animali molto silenti, quando nessuno offre loro da mangiare.
     
    .
  6.     +7    
     
    .
    Avatar

    queen of the ashes

    Group
    Inferius
    Posts
    638
    Spolliciometro
    +64

    Status
    Offline
    Jazzmine Dubois ( ) - 16 - Troublemaker - gryffindor - misfit
    Bene: ora, cari lettori dovete sapere che Jazz non era proprio una fanatica delle lezioni. O della scuola in generale. O di qualunque cosa riguardasse l'apprendimento se per questo. Non le piaceva sforzare le già assai deboli rotelle all'interno della sua testolina, dopotutto c'era pur sempre il rischio che saltasse tutto l'ingranaggio e insomma, com'era il detto? Meglio prevenire che esplodere, o qualcosa del genere. Dunque, è per questo piuttosto facile capire per quale motivo non fosse particolarmente di buonumore quel giorno, no? Eppure, contro ogni previsione, quella mattina si era svegliata presto per davvero, anche se grazie a quale forza sovrannaturale rimane ancora un mistero. Si era consolata ripetendosi che quella lezione non sarebbe stata poi così complicata: un po' di scherma, pfft, che ci voleva? Sarebbe stato un gioco da ragazzi. Ora, aveva volutamente deciso di ignorare la parte detta di "strategia" per ovvi motivi, ma neanche questa volta la fortuna era stata dalla sua parte, perché da quanto aveva capito fino a quel momento, almeno nella prima parte della lezione del "picchia duro finché non crolli" che si era aspettata non sembrava esserci neanche l'ombra. Anzi, cos'era quella sottospecie di caccia al tesoro? Ughhhh, non erano mica bambini di otto anni! Ora, non poteva certo garantire per l'età mentale di tutti i presenti, ma quantomeno per la sua sì. E va bene, almeno se la sarebbe sbrigata relativamente in fretta, no? FALSO. Com'era possibile che un'inutile ed innocua creaturina fosse così difficile da scovare?! Davvero non capiva. Da quanto le era sembrato di capire al leeka-leeka le persone piacevano, così come i luoghi affollati, perciò,quantomeno a rigor di logica, l'esserino si sarebbe dovuto trovare in un qualche posto pieno di gente. Semplice. Eccetto per il fatto che non si trovava nella via principale, così come non si trovava nel luna park e non si trovava tantomeno nel parco. Ora, ditemi, dove poteva essersi nascosto? Non le erano rimaste poi molte altre opzioni. A meno che...certo, a quelle piccole ed ignobili creature le persone piacevano, ma fino a che punto? Non voleva scoprirlo per davvero, ma era a corto di idee, quindi tanto valeva fare un tentativo. Ora, Jazz non era solita bazzicare i pub a luci rosse e, francamente, quella poteva anche non essere la vera Diagon Alley, ma restava il dubbio: sarebbe potuta entrare? Insomma, lei maggiorenne non lo era mica.

    Infiltrarsi non era stato facile, ma alla fine c'era riuscita. E come aveva fatto, vi chiederete? Che dire, quella era una storia che non avrebbe mai e poi mai rivelato da sobria. I'm sorry dear costumer, please try again after una bottiglia di Whiskey. Ovviamente, come se qualche entità di forza maggiore avesse deciso di prendersi gioco di lei, l'aveva trovata lì, la sua piccola bestiolina speciale. Quindi, dopo aver acciuffato la famelica fiera -nah, in realtà era stato piuttosto semplice- si era diretta al luogo d'incontro con passo deciso, saltellando leggermente. Era forse fiera del suo operato? Sissignore. Aveva comunque sprecato un mucchio di tempo eh, non se n'era certo dimenticata, ma alla fine aveva raggiunto il suo obbiettivo, quindi: bene! Erano tutti vincitori! Cioè, circa.
    Una volta raggiunto suddetto luogo d'incontro a Jazz toccò scoprire con suo sommo orrore che la lezione non era mica finita lì, nooo, ora dovevano pure mettersi a creare una qualche sottospecie di nuovo mostricciattolo a partire dai due che erano stati precedentemente ritrovati da lei e...Chouko? Si chiamava così la ragazza, giusto? Ed era veramente una fortuna che apparentemente la giovane sconosciuta sapesse come fare, perché la Dubois doveva essersi persa nel mondo dei sogni e dei dolcetti glitterati quando la professoressa aveva fornito la spiegazione. E comunque: alla fin fine un formichiere corazzato pur sempre forte, no?
    the heart is deceitful above all things,

    psw: molto II
     
    .
  7.     +8    
     
    .
    Avatar

    mama raised
    a hellrazor

    Group
    Special Wizard
    Posts
    147
    Spolliciometro
    +142

    Status
    Offline
    Ovviamente era sprofondata nel sedile il momento stesso in cui aveva visto la DeThirteenth dirigersi con il passo di una delicata gazzella dall’istinto omicida tra le fila di studenti seduti. Ovviamente aveva portato i piedi a terra con lo sguardo basso per non dover incontrare accidentalmente quello dell’insegnante, gambe accavallate per fingere un minimo di nonchalance nonostante il cuore le stesse battendo a mille. E ovviamente aveva tirato un sospiro di sollievo – silenzioso, ovvio; mica si voleva far beccare all’ultimo dopo aver evitato il peggio – nel notare che la strigliata di turno spettava a qualcun altro. Poi era subentrato il senso di colpa perché no, Chouko non era davvero il genere di persona che godeva alla vista della sofferenza altrui, indipendentemente da chi si trovasse di fronte; e poi c’erano potenzialmente in gioco i punti della sua casata, vogliamo scherzare. Mordicchiò l’interno della guancia, l’ansia evidente soprattutto nelle dita della mancina che danzavano irrequiete sul poggiagomiti del sedile in attesa di un giudizio finale – meno venti punti a testa, addio coppa delle case, addio gialloneri dalla buona condotta. Ma il destino sembrò volerle sorridere (sì, a lei; non poteva dire esattamente la stessa cosa per i losers, privati del sacrosanto tortino) e, di nuovo, lasciò fuoriuscire un drammatico sospiro sollevato, con tanto di mano alla fronte per enfatizzare il sentimento. Rivolse un sorriso debole a Rose, evitando accuratamente di voltarsi a guardare il gruppo per non sembrare di troppo nonostante l’istinto le suggerisse di precipitarsi a chiedere se stessero tutti bene; si schiarì dunque la voce, chiaramente a disagio in quel clima pregno di frustrazione, e tornò a mordicchiare il suo lollipop in silenzio come la vera ragazzina di cinque anni quale era.


    «POKÉMOOOOOON» cosa? Cosa. Alzò le braccia al cielo, totalmente ignara di quanto fosse alto il tono della sua voce in quel momento e francamente poco incline a fregarsene minimamente; e dai, praticamente quella era la sua cultura. Era cosa risaputissima che il Giappone aveva inventato la caccia di animaletti dai nomi assurdi e dai colori più svariati; aveva giusto qualche dubbio sulle uova pro-sesso biraziale, ma insomma, mischiare le cose vagamente carine e divertenti con l’hentai pesante? Tipico del made in Japan. «woo» pugno destro in aria, «hoo» sinistro, e ancora «hoo» destro; tirò fuori la pergamena già stropicciata con le informazioni dell’esserino da trovare, fino a quel momento ben (leggi: mal) custodita nella tasca dei pantaloni, per poi sbatterla senza troppi complimenti in faccia a Self, sfortunato spettatore di quell’attimo di pura isteria. «capisci? Capisci che figata spaziale?» sperava giusto di avere abbastanza fortuna da poterne beccare una versione shiny. Perché esistevano anche in natura, no? Nel dubbio la Muzumaki rilasciò un urletto non del tutto umano, prima di saltare e precipitarsi (letteralmente) tra le braccia dell’amico. Avrebbe fatto la scimmia per più tempo del necessario prima di mollarlo in definitiva, un «non sforzarti troppo che poi ti si spettinano i capelli» accompagnato da finger guns come saluto prima di dirigersi verso la sua meta.
    Tale meta, inutile dirlo, non era stata scelta dopo lunghe riflessioni circa l’habitat e il comportamento degli aurobus, né tantomeno perché per qualche strano motivo le fosse sembrato un luogo plausibile per una ricerca sugli animali fantastici. A guidare Chouko verso la Stamberga Strillante fu, piuttosto, un misto di puro caso e curiosità: semplicemente, la giapponese s’era sempre chiesta se la casa fosse fatta della stessa materia di cui sono fatti i film horror come credeva mezza popolazione studentesca, e quale momento migliore per scoprirlo se non quello? Si addentrò quindi con un sorriso a trentadue denti e la speranza di trovare qualche spettro maledetto, magari un paio di cadaveri to spice things up a little, ma sfortunatamente non vi erano traumi ad attenderla al varco. Pekkato. «hello» ripose la pergamena in tasca, poi alzò le mani in aria mentre, quatta, continuava ad esplorare i corridoi polverosi dell’appartamento, «it’s me, i was wondering if after all this time you’d like to meet» ma si poteva far pena a un animale? Si poteva. Udì il passo leggerissimo dell’animale riecheggiare prima ancora di riuscire a vedere l’oro brillante della corazza; e in men che non si dica era lì, a qualche metro di distanza da lei, a fissarla in attesa di un qualche tipo di reazione. Non perse tempo, la Mizumaki, e cercò di ripassare a mente le informazioni che aveva letto e riletto fino ad impararle a memoria: sono in grado di svolgere la medesima funzione di un incanto fidelius. «uh.» La creatura si mosse quasi impercettibilmente, sguardo circospetto a studiare ogni mossa della Tassorosso. «sono incinta?» uno, due, tre secondi – e poi l’aurobus si voltò dall’altra parte nel chiaro intento di ritirarsi nell’ombra un’altra volta. «ok RUDE» e cedette, infine, ma non senza stringere le braccia al petto e sbuffare frustrata. «mi piace una ragazza e non so come dirglielo.» amen, l’aveva detto. Ciò sembrò attirare subito l’attenzione della creatura, che incentivata da un «il suo nome è-» si avvicinò, finalmente, a gran falcate. Un bene che Chouko la stesse attendendo a braccia aperte, già pronta ad afferrarla e scappare da quel posto per terminare il suo lavoro – e così «you gossipy bitch» fece.


    «quindi, praticamente» umettò le labbra, per poi pentirsene all’istante quando le si riempì la bocca di lucidalabbra e fragole chimiche. Cercò di nascondere la smorfia con un colpo di tosse, poi sistemò meglio l’aurobus stretto ancora al petto. «strofiniamo le zampe sul tamagotchi» chiaramente made in Japan. Chiaramente. «ed è finita?» allo sguardo perplesso della compagna decise, del tutto arbitrariamente, che così doveva essere. Non senza un po’ di difficoltà fece quindi aderire il proprio animale con l’uovo, poi (grattò la testolina adorabile) avvicinò il leeka leeka. Era quasi interessante come processo se s’ignorava il fatto che tutto ciò equivalesse a far accoppiare due animali per creare uno strano figlio a metà tra due razze. Sussurrò un «sesso libero, amici» prima di concentrare le proprie attenzioni sull’uovo – sapete, la privacé – e far accadere la magia.
    mizumaki cherry chouko
    sixteen y.o.
    hufflepuff
    japanese
    metamorpho
    lesbian
    neutral
    ch
    ou
    ko
    I flew over from the faraway future
    Past the spilling stars, Fly
    You know, even there It’s filled with fools
    So actually, what’s shining even brighter is now


    psw: le
    luogo: stamberga strillante
    leeka leeka (jazz/ludo) + aurobus (chouko/lia)

    + NOME: aureeka
    + CLASSIFICAZIONE: XXX (un mago capace dovrebbe cavarsela)
    + CARATTERISTICHE FISICHE: di aspetto è molto simile a un formichiere; può raggiungere un massimo di 20cm di lunghezza e pesare fino a 10kg. possiede una corazza dorata a cui sono attaccate due ali sottili che permettono all'animale di volare. data la sua natura diffidente l'aureeka è particolarmente abile con la mimetizzazione, grazie anche alle capacità magiche del guscio che, quando la creatura si chiude a riccio, assume una tinta burgundy e (apparenti) rientranze circolari che la fa somigliare a una più semplice pluffa.
    + CARATTERISTICHE MAGICHE: anche gli aureeka, come gli aurobos, sono capaci di mantenere i segreti. però, mentre questi ultimi si mostrano servizievoli già dal primo momento, gli aureeka necessitano di essere innanzitutto domati e poi ricompensati per il lavoro svolto. è importante che il mago interessato ad approcciarsi alla creatura sia fornito di solo cibo di qualità, o un solo orsetto gommoso potrebbe gravemente ritorcerglisi contro: gli occhi dell'animale si accendono di rosso nel momento stesso in cui capta le caramelle sottomarca, per poi rilasciare un suono assordante che può essere percepito fino a 3km di distanza - tale suono è in realtà una sorta di messaggio, e infatti all'interno di esso sono contenuti tutti i segreti più oscuri di chi ha provato inutilmente ad ingannare la creatura.
    + CIBO: si nutre principalmente di caramelle, formiche, termiti e olive.
    + CURIOSITÀ: generalmente preferisce rubare le caramelle ai bambini piuttosto che riceverle, e ama la musica classica.
    + RAPPORTO CON GLI UMANI: qualcosa è chiaramente andato storto nel processo di procreazione. gli aureeka sono tutto l'opposto degli aurobus e dei leeka leeka: misantropi e prettamente malvagi, questi simpatici animaletti non hanno paura degli umani, né tantomeno provano affezione nei loro confronti. perché dovrebbero, dopotutto? si sentono superiori ai banalissimi sapiens, che messi a confronto con la loro maestosità sembrano moscerini. si lasciano approcciare - quelle poche volte in cui hanno la voglia - da una persona soltanto, eccezion fatta per le sette dedite al satanismo (in quest'ultimo caso, però, è necessario donare almeno mezzo litro di sangue delle vergini all'aureeka insieme a un mantello fatto a misura per poter cantare in circolo tutti insieme, o la creatura si rifiuterà di collaborare).
    + COMPORTAMENTO: sono privi di ogni tipo di scrupolo ed estremamente difficili da catturare in quanto tendono a sparire rapidamente dopo i loro misfatti. domarne uno è altrettanto complesso data la natura dispettosa e irrequieta. amano nascondersi nei posti umidi e rotolarsi nella polvere.
     
    .
  8. all you need is self-service
        +6    
     
    .

    User deleted


    Every sixty seconds you spend upset
    is a minute of happiness you'll never get back.
    Dopo che anche il posto accanto al suo venne occupato e vennero sorpassati da una mandria di atudenti, ricambiò il "ciao sfigati" di Chouko con una smorfia mentre l'indice e il medio puntavano prima i propri occhi e poi quelli della ragazza facendo intendere che la teneva d'occhio. Ovviamente sapeva perfettamente che stava scherzando, così come anche lui stava trattenendo un sorriso. «Penserei anche positivo se non fosse che ho avuto a che fare anche con un asparago. Un tizio della mia casata mi ha punzecchiato con uno di quei cosi infernali per vedere se fossi vivo.» Ugggh asparagi. Per una volta poteva capirlo completamente. Chi li vedeva per la prima volta non poteva che pensare fossero completamente diversi, come la notte e il giorno, come lo yin e lo yang, come tantissimi altri infiniti contrari e il fatto è che lo erano, diversi, ma questo non era mai stata una scusa valida per allontanarsi l'uno dall'altro. «Take a selfiiieee!» Sussurrò con entrusiasmo prendendo la polaroid e cercando di non farsi scoprire in un momento in cui Away aveva socchiuso gli occhi, anche se erano praticamente attaccati, scattò la foto. Aspettò che stampasse la foto e poi la guardò compiaciuto. Questa l'avrebbe tenuta con se. Sorrise riponendo la foto nella tasca della sua giacca di jeans e poi guardò il cugino facendo finta di niente. Away non era riuscito a chiudere occhio ed era piuttosto normale data la confusione che animava il pulmino. Si chiese se non fosse riuscito a dormire perché sognava solo incubi. Lui non ne aveva la minima idea, non era nella sua stessa casata e quindi nel suo dormitorio, altrimenti si sarebbe sentito decisamente più sicuro. Qualcuno prendeva con scherzo i bigliettini che gli faceva dicendo anche che erano inutili e forse lo erano, però era veramente preoccupato per Away che in un qualche modo non voleva lasciarlo da solo e quei bigliettini erano anche un modo per essere sempre presente con lui.

    Il tempo di scendere dal pulmino e mettersi lo zaino in spalla che una pergamena gli fu sbattuta in faccia con molta poca grazia. Non riuscì neanche a leggere cosa c'era scritto sopra tanto era vicina ai suoi occhi. «Capisci? Capisci che figata spaziale?» La voce però era impossibile non riconoscerla e quando finalmente la pergamena uscì dalla sua visuale sorrise guardandola. «b>«Chouko! Sì capisco perfettamente, guarda il mio! Si illumina al buio, non è M A G I K O?» L'urletto stridulo doveva essere un segnale di avvertimento per il salto che ne seguì e per fortuna era pronto per tenerla in braccio altrimenti l'avrebbe trovata spiaccicata a terra in un bel tentativo di imitare una frittata. «Non sforzarti troppo che poi ti si spettinano i capelli» Si sistemò i capelli facendole una linguaccia alla quale lei ricambiò con un finger guns come saluto finale e sparì come era comparsa. Gli piaceva giocare alla caccia al tesoro, cercare i luoghi più nascosti per trovare gli oggetti prima che potessero farlo gli altri. Gli piaceva scovare gli oggetti arrivandoci con piccoli indizi. Quella ricerca le sembrava proprio una specie di caccia al tesoro, solo che questa volta doveva immedesimarsi nella creatura a lui assegnata per capire dove lui potesse trovarla. Cosa sapeva dei Kathelvete? Doveva cercare l'indizio chiave che potesse aiutarlo. Se fosse stata notte e si fosse avvicinata la luna piena allora sarebbe stato abbastanza facile da trovarlo al contrario di tutti gli altri dato le sue caratteristiche. «Non è che ami le persone... Quindi un luogo non affilato dove possa dormire in pace.» Al contrario degli altri che si erano tuffati in ogni direzione possibile, era rimasto ancora lì del luogo di incontro, facendo semplicemente avanti e indietro, cercando di scartare ogni possibile luogo e quindi avere maggiore probabilità di trovarlo al primo colpo senza perdere troppo tempo. «I Kathelvete adorano usare i tronchi degli alberi come tiragraffi e mangiare topi e serpenti.» Un luogo all'aperto che presenti magari degli alberi, dove poter cacciare tranquillamente ed isolato. Sapeva esattamente dove andare. «Qui micio micioooo.» Il boschetto era quasi vuoto, non moltissimi erano lì con lui. Sembrava proprio l'Aetas, era incredibile come fosse riprodotto così alla perfezione. Un rumore catturò la sua attenzione, con lo sguardo seguì la creatura felina che stava scappando da lui. Cioè stava veramente scappando da lui che era così innocuo. Si sentì molto triste prima di riprendere il suo solito atteggiamento fiducioso. «Okay allora, se vuoi giochiamo a nascondino, mi dispiace per te ma sono un mito a trovare ciò che cerco.» Stava parlando ad un gatto. O meglio, stava gridando verso la direzione in cui era scappato il Kathelvete. Da lì in poi la situazione era degenerata notevolmente. Aveva rincorso quel Kathelvete che teoricamente doveva essere tranquillo (perché non era tranquillo????) per tutto il boschetto e più di una volta aveva finito per cadere fra le radici o arrampicarsi fra gli alberi. Voleva tanto sapere come c'era salito lassù, però quello era forse il momento più adatto per prenderlo. A cavalcioni sul ramo si allungò fino a circondare quella specie di gatto con le braccia, solamente che perse l'equilibrio e cadde a terra. Fortunatamente non era in alto, non si era fatto niente e il Kathelvete era ancora fra le sue braccia. «AHIA.» Nonostante il leggero dolore scoppiò a ridere. A dir la verità si era divertito, nonostante non era stato affatto semplice come previsto. «Tieni un biscottino, sei stato bravo.» Prese in braccio il Kathelvete che non ne fu proprio contento e i graffi sulle sua mani lo potevano confermare ma gli diede comunque il biscotto, accarezzando il suo lungo pelo. Dopo l'ultima carezza sembrò completamente tranquillo così senza troppa fatica riuscì finalmente a metterlo nel Trasportino Magico per dirigersi nuovamente al luogo di incontro.

    Lasciò cadere l'ultima foglia rimasta impigliata fra i suoi capelli giusto in tempo per l'assegnazione dei compagni. Hazel Mcpherson. La conosceva? Assolutamente no. Però notò l'accenno che facevano le due sorelle verso gli allievi che chiamavano perciò non ci mise molto ad individuare la propria compagna. «Ma ciaaaao!» Si tuffò con un abbraccio verso la sua nuova compagna di avventure che però poverina rimase di sasso trovandosi quel ggg sconosciuto ad abbracciarla. «Scusami se sono molesto non volevo invadere il tuo spazio personale. Comunque io sono Service. Self Service.» Battuta servita e riverita su un piatto d'argento anche se lui non stava scherzando. Non veniva mai preso sul serio all'inizio e probabilmente neanche la ragazza l'aveva preso veramente sul serio, ma almeno aveva evitato battutine e woo le stava già simpatica. «Io sono Haz!» Non riuscì ad aggiungere altro che quella che sembrava non apprezzare gli abbracci, prese lui per le spalle, scuotendolo. «LA MIA SHIIIIIP.» Shakera shakera shakera shakera shakera shakera shakera. Dopo essere diventato una maracas non aveva più capito niente, ma il concetto era stato piuttosto chiaro e soprattutto di grande impatto. «DOVE?» Le coppiette erano sempre così carine. Su pinterest aveva trovato pin di tante coppie o bacheche intere dedicate ai propri fidanzati. So cuuute. Dopo essere stato shakerato come una maracas, seguì con lo sguardo, i diretti interessati. «AWWWWWW» La sua attenzione venne però attirata completamente dalle sorelle De Thirteenth che spiegarono i passi successivi da compiere. A spiegazione conclusa, si accorse della creatura anch'essa felina, della ragazza. AWWW MICIO. «Ohhhh hai un gattino anche tu?» Disse prendendo anche lei l'uovo e strofinandone il guscio sul pelo morbido della sua creatura, immaginando cosa ne sarebbe potuto uscire fuori. Il risultato finale fu più sorprendente di quanto avrebbe mai potuto immaginare. «È così A E S T H E T I C. È proprio una queen bee, guardala come si atteggia!» Era proprio una piccola Minou quando camminava a suon di jazz. Un aristogatto per eccellenza, del tipo "inchinatevi plebei". Avrebbe dovuto creare una bacheca apposita. «ODDIO LA PUPÙ FLUO! Mhhh immagino che non esista qualcuno che possa curare la pupù fluo e che quindi è diventata genetica e serve per marchiare il territorio e distinguere i Moonfeels dai comuni mortali!» Probabilmente aveva preso una bella botta in testa cadendo dall'albero.
    Self Service
    Hufflepuff | 18 years old
    a e s t h e t i c
    20.09.2018 | 10:00


    psw: dimenticano
    sezione: aetas
     
    .
  9.     +6    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    248
    Spolliciometro
    +612

    Status
    Offline
    Mean(z) girls
    Phoebe Campbell

    «Ok, la lezione si fa interessante» Phoebe si guardò intorno cercando di capire cosa fare della propria esistenza, non era sicura di essere così pronta per quella lezione, doveva trovare un Granny Rabbits e come poteva farcela? «Gum, secondo te dove lo trovo un animale che potrebbe incendiarsi nelle mie mani? Sempre se riesco a prenderlo ovviamente.» domanda del tutto inutile, probabilmente il suo migliore amico non solo non aveva sentito una sola parola ma quasi sicuramente neanche era stato accanto a lei da quando era partita la caccia all'animale. Era diventata come Todd che parlava da sola? Molto probabile; era pur sempre una Campbell e non era la normalità la caratteristica della loro famiglia. Guardò per l'ultima volta le gemelle, sempre sorridenti e con quell'espressione che poteva dire “ andate e divertitevi” come “vi prego non morite che non sapremmo come dirlo alle vostre famiglie”. Di solito le persone creepy, come Take, le riconoscevi dalla poca voglia di vivere; ma le gemelle, beh loro erano una storia diversa. Nonostante fossero sempre molto allegri, non erano così rassicuranti perché era evidente che non c'erano completamente con la testa, specialmente la bionda. Ma le amava per quello, erano le professoresse che più adorava dopo suo fratello, ovviamente.

    Aveva provato a cercarlo allo zoo, ma si era data della stupida per averci pensato, si era persa a guardare gli animali. Sicuramente era tutta colpa di Phobos perchè ci era stata solo una volta da piccola e si sa che i bambini amano lo zoo e doveva quindi andarci più spesso. Comunque era stata una brutta idea perché aveva perso del tempo prezioso, vagando per quel posto. Alla fine era riuscita a capire dove andare: al circo. Aveva sempre desiderato andarci, ma aveva una paura folle degli equilibristi. Non giudicatela se, come le persone normali non aveva paura dei clown ma di quelle persone che stavano in perfetto equilibrio sulle fune. Ma quale pazzo poteva non aver paura di cadere, e soprattutto perché dovevano farlo, volevano sfidare per caso la gravità? Un brivido percorse la sua schiena. «meglio non pensarci » doveva trovare quel coniglio e portarlo all'incontro. Ma come poteva fare? «Amano i bambini, dove posso rapirne uno per poi prendere quel coniglio? » domanda lecita, cercò nel suo zaino magico, sia mai che nella borsa di Mary Poppins non vi fosse anche un bambino, sarebbe stato utile, invece di passare al rapimento; ma ovviamente niente, doveva utilizzare un metodo diverso. Avrebbe provato quindi col piano B: seguire qualche bambino. Ma realizzò solo in quel momento una cosa che le fece venire i brividi; era sola. « Da sola, in un circo abbandonato, nel silenzio e alla ricerca di un coniglio nevrotico e pronto all'incendio. insomma una tranquilla lezione» Lei non era mai stata coraggiosa e quel posto iniziava a farla tremare davvero; forse doveva smettere di vedere film horror con Bells.
    «ok piano C» non c'era altro da fare se non andare totalmente a caso, prima o poi avrebbe sicuramente trovato quel coniglio, magari avvicinandosi alla zona dei bimbi, lo avrebbe trovato. Con tanto di bacchetta prese a vagare senza meta per il parco fino a quando non vide una codina bianca spuntare da sotto un tendone. «t-ti ho trovato» puntò la bacchetta e «aguamenti» inondarlo di acqua sembrava un'ottima soluzione per non vederlo incendiare tutto. Infatti il piccoletto venne annaffiato completamente prima che potesse anche solo pensare di prendere fuoco. Phoebe esultò e dopo aver riposto la propria bacchetta decise di avvicinarsi all'animale completamente innocuo.
    «sei davvero carino» prese l'animaletto in braccio e lo strinse a sè, per asciugarlo e coccolarlo, sperava di averlo calmato, non voleva prendere fuoco durante il tragitto.

    Una volta tornata al punto d'interesse ( fingete che ci sia scritto il posto) posò l'animale e non appena vide tutta la classe come lei ad aspettare che le gemelle tornassero nel mondo dei vivi, scoprì a malincuore che quella seconda parte della lezione non l'avrebbe fatta con il suo migliore amico gum, ma bensì con Dafne (perchè non so il nome del suo pg). Esultò perchè a lei piaceva comunque stare in compagnia e se questo era un kinese tanto meglio.
    «vediamo che ibrido diventa. » disse all'amico, posando fianco a fianco i due animali, era davvero curiosa di sapere che adorabile bestiolina sarebbe venuta fuori.


    15 y.o | Gryffondor
    mascotte | love kinesi
    «What the Duck?»
    «Fuck»
    «No, Duck is cute.»
    prova a prendermi

    Pw: davvero
    Sezione: Wicked Park
    Animale: Granny Rabbit

    Ibrido: Granny + Boncillà
    NOME: Rabboom
    CLASSIFICAZIONE: xx ( innocuo se non sei un granello di polvere)
    CARATTERISTICHE FISICHE: Questo animale può essere “grande” dai 20 cm ad un massimo di 35 cm con la coda lunga e pelosa. Le orecchie sono rotonde, leggermente più piccole del muso. Di base il suo colore è di un grigio chiaro, ma tende a cambiare spesso colore data la sua abilità di mimetizzazione quindi non si è sicuri sul colore naturale del suo pelo. Il muso è delicato e carino, tanto da far innamorare chiunque lo veda, quando questo si mostra ovviamente.
    CARATTERISTICHE MAGICHE: Corre così veloce che dietro di sé lascia una scia di fuoco ( in vero stile ritorno al futuro o flash, dipende di che generazione siete), in questo modo riesce a scappare da chiunque voglia catturarlo. È anche in grado di mimetizzarsi così da non farsi vedere quando sta riposando ad esempio,dato che è un animale molto piccolo e spesso rischia di essere schiacciato senza volerlo davvero.
    CIBO: Adora i semi di zucca, ucciderebbe per averli.
    CURIOSITÀ: È un vero boss. Nonostante la sua piccola statura è un pezzo grosso della mafia animale che vive in città. Siede sul suo trono fatto di gusci di semi di zucca e ordina ai suoi sudditi cosa fare. Stranamente da quanto sembra fa paura perché se minacciato o arrabbiato diventa una vera biglia di fuoco capace di bruciare anche il quartiere.
    Ama la propria coda, che spesso è la parte più bella e lunga del suo corpo, infatti ne ha molta cura. Spesso quando dà udienza agli altri animali lo si può ammirare ad accarezzarla, come il padrino.
    Vive nelle fogne ma casa sua è sempre molto ordinata #wat
    Nessuno lo caccia perchè lo temono.
    RAPPORTO CON GLI UOMINI: Rapporto difficile e complicato, li teme tanto da starci molto lontano; li odia ma ha un punto debole: i bambini. Quando li vede se ne innamora, spesso li segue fino a casa perché affascinato da loro; se non fosse per gli adulti si farebbe anche adottare ma quando questi lo scoprono, per paura o per mostrare quanto sia un vero boss della mafia animale tende a dare fuoco agli appartamenti.
    COMPORTAMENTO: La vita di questo animale è molto semplice: si alza la mattina dal proprio nido fatto di cadaveri di altri animali ( non è vero) nelle fogne della città per poi girare nel quartiere indisturbato, grazie alla sua capacità di mimetizzarsi. Ruba? Ovviamente no, ha qualcuno che lo fa per lui, perché lui da vero boss, prevale su tutte le altre specie animali. Ditelo alla formica dalle antenne a luci rosse che intimorita abbassa sempre la testa per non guardarlo negli occhi; oppure alla cimice da negozio che non fa mai la spia su di lui perché paura di morire bruciato.
     
    .
  10.     +9    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    169
    Spolliciometro
    +573

    Status
    Offline
    behan Beh tryhard // i came, i saw, i made it awkward
    Perché tutte le cose belle dovevano esser così complesse??
    Perché sei uno sfigato, Behan Tryhard
    Era quella, l'unica risposta che riusciva a darsi il tassorosso, e il termine sfigato non era usato come per il losers con cui avevano ribattezzato il loro gruppo di amici: Beh, tra i cinque membri della sqwad, era quello che si definiva sfigato nel vero senso della parola. Sfortunato, sventurato, iellato: fin da bambino, da quando aveva visto per la prima volta "La bella addormentata nel bosco", si era convinto del fatto che, al suo battesimo, una qualche strega a cui i suoi genitori avessero fatto un torto (come se i coniugi Tryhard fossero in grado di ferire i sentimenti di qualcuno, figuriamoci) le avesse lanciato contro una qualche sorta di maledizione, condannandolo ad un'eternità infelice fatta di un'avversità dopo l'altra. E il ragazzo non aveva più a scuola (o sulla faccia della terra, in generale) una Gwendolyn Markley da cui presentarsi con gli occhi da cucciolo spaurito e la promessa di farle da assistente - schiavo - personale per due settimane, pur di ottenere in cambio una delle sue tanto rinomate macumbe per rimuovere il malocchio. Ed anche se suo fratello e Nicky avessero provato innumerevoli volte a convincerlo del fatto che la serpeverde non fosse effettivamente in grado di toglierli la sfortuna, lui aveva continuato a crederle, e lo sforzo di settimane in cui era stato costretto a sgobbare per lei, portandole i libri da una parte all'altra del castello o assumendo la pozione polisucco per seguire alcune lezioni al suo posto mentre lei era impegnata in chissà quale attività illegale, erano valso la pena pur di vivere per qualche mese con la tranquillità di non aver più quella sfiga nera - o almeno, di tenerla a bada per un po'.
    Avrebbe dovuto capire che quel giorno aveva preso una piega sbagliata fin dal momento in cui, quella mattina a colazione, gli era caduto un pezzo di fetta biscottata su cui stava spalmando della nutella direttamente sul pantalone e parte della camicia bianca della divisa scolastica. Naturalmente dal lato in cui c'era la nutella: era scattato di corsa per tornare nel dormitorio dei tassi e cambiarsi, e per poco non aveva fatto tardi all'incontro davanti al pulmino scolastico. Poi, per la brillante idea di lanciare Nicky dal finestrino direttamente nel bus, si era beccato la prima sgridata da parte di un professore della sua vita. La P-R-I-M-A: Beh era il tipo di ragazzo che persino i professori più severi lasciavano in pace, perché si trattava di..beh, un beh. Ma la punizione di avere un tortino in meno dalle professoresse DeThirteenth??? Era stato decisamente uno dei momenti peggiori della propria vita, superato solamente dalla schiera di volte in cui era morto un EpicFail. Era rimasto paralizzato, incapace di dire nulla se non confusi
    «mh / oh / ooh / ooOH » invece che tentare di difendere la Winston e assumersi una parte più grande delle colpe, Non era giusto che lui un tortino poteva prenderlo comunque, mentre suo fratello e la sua migliore amica zero.
    «scusami Nicky, dovevo impedirti di prendere tutta la colpa» Quell'episodio gli aveva messo talmente tanta tristezza da non far caso nemmeno a i Kaufmont e ai momenti da /SHIIIIIIP/ che stavano donando loro, così come le occhiate furtive che gli aveva lanciato maple gli passarono del tutto inosservate, visto che il Tryhard passò tutto il viaggio con lo sguardo puntato sulle punte dei propri piedi, mentre nella sua testa non faceva altro che ripetersi la sgridata delle De13.

    [hello darkness my old friend.meme]
    Era solo. Aveva impiegato dieci minuti esatti, per perdersi Meh, Hunter ed Halley: gli era bastato fermarsi a contemplare un esemplare di felesaps per qualche secondo (e magari seguirlo allontanandosi dagli amici, ma shhh questo non deve saperlo nessuno) e quando aveva riportato l'attenzione sulla strada si era accorto di esser rimasto solo. E di non sapere dove diavolo si trovasse, ed una persona qualunque potrebbe dire: "Ma il DeZero è la copia esatta di Diagon Alley e Hogsmeade! " Eh, ma orientarsi lì per Beh era più che difficile, visto che la maggior parte delle volte (tutte) che camminava per quelle strade lo faceva con il cellulare in mano, come un degno rappresentante della gen z. Dove diamine era finito??? Dovendo trovare e catturare («è come una partita a pokemon in realtà più che aumentata, è il giorno più bello della mia vita!!!1») un Chamb, aveva optato per cercarlo nei posti più tranquilli e rassicuranti: erano già passato davanti al Red Velvet con gli altri, e aveva pianificato di andare all'Amortentia e poi da Madama Piediburro per trovarne un esemplare.
    Ma dove diamine era finito? Intorno a lui era tutto così...brutto. Ok che quando camminava per strada non prestava attenzione a ciò che lo circondava, ma era abbastanza certo di non esser mai stato in quella via. Ed in quel momento capì dove si trovava: dark street. «basta, ho bisogno di qualcuno che mi faccia una macumba, GWEN DOVE SEI CHE PALLE DEVO CONOSCERE QUALCHE ALTRO ESPERTO DI MALOCCHIO PER SALVARMI CENTODIGIOTTOOOOOH» Era solo in una via che aveva evitato per tutta la sua vita, e per di più era probabilmente piena di animali pericolosissimi, voglio vedere voi nelle sue condizioni: un crollo emotivo era quotato altissimo. E fu in quel momento di pura disperazione, che lo vide: forse il destino aveva deciso di avere per un attimo pietà di lui, o forse Gwendolyn Markley dall'alto dei cieli #cos aveva deciso di accogliere la sua preghiera e, per una volta, togliergli la sfiga a gratis. Per uno di questi due motivi, o forse per qualche altro non comprensibile dalla mente umana, Beh si ritrovò ad osservare un piccolo chamb vicino ad una delle vetrine, e nello sguardo dell'animale vide riflessi i suoi stessi sentimenti: confusione, paura, disperazione. Il ragazzo gli si avvicinò lentamente, per paura di spaventarlo e farlo fuggire, ed una volta arrivato davanti a lui gli bastò ben poco per convincerlo a venire con lui: in quel momento non avrebbe avuto bisogno di alcuna pokèball per catturarlo. «mi aiuti a ritrovare la strada?» Non servivano parole, per capirsi: il tassorosso se lo sentì nel cuore, che lui e quel chamb erano meant to be.
    Chissà se le professoresse gli avrebbero permesso di adottarlo.

    «Sembra proprio che dovremo lavorare insieme» Beh sorrise alla grifondoro, sereno di esser capitato in squadra con lei: egoisticamente avrebbe preferito lavorare con qualcuno dei suoi amici ( cioè, Erin era capitata da sola??? Ingiustizia !!!) ma alla fine Rose sembrava una ragazza tranquilla, così che Beh non si sentì più a disagio del solito nelle sue vicinanze (era a disagio sempre, vicino a persone che non conosceva, ma a volte era sopportabile #wat) E poi il suo Vehoat era quasi adorabile quanto il suo Chamb «eh già, ci tocca fare il lavoro di madre natura» cosa? cosa. Eh vabbè, senza almeno un uscita senza senso a discorso evidentemente non era in grado di vivere. Lanciò un'occhiata ad una delle coppie, non troppo distanti da loro e...OMG MA LO STAVA GUARDANO??? PANICO! Beh tolse velocemente lo sguardo, incapace di reggere quello di Maple per più di un quarto di secondo. Okay, magari se lo era immaginato. Magari non stava guardando nemmeno lui, ma qualcuno vicino. Magari non aveva proprio alzato lo sguardo dalla sua, di creatura, ed era la mente di Beh a fare brutti scherzi. E in tutto ciò, la sua compagna di lavoro si stava rivelando molto più seria e concentrata di lui, visto che si era già messa all'opera con il tamagotchi: Beh riportò quindi l'attenzione su i due animali, per poi concentrarsi sull' ibrido tra le due creature. «Ma è adorabile!!» Non poteva che essere più d'accordo. «se avessi un animale del genere, non mi staccherei da lui neppure per andare in bagno» Cosa? Cosa.
    Nemmeno si voleva sforzare più ad apparire come una persona normale.
    behan out
    huffleclumsy - vi year - losers sqwad
    behan
    tryhard
    I want to be one of those hot bad boys
    but I'm tiny soft and sensitive
    do you see my problem?
    i catch pokemon, not feelings

    ➞ psw: che
    ➞ luogo: dark street
    ➞ group: rose (vehoat) + beh (chamb)
     
    .
  11.     +7    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Special Wizard
    Posts
    523
    Spolliciometro
    +927

    Status
    Offline
    I am not a hero.
    I am a loser scientist.
    Era seduto lì, sul bus. In teoria dovevano essere al sicuro, nelle retrovie, lì dove si narrava vivessero i boss finali dei videogiochi. Erano delle entità mistiche, metà studenti fighi e cattivi, metà esseri demoniaci. Aver salvato quei posti dalla perdizione, aver estirpato il male, contagiandoli con il gene Losers, poteva essere considerato uno dei suoi più grandi successi della giornata, se non della sua intera (e molto breve, se non brevissima) carriera di Prefetto.
    Certo, stava diventando tachicardico e sentiva il cuore battere così forte da rischiare di sfondare la cassa toracica e farsi un giretto nel bus, in attesa di nuove entusiasmanti disavventure, ma ne era valsa la pena. O quasi. O forse no. No.
    Avrebbe preferito avere dei super bulli alle sue spalle, piuttosto che sostenere lo sguardo dispiaciuto e risentito della professoressa DeThirteenth. Se avesse avuto i superpoteri perché quelli magici non bastano, avrebbe alzato la mano, aperto il palmo verso la docente in modo tale da impedirne l’avanzata e, soprattutto, la strigliata.
    Avevano appena salvato il bus dalla possibilità che qualcuno vessasse gli studenti più deboli e in difficoltà, come poteva non essere un gesto apprezzato? I buoni erano loro!
    Più la professoressa parlava, più Hunter era tentato di far sparire il finestrino accanto a lui, per scappare dal rimprovero e dalla delusione della donna, correndo indietro fino al castello e oltre. Tuttavia, preferì ricorrere alla tecnica sua tecnica animale di difesa preferita: la tanatosi, aka fingersi morto; la professoressa DeThirteenth era il predatore dalla fulva chioma leonina (?) che impediva ogni qualsivoglia via di fuga, mentre lui era un opossum. Multicolor, ma pur sempre un opossum. Si irrigidì sul sedile, la testa incollata al finestrino, gli arti immobili. Ridusse la respirazione al minimo e provò a chiudere gli occhi per rendere il tutto ancora più ridicolo credibile. Peccato, però, che la caffeina era impazzita nel suo organismo e che lo stesse costringendo a tenere gli occhi talmente spalancati che, per un brevissimo istante, ebbe la sensazione gli stessero per cadere dalle orbite.
    Non voleva sminuire il momento, ma la sua iperattività mal controllata aveva mandato in tilt l’intero sistema e tutto aveva assunto dei toni leggermente più ovattati e, decisamente, meno funerei.
    Avrebbe voluto allungare una mano per stringere delicatamente il ginocchio della sorella (probabilmente avrebbe rischiato di frantumarglielo) per farle capire che, per quanto la professoressa avesse potuto ferirla, lei sarebbe stata in grado di farla ricredere sul campo. Avrebbe voluto stendersi sui sedili, fino ad arrivare a Nicky, dalla parte opposta, per abbracciarla e ringraziarla per aver messo gli altri prima di se stessa, per dirle che era stata coraggiosa e che era fiero di avere lei come capitano della loro astronave immaginaria (per ora) con la quale avrebbero esplorato l’universo insieme, da veri legendary defenders: lui alla ricerca di scoperte fantastiche, lei della sua famiglia aliena.
    Avrebbe voluto fare tante cose, ma le sue sinapsi erano bloccate, alle prese con un corto circuito inatteso e non voluto. Perché Hunter odiava essere difeso, di solito era lui che copriva le malefatte di Halley, odiava non essere all’altezza di una situazione o della spilla che aveva appuntata al petto. Era un Prefetto, sì, e, pur ammettendo di essere venuto meno ai suoi doveri, non riusciva a non credere che quel comportamento fosse così scorretto per diversi motivi: non conoscevano la professoressa Queen (almeno per quanto riguarda gli Oakes), quindi quella situazione sarebbe potuta verificarsi ugualmente; avevano calcolato il rischio, il peso piuma di Nicky e la forza impressa da Meh nell’atto di lanciarla non erano sufficienti a farle sbattere la testa contro l’altro finestrino; avrebbe pilotato il lancio qualora avesse visto il corpicino dell’amica andare a schiantarsi contro un qualcosa di solido che non fossero i tanto ambiti sedili. Erano losers, sì, ma non dei completi sprovveduti! Non avevano un casco, questo sì, ma le loro brillanti (?) teste non potevano essere contenute!
    Per un attimo, un brevissimo attimo, si sentì infervorare dallo spirito ribelle dei figli di Godric. Passò rapidamente, in fretta, ma non abbastanza da cancellare quella consapevolezza che lo aveva illuminato come se avesse avuto un’epifania.
“Faremo il provino per la tua band.”
    Non lo diceva per compassione, per tirare su il morale di Nicky (e per fortuna era la Tassorosso e non Mehan, perché non si sarebbe MAI unito al suo corpo di ballo. Neanche per finta o per farlo contento almeno una volta - o così credeva -). Ne aveva discusso a lungo con Halley, tenendo la questione in sospeso mentre ne valutava pro e contro. Non che avesse una montagna di impegni a cui star dietro, ma non voleva strafare o prendere un impegno a cuor leggero. Hunter Oakes era un uomo di parola e non avrebbe iniziato a venir meno ai suoi princìpi a 17 anni.
    Sapeva quando la Winston ci tenesse a quel progetto e lui, se ne fosse stato coinvolto, avrebbe voluto dedicarsi con almeno un terzo della cura e passione dell’amica. Aveva solo anticipato e reso pubblica quella decisione che da un po’ gli ronzava in testa, senza sminuirne l’importanza, o almeno così sperava. Non aveva la stessa cultura musicale di Halley, ma poteva vantarne un ottimo repertorio grazie al volume spropositato e danneggia-timpani con cui la sorella ascoltava i suoi vinili preferiti ogni momento libero in Istituto. Era lì infatti, che un po’ per noia e un po’ per curiosità aveva iniziato a suonare, ma mai pensando potesse, un giorno, pensare di salire addirittura su un palco per un esibizione.
    Scese dal bus con un saltello hoplà e seguì le professoresse nel DeZero. Sembrava un posto bellissimo. Avrebbe voluto chiedere quanto tempo ci avessero messo per riprodurre tutto, se avessero usato dei progetti magici o delle autorizzazioni particolari, se gli edifici fossero dissimulati da un incantesimo continuo o se fossero stati davvero costruiti nei minimi dettagli; come avevano portato lì gli animali, se fossero cresciuti in cattività o se avessero conosciuto il dolce sapore della libertà. Ok, forse l’ultima domanda l’avrebbe evitata per risvegliare la bestia animalista e ribelle della sorella che, al momento, sembrava essere stata sedata dai proiettili verbali della donna che risiedeva sul posto più alto del podio del cuore di Halley. Pazienza, magari, a fine lezione, avrebbe comunque posto quel quesito alle due donne, sottovoce.
    Stampò un enorme sorriso, con annesso tic all’occhio, a Gideon quando lo vide trasfigurare il colore dei suoi vestiti e gli assestò un’allegra e Antoniniana pacca sulla schiena.
    “Appunto! Strategia!” sottolineò annuendo, evitando di esternare il pensiero che, più che essere i cattivi predatori (essersi accaparrati i posti finali non lo aveva reso uno dei cattivi la caffeina sì), sarebbero stati i cuccioli di Puffola Pigmea che lottavano per la sopravvivenza in una stanza piena di Neri delle Ebridi. “Bell’abbinamento!” commentò squadrando il compagno di stanza dalla testa ai piedi, forse qualche secondo in più del necessario, prima di saltellare via verso l’incrocio dove una delle professoresse (Friday) attirava la loro attenzione, troppo iperattivo e leggermente arrossato per dilettarsi in una delle sue attività preferite (divulgare, forte.) e attardarsi spiegando in ogni minimo dettaglio il fenomeno dell’Aposematismo.
    Lui non conosceva come le sue tasche Hogsmeade, avendola visitata per la prima volta durante una delle gite programmate della scuola, ma si morse la lingua abbastanza a lungo da non puntualizzarlo mentre pescava dalla boccia di vetro la creatura che avrebbe dovuto cercare.
    “Romnium…” lesse ad alta voce il bigliettino, senza quasi rendersene conto, mentre con una mano nel mokessino era già alla ricerca del libro di testo. Scorse l’indice rapidamente e si accomodò a terra, mentre gli occhi guizzavano veloci da una pagina all’altra. Aveva un’idea ben precisa della creatura, ne avevano parlato a Pozioni durante una lezione sui filtri d’amore, ma essere scrupoloso oltre ogni misura rientrava nella descrizione della sua personalità. Salutò Halley distrattamente, completamente immerso nella lettura, e le augurò buona fortuna, o di non perdersi, o di non finire nel trasportino al posto del suo obiettivo… era troppo impegnato a immagazzinare informazioni per registrare altro.
    Si alzò di scatto, procurandosi un lieve stordimento, e iniziò la sua caccia (che parola brutta!) con determinazione, entusiasmo e il suo solito pragmatismo. Aveva studiato un percorso ottimale, per cercare in quanti più posti possibile se le varie opzioni si fossero poi rivelate un buco nell’acqua. Evocò un piccolo tappo per il naso, uno di quelli che usavano i nuotatori durante le gare, e se lo posizionò sulle narici. Quello che più lo spaventava del Romnium, una creatura innocua, erano gli effetti di una particolare ghiandola, posta nel ventre dell’animale, in grado di secernere una sostanza non dissimile dall’Amortentia: il Linfomnium. Lui, Hunter, non voleva assolutamente avere distrazioni. In quel mini-programma che aveva stilato, non aveva incluso il tempo che avrebbe perso qualora si fosse messo a fantasticare su un argomento tanto effimero, quanto inutile, come l’amore o l’innamoramento. Non gli interessava, al momento, conoscere l’aroma di quel potente filtro d’amore, neanche nella sua versione più delicata e naturale. Per una volta, preferiva vivere nell’ignoranza. C’erano aspetti della sua persona che non dovevano essere esplorati in quell’ambiente o quel particolare giorno. La sua sete di conoscenza, per una volta, poteva restare inascoltata, per un “Bene Superiore”, ovvero, il suo. Non voleva ritrovarsi con il cuore spezzato, non voleva ritrovarsi a non dormire la notte o a non prendere appunti a lezione perché la sua mente era troppo impegnata a struggersi dietro un lui senza volto (o una lei? Nah, forse un lui), mettendo a repentaglio la sua carriera scolastica. Aveva l’obiettivo di diplomarsi col massimo dei voti, di avere una media elevata per poter ambire ad incarichi importanti. Era tornato indietro nel tempo per portare a termine una missione e non poteva deludere se stesso; non voleva deludere se stesso. Era un ragazzo di scienza, seguiva la testa. Per cuore, emozioni e sentimenti… beh, c’era sempre Halley.
    Per scrupolo, varcò la soglia del Lilum. Dubitava che un animaletto così amorevole potesse essere in un luogo dove la perversione e l’appagamento di bisogni primari facevano da sovrani. Il Night Club si trovava lungo il suo percorso e fermarsi lì non gli costava nulla (eccetto un war-flashback che lo portò a controllare due/tre volte che i suoi pettorali fossero ancora lì, senza sporgenze femminili sbucate per errore). Se fosse stato lì, il piccolo riccio aveva decisamente deciso di riconvertire la natura del posto, portando un po’ di amore in un mondo in cui la persona viene mercificata per puro piacere. Dopo un’occhiata veloce, si lasciò alle spalle le luci psichedeliche e la musica martellante del locale, puntando verso uno dei suoi luoghi preferiti, dopo la libreria, di Diagon Alley: il Red Velvet.
    Si sentì quasi a casa non appena il campanello d’ingresso trillò, segnalando il suo ingresso in quel mondo fatto di zucchero <del>e cannella. Le dita scorrevano leggere sul mogano delle mensole, mentre i suoi occhi cercavano le prelibatezze più dolci. Guardava i barattoli dalle mille forme e dai mille contenuti, soffermandosi su quelli più particolari e colorati. La professoressa poteva anche avergli negato il tortino, però… “No, Hunter. Stiamo lavorando. Concentrazione!” Si bacchettò a mezza voce, distogliendo lo sguardo da dei muffin così profumati che sembrava fossero stati appena sfornati. Aveva girato il Red Velvet in lungo e in largo e, con leggero disappunto e delusione per non aver trovato lì il piccolo riccio, appellò a sé la boccia contenente delle piume di zucchero e dei bon-bon al miele. Sperava le DeThirteenth perdonassero quel piccolo prestito, furto?, perché lui agiva nell’interesse di soddisfare il pancino del suo nuovo e futuro amichetto a quattro zampe, data la sua predilezione per le zollette di zucchero e i dolci. Dopo aver fatto rifornimenti, partì nuovamente all’avventura, decidendo di attraversare l’Avis per spaccare Diagon Alley e raggiungere Hogsmeade. Era abbastanza sicuro, dato il nome del parco, che il suo Romnium non fosse lì ma, per precauzione, fece passare una delle piume tra i passanti dei suoi jeans, con l’intento di stuzzicare l’appetito del riccio.
    Dopo diversi tentativi andati a vuoto, finalmente si ritrovò davanti la porta di Madama Piediburro. Conosceva la nomea della sala da tè e dei suoi prelibati dolci, così come la predilezione per le giovani coppie innamorate di passare del tempo insieme lì, specialmente a San Valentino. Lo accolse nuovamente un profumo di dolci appena sfornati che gli mise una certo appetito. Tuttavia, Hunter provò ad essere forte e iniziò a cercare la creatura sotto i tavolini tondi e le poltroncine di velluto, provando a ignorare la molesta presenza dei centrini posizionati ovunque.
    Niente, il Romnium non era neanche lì.
Si sedette sui gradini all’esterno del locale, la testa nuovamente china sul libro, alla ricerca di un dettaglio sfuggito che lo avrebbe condotto alla soluzione del caso.
    “Simile a un riccio, Empatici e in grado di capire emozioni e sentimenti umani, Linfomnium… Non sono da Madama Piediburro… dolci, miele, ma non sono al Red Velvet… Non hanno un padrone ma sono molesti, eppure nel parco dove si imboscano le coppiette non ci sono… sono affettuosi ma non si prostituiscono… delusione, la mia, dato che non lo sto trovando, eppure ancora non si è ancora fatto vedere… non devo per forza annegare i miei dispiaceri nella Burr…”
    Si alzò di scatto, folgorato dalla seconda epifania del giorno. Iniziò a correre, come se da quel movimento veloce delle sue gambe ne andasse di mezzo la sua stessa vita. Driblò due studenti lungo la via e si precipitò dentro i Tre Manici di Scopa.
“Bingo!” soffiò riprendendo fiato, mentre il sorriso si allungava sulle sue labbra fino a raggiungere la massima estensione. “Ecco dov’eri!” disse avvicinandosi silenziosamente al bancone, mentre il piccolo Romnium era intento a lappare le gocce di Burrobirra che cadevano dalla bocca del dispenser. Cercò nello zainetto i dolciumi che aveva preso dalla pasticceria e iniziò a spezzettarli, o frantumarli, disponendoli in modo tale da formare un percorso che portasse il riccio direttamente tra le sue braccia. Era tranquillo, sicuro delle sue azioni, mentre l’adrenalina iniziava ad entrare in circolo e a far salire l’euforia (non che quel giorno ne avesse particolarmente bisogno). Si sedette in un angolo del locale, in attesa che lo zucchero compisse la sua magia. Osservava il legno consumato dei tavoli, le leggere incisioni sulle panche, la luce che filtrava dalle finestre e che giocava con il pulviscolo. Quel senso di calma e quiete del locale fece viaggiare la sua mente, portandolo in lidi che avrebbe preferito tener lontani. Iniziò a chiedersi come sarebbe stata la sua adolescenza se avesse scoperto quel posto prima, se anche lui, dopo un brutto voto (quale?) sarebbe andato lì con i suoi amici a consolarsi con un sano e fumante boccale di Burrobirra. Oppure se, un tempo, avesse portato lì qualcuno a bere qualcosa e a commentare i risultati delle partite di Quidditch, con il solo intento di studiare le sue labbra e le espressioni di quel viso che tanto gli faceva battere il cuore. Si domandò se i suoi genitori si fossero incontrati lì, se avessero ballato tra quei tavoli, se si fossero baciati di nascosto dietro una delle colonne portanti. Se avessero litigato, facendo una scenata davanti a tutti, o se avessero annunciato lì, agli amici più stretti, che stavano aspettando un bambino. Si chiese se gli avessero voluto bene dal primo momento o se avessero avuto dei ripensamenti. Se fossero rimasti insieme per lui, se… se stessero bene. Se lo avessero amato anche adesso, nonostante tutto.
    Non si rese conto delle lacrime che gli solcavano il viso, fin quando non sentì il musetto del Romnium apporre una leggera pressione all’altezza della sua vita.
    “Ne vuoi ancora, vero?” Abbozzò un sorriso, cercando l’ennesima piuma di zucchero. Forse il Linfomnium poteva agire anche qualora non fosse percepito a livello olfattivo, forse… Forse era solo Hunter, il problema. C’erano momenti in cui riusciva a non pensarci, a stremarsi fino al punto da spegnere il cervello e lasciare che le sue paure non prendessero il sopravvento. C’erano giorni, invece, dove il suo passato (o futuro?) colpiva all’improvviso, mirando alle sue debolezze con la precisione di un Tiratore Scelto. C’erano giorni in cui non si sentiva se stesso, come se neanche Halley riuscisse a colmare quella voragine che si portava dentro. Aveva un disperato bisogno della sorella, di abbracciarla, di immergersi nel suo profumo e di sentirsi dire che sarebbe andato tutto bene, che erano dei bravi ragazzi, che sarebbero stati accettati così come erano. Che andavano bene, nonostante tutto.
    “E tu come sei finito qui?” domandò alla creatura acciambellata sulle sue gambe, in attesa di coccole e attenzioni, che spingeva il suo musetto contro il suo ventre. Lo prese in braccio, facendo attenzione a non farsi male con gli aculei, e iniziò a grattargli delicatamente la testolina, prima che il Romnium si sentisse abbastanza sicuro da girarsi e scoprire il pancino. “Sei un ripeto viziato, eh!” Sorrise, mentre passava ad accarezzargli il pancino, mentre si alzava in piedi.
    Halley sarebbe stata così fiera di lui! Era riuscito a conquistare la fiducia del piccolo senza metterlo in gabbia, senza applicare alcun tipo di violenza o altro! Solo con la sua intelligenza, dello zucchero e parecchie lacrime collaterali.
    Era sulla strada del ritorno, verso il punto di ritrovo, quando incrociò due Serpeverde(?). Credeva di averli visti a lezione, almeno da dietro, e uno dei due sembrava addirittura essere l’amico slavato di Gideon.
    “Qualità non quantità.” borbottò non appena captò la natura del loro discorso, troppo impegnato a coccolare il Romnium per preoccuparsi più del dovuto dei due fattori (chi era lui per giudicare?), “Tutti sanno che il diametro è più importante della lunghezza. Fa più attrito!” informò così il piccolo riccio, che sembrava essere particolarmente interessato alle informazioni che stava dispensando. Che poi, era la pura e semplice verità, senza contare che potevano anche avere un serpentello lungo tra le gambe, ma è il saper usare il basilisco a fare la vera differenza. Poveri stolti.
    Raggiunse il resto della classe senza troppe difficoltà e si avvicinò al banchetto dei dolci per puro piacere scientifico. Lui poteva anche non prendere un tortino, ma c’era tutta una serie di dolci che non rientrava nella descrizione fornita dalla professoressa e che, a rigor di logica, non erano contemplati dalla punizione. Oltre al fatto che il suo piccolo Romnium aveva iniziato ad agitarsi non appena aveva captato l’odore di tutte quelle prelibatezze.
    Era contento di veder di nuovo Nicky di buon umore e accettò di buon grado il pugnetto che gli rivolse, ricambiandolo con una leggera spallata, pregando di non colpirla per sbaglio sul viso com’era successo in passato. Era Halley quella violenta, non lui!
    Ascoltò le ulteriori istruzioni delle professoresse e si diresse verso Gid e la sorella, rimanendo interdetto davanti all’eruduzione della Grifondoro ed entusiasmandosi non poco alla vista dell’animale che aveva nella gabbietta. “È stata graffiata da un Felesaps!” trillò scoccando un’occhiata trionfante ai McPherson per aver risolto l’ennesimo (?) mistero. “E’ come quello che avevamo in Istituto!” iniziò saltellando sul posto, prima di avvicinarsi al trasportino, sorridendo al gatto. “Salve signor felino, un suo simile è stato mio amico per tanti anni ed è grazie a lui che mi sono appassionato alla lettura!” Era sincero, così emozionato che a stento riusciva a trattenere il labbro tremulo. “Eravamo davvero ottimi amici e abbiamo vissuto insieme delle avventure fantastiche. Abbiamo esplorato mondi immaginari e ci siamo spinti verso i confini dell’universo. Era… davvero bello passare i pomeriggi con lui.” Allungò la mano attraverso le sbarre, accarezzandolo delicatamente tra le orecchie e beandosi delle sue fusa. “Quella lì è mia sorella, Halley. Non dico sia stupida ma… ha un tipo molto particolare di intelligenza, ecco. Mi aiuteresti a renderla, anche se per poco, leggermente più illuminata? Sai, non legge mai libri!”
 Sorrise di gusto quando vide il Felesaps cacciare gli artigli, peccato, però, che il dovere lo chiamava e che dovette rimettersi in piedi per la seconda parte della lezione.
    “Non ci giurerei, il signorino può sembrare anche più tenero della tua Perfumola, ma dubito lei voglia essere punta dai suoi aculei… ammesso non le piaccia il sadomaso! Credi che gli animali possano nutrire questo genere di fantasie?” 
Guardò Gideon come se davvero potesse avere la risposta alla sua domanda. Non ci aveva mai pensato e non aveva mai dato importanza alla sessualità degli animali e al modo in cui essi potessero soddisfare i loro istinti, o se avessero delle preferenze o delle tendenze particolari. Era un mero atto fisico volto alla riproduzione, oppure anche loro provavano a sperimentare nuove posizioni o esperienze? Provavano qualcosa che andasse oltre il semplice orgasmo?
 Lasciò libero il Romnium e lo vide correre, per quanto possibile, attorno alla Perfumola, scrutandola e annusandola. Si ricordò di avere ancora le narici tappate, ma non gli sembrava il momento adatto di unire gli effetti euforici della sostanza rilasciata dalla Perfumola a quelli che stavano, finalmente, andando a scemare della caffeina. Osservò gli animaletti in silenzio e si beò alla vista dello pseudo-riccio saltellare sulla coda morbida della pseudo-puzzola.
    “La sta abbracciando da dietro!” disse, ancora innocente e con gli occhi dell’amore. Prima del suo “OH NO.” di rito.
    Come poteva quella piccola creaturina avere un membro così… così… grosso. E venoso. E GROSSO.
    Ok che il Romnium era un animale molesto, MA COSI’...
    Hunter fissava la scena con la stessa espressione in viso di quando, per sbaglio, beccò un porno in televione. Ok, no. Forse in quel caso era più turbato dall’interazione tra pene e vagina. Il viso del Corvonero era un turbinio di smorfie che andavano dall’ammirazione, allo shock, al disgusto, alla curiosità. L’intento della lezione era quello di vedere che tipo di creatura si sarebbe potuta generare dall’unione di altre, ma qualche animale aveva preso sul serio lo spirito di quella giornata… e quanto pare non poteva che essere il suo!
    “Siamo ancora troppo piccoli per diventare papà. Sono certo non scapperai via appena lei (o era un lui?) ti farà capire di essere rimasta incinta, ma avere dei cuccioli, tanti cuccioli, è una responsabilità ancora troppo grande per i tuoi aculei, capito? E BISOGNA SEMPRE FARLO PROTETTO, INTESI? LA SICUREZZA PRIMA DI TUTTO!”
    In tutto ciò, ancora non aveva avuto il coraggio di allontanare i due innamorati, sarebbe stato un gesto che gli avrebbe spezzato il cuore, quindi, non appena Gideon gli passò il nuovo brevetto, chiuse gli occhi e lo passò sul dorso del suo Romnium, prima di immergersi nella visione della vita di quell’ipotetico ibrido.
    Sperava di non doverne vedere anche la fine, e che Gid, in quel caso, fosse armato di fazzolettini.
    Per sbaglio, non perché amasse stakerare o origliare le conversazioni altrui, captò una frase di Rudolph e non riuscì a farsi i fatti suoi, a tacere e lasciar correre. Era una ferita aperta, specialmente quel giorno, ed era come se l'altro Custode ci avesse versato un kg di sale sopra.
    "No." Lo fissò negli occhi e, per quanto odiasse intromettersi in una discussione, non seppe davvero controllarsi. "Noi non saremo, non siamo, spettatori passivi. Ci cresceremo e diventeremo le versioni migliori di noi stessi. Siamo qui per proteggerci. Non lasceremo che le nostre vite ci scorrano davanti agli occhi senza essere in grado di fare qualcosa per evolverci ed essere più forti. Costi quel che costi."
    Ora sì che aveva bisogno di un fazzolettino.
    Hunter Oakes | 17 y.o.
    2043: Uran Jackson
    10.09.2001 | 10.06.2017
    Ravenclaw


    PSW: sono
    Where: Tre Manici di Scopa
    What: Romnium
    With: Perfumola (Gideon)


    Edited by Messier_43 - 1/10/2018, 11:13
     
    .
  12.     +6    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    200
    Spolliciometro
    +530

    Status
    Offline
    Halley Oakes era una ragazza semplice. Frase piuttosto vaga, senza dubbio, incompleta al punto da prestarsi a numerose interpretazioni. Ad esempio, la grifondoro era semplicemente incapace di passare inosservata, che fosse a causa della sua chioma bionda, della naturale propensione ad attirare guai o della sua tendenza a immischiarsi in faccende che non la riguardavano. Allo stesso modo era semplicemente inadatta a vivere in compagnia tanto quanto lo sarebbe stata se avesse provato a tirare avanti facendo affidamento solo sulle sue capacità: da un lato, infatti, pendeva la scarsa conoscenza delle norme e dei concetti alla base di una pacifica convivenza quali il rispetto degli spazi comuni – e la necessità di far sparire i cumuli di roba disseminati sul pavimento della stanza, che costringevano le altre studentesse a giocare contemporaneamente a campana e campo minato –, degli spazi privati – e il conseguente divieto di invaderli e appropriarsi degli oggetti altrui come se la condivisione fosse un diritto ereditato in modo automatico – e delle sue compagne, in generale – e questo comportava di ridurre il volume della musica e del tono di voce, tra le tante cose –; dall’altro lato pesava la sua inettitudine nelle faccende domestiche e il rischio, concreto, di dare fuoco all’intero appartamento nel tentativo di preparare anche la più semplice delle pietanze. Era semplicemente logorroica, come suo fratello, ma mentre quest’ultimo non poteva fare a meno di dare una spiegazione scientifica a tutto ciò che vedeva o faceva, Halley non riusciva a mettere un freno al flusso di pensieri, talvolta totalmente irrilevanti, che le passavano per la mente. La grifondoro rispondeva a innumerevoli definizioni, ma nessuna adatta a quella particolare circostanza.
    Halley Oakes era una ragazza semplice. Le bastava poco per entusiasmarsi, per mettere in moto la fantasia e lasciare che questa iniziasse a galoppare, fino a superare ogni confine e sfociare in proiezioni improbabili persino nella sfera dell’immaginazione, dei se, dei ma e delle ipotesi senza fondamento. Le era bastato un avviso in bacheca, quel giorno, per creare un film da Oscar, con il giusto mix di avventura, dramma, passione e momenti di ilarità – con lei, non potevano certo mancare. Riusciva a vedersi chiaramente, protagonista della pellicola, ad intraprendere quella lezione viaggio che l’avrebbe portata all’interno di una misteriosa radura, di un parco o di un qualsiasi altro ambiente incontaminato e ricco di insidie; non si sarebbe fatta intimorire, sprezzante del pericolo, e avrebbe proseguito all’interno della fitta vegetazione alla ricerca della creatura da studiare salvare dalla costante minaccia dell’uomo, dai cacciatori, dalla loro insaziabile voglia di sangue e dal macabro hobby di collezionare teste di innocenti animali. Aveva messo in conto la possibilità di perdersi e di dover ricorrere alle stelle – in pieno giorno – per orientarsi, oppure di essere sottoposta a prove di intelligenza che avrebbe affrontato perdendo la pazienza portando alla mente gli insegnamenti di suo fratello – dopotutto, dopo aver ascoltato i suoi monologhi per sedici anni, qualcosa doveva pur averla imparata. La scena principale del film avrebbe visto Halley liberare le creature magiche rinchiuse all’interno di anguste gabbie, dare le spalle a quella prigione di metallo, aprire la braccia e respirare quell’aria nuova, con gli occhi chiusi e la testa leggermente inclinata all’indietro, mentre i vari animali le passavano accanto e fuggivano da quel luogo infernale. Sarebbe stato epico. Come se non bastasse, avrebbe fatto tutto davanti al suo idolo indiscusso e mentore, Friday De Thirteenth, le avrebbe dimostrato quanto ferocemente lottasse per le idee in cui credeva ed era certa che la donna avrebbe apprezzato, l’avrebbe promossa e sarebbero diventate presto amiche, confidenti e compagne di avventure.
    Ed era partita bene quella giornata. Anzi, a meraviglia: avevano avuto un pullmino – un pullmino giallo! –, un mezzo tanto babbano quanto magico all’interno del quale avrebbero intonato canzoni di gruppo per tutta la durata del viaggio, e Nicky, Meh e Beh erano riusciti ad accaparrarsi i posti migliori, i più ambiti, che li avrebbero resi un po’ meno losers e un po’ più cool, un gruppo di cui tutti, da quel momento, avrebbero voluto far parte. Non avrebbe potuto chiedere niente altro, la grifondoro. Non pretendeva neppure che quella giornata seguisse alla lettera la sua proiezione mentale; sarebbe stata piuttosto flessibile su alcuni dettagli minori e si sarebbe accontentata di apparire come una salvatrice pronta a lottare per delle creature indifese e, in generale, per i propri ideali. Di certo, però, non si aspettava di subire una ramanzina ancor prima di rispondere all’appello e soprattutto, non da parte della professoressa De Thirteenth. Era diventata la sua tirocinante da troppo poco tempo per poter rinunciare a quell’incarico, per veder svanire il sogno di seguire le sue orme per una ragione incredibilmente futile rispetto agli svariati problemi che avrebbe potuto creare alla giornalista – in modo del tutto accidentale, sia chiaro – se le avesse dato l’opportunità di trasformarsi nella sua ombra. La ascoltò in religioso silenzio, Halley, mentre alternava momenti in cui avrebbe voluto eclissarsi ad altri in cui non poteva fare a meno di ammirare la fermezza nella voce della donna, istanti durante i quali si sentiva morire dentro ad interminabili attimi in cui pendeva dalle sue labbra, completamente rapita. Fu Nicky a riportarla alla realtà. «No!» disse, con un tono di voce sufficientemente elevato da non poter avere ripensamenti e far finta di non aver aperto bocca. Spostò lo sguardo sull’amica e poi, di nuovo, sull’insegnante. Non avrebbe permesso che la Tassorosso si mostrasse come unica colpevole; losers significa famiglia e famiglia significa che nessuno viene abbandonato o dimenticato. (semi-cit). «Non volevamo marcarle di rispetto, sul serio.» tentò di pesare le parole, cosa che le riusciva incredibilmente difficile dato che era sprovvista di un filtro tra cervello e bocca. «È che… non è facile essere studenti.» era quella la sua giustificazione? Dov'era la parlantina di Hunter, quando serviva? «Ci sono così tanti gruppi, difficoltà, pressioni e…» si stava addentrando in discorsi che non sarebbe stata in grado di sostenere e aveva iniziato ad elencare cose del tutto casuali, sperando che restare sul vago desse l'idea di quanto fosse grande la questione e, insieme, le evitasse il rischio di toccare i tasti sbagliati. «Volevamo solo stare insieme.» le rivolse un'espressione da cane bastonato, ma non troppo, perché ai suoi occhi avrebbe voluto mostrarsi forte, capace di sostenere le proprie idee senza dover ricorrere alla tecnica della pietà; non da subito almeno. Si augurò di non aver peggiorato la situazione e cercò di incrociare lo sguardo di Nicky, sperando che le reazioni dei losers avessero contribuito a risollevarne l'umore.
    Quando arrivarono al DeZero e per l'intera durata della spiegazione, Halley rimase con la bocca leggermente socchiusa e gli occhi sgranati, intenta a spostare lo sguardo su tutto ciò che la circondava, incuriosita dall’esistenza di un posto simile e placata dall’idea che per ogni creatura fosse stato ricreato un habitat adeguato alle sue caratteristiche. In circostanze normali, non avrebbe abbandonato del tutto la prospettiva di liberare le bestioline incontrate durante il suo cammino, ma aveva promesso ad Hunter che si sarebbe comportata bene quel giorno; gli aveva stretto il mignolo, lo aveva guardato negli occhi e aveva accettato di soffocare la sua natura da animalista, ribelle e disastro ambulante per non metterlo in imbarazzo o creargli alcun tipo di problema. Non avrebbe potuto dirgli di no, nonostante nutrisse qualche dubbio sul fatto che la persona che aveva davanti fosse realmente suo fratello: tremava, aveva uno sguardo inquietante e parlava più del solito, se possibile. «Hai fumato qualcosa?» gli aveva chiesto, risentita. «Senza di me?!» non voleva crederci. Tra le passioni in comune, dopo l’astronomia e lo skateboard, c’era sicuramente l’erballegra. Non che ne fossero dipendenti, ma trovavano piacevole entrambi, di tanto in tanto, rilassarsi tra un tiro e l’altro, un vaneggiamento ed un discorso serio che perdeva via via consistenza. Non riusciva ad immaginare che il fratello fosse riuscito ad eludere la sorveglianza dei cani, ad Hogwarts, e avesse deciso di provare quella nuova varietà da solo, senza neppure accennarglielo. Lasciò cadere il discorso, ripromettendosi di torchiarlo una volta tornati al castello, e pescò il bigliettino con su scritto il nome dell’animale che avrebbe dovuto cercare. «Un Pappagallo Pirata!» esclamò ad alta voce, senza rivolgersi a qualcuno, in particolare, e confermando il fatto che spesso, per lei, non fosse rilevante la presenza di un interlocutore per iniziare a parlare. Tirò fuori il libro dallo zaino ed iniziò a sfogliare le pagine alla ricerca della descrizione di quella specie, pur essendo piuttosto certa di ricordarne i tratti fondamentali. Cura delle Creature Magiche, infatti, era una delle poche materie verso cui nutriva un reale interesse, tanto da stare attenta a lezione e svolgere i compiti assegnati senza dover chiedere ad Hunter o Gideon di permetterle di copiare parti delle loro relazioni. Fece scorrere lo sguardo lungo il paragrafo dedicato, mentre camminava senza una meta o senza avere la minima idea di dove stesse mettendo i piedi, e si fermò solo una volta sicura di avere tutte le informazioni necessarie. «Ok, odia la gente. Quindi escluderei i posti troppo affollati.» iniziò a sfoltire la lista, eliminando lo zoo, i parchi e negozi in cui un’atmosfera particolarmente allegra avrebbe reso quella creatura decisamente fuoriluogo. «Vive di inganni, di menzogne. E ama i goielli.» si soffermò sull’Inferius, trovandosi poi a lasciar cadere anche quell’opzione dopo aver concluso che, in un quartiere abbandonato, il Pappagallo avrebbe potuto trovare la tranquillità che cercava, ma nulla di particolarmente prezioso. L'ultimo luogo della lista era Dark Street.
    Quando giunse sul posto, si guardò attorno per qualche istante. Non si lasciava facilmente impressionare, Halley, ma non sarebbe stata del tutto sincera se avesse detto di sentirsi a suo agio lì, in quella stradina buia, da sola. Nei film babbani che aveva visto con Hunter, iniziava tutto così: un vicolo oscuro, un silenzio assordante, il protagonista spaesato, un rumore improvviso, magari di un gattino dietro ad un bidone dell’immondizia – un evento insignificante, all’apparenza – e un’ombra che si allungava rapidamente e approfittava di quella distrazione per accoppare il malcapitato. Non aveva paura, continuava a ripeterselo, ma iniziò ad avere una certa fretta di trovare quella bestiolina e tornare dai suoi amici. Tirò fuori dalla tasca un galeone, certa che fosse l’unico modo per attirare la creatura, e iniziò ad agitarlo per aria e chiamarlo a gran voce, come se quel gesto potesse accelerare i tempi. All’improvviso, una figura indistinta scese in picchiata in direzione di Halley, afferrò la moneta d’oro e sparì dall’altra parte della strada, lasciando la grifondoro rannicchiata a terra e con solo il braccio puntato verso l’alto. «Ehi! Potresti almeno farti vedere!» urlò nella sua direzione, ignorando il fatto che un comportamento aggressivo avrebbe potuto farlo allontanare definitivamente. Tentò di guardare il lato positivo: aveva perso un galeone, ma aveva la certezza di essere nel posto giusto; nessun’altra creatura volante avrebbe potuto rubare dell’oro, a meno che non esistesse un’evoluzione dello Snaso di cui non era a conoscenza. Prese un’altra moneta, la strinse più forte e agitò nuovamente la mano. Ancora una volta, il Pappagallo riuscì a sottrargliela, graffiandola con il becco. «Stupido pennuto! Se ti prendo ti tolgo ogni piuma e le rivendo per recuperare i galeoni che mi stai rubando!» si sfogò, continuando a parlare a vuoto, prima di rendersi conto che tutto ciò che aveva detto andava contro i suoi principi, contro quello in cui diceva di credere, quello in cui si impegnava quotidianamente. «Merlino, scusa… io… è che… siamo stati già rimproverati oggi, non voglio tornare a mani vuote, capisci? E non merito questa.» si sfilò lo zaino dalle spalle e sganciò una delle decine e decine di spille – quella che la identificava come “Amica degli animali” – con cui ne aveva ricoperto la superficie fino a dimenticare di che colore fosse il tessuto in origine. La lanciò davanti a sé, per liberarsene, e la vide sparire pochi istanti dopo. Emise un urlo rabbioso, strinse i pugni e continuò ad inveire contro l’animale, per poi passare a sommessi borbottii e convincersi che avrebbe dovuto cambiare tattica. Prese il trasportino, posizionò al suo interno un galeone – l’ultimo rimasto – e una decina di Bombi Universali – meglio andare sul sicuro – e attese che il Pappagallo cadesse nella sua trappola; non appena lo vide zampettare in quella scatola di metallo, si lanciò sull’oggetto come un giocatore di rugby e riuscì ad intrappolarlo.
    Una volta tornata dal resto del gruppo, vennero divisi in coppie per svolgere un esperimento e scrivere una relazione sui risultati che avrebbero ottenuto di lì a poco. «No, ma… giocare ai Pokemon era decisamente meno faticoso.» rispose a Rudy, suo compagno per quell'esercitazione, Custode e amico con cui aveva trascorso anni in Istituto. Lasciò cadere il discorso per evitare di dover raccontare come si era fatta fregare – più e più volte – da quell’uccello e rimase spiazzata dalla successiva domanda. Non che non ci avesse mai pensato, non passava giorno senza che rivolgesse un pensiero ai suoi genitori, senza che si chiedesse quello che avrebbero provato quando li avrebbero conosciuti e come sarebbe cambiata la vita di tutti; tuttavia, indugiare sulla loro versione nel presente, sull’immagine dei due piccoli Oakes – o qualunque fosse il loro cognome – che sarebbero cresciuti con i loro genitori, che avrebbero vissuto una vita normale, che avrebbero fatto tutto ciò cui loro avevano rinunciato, la rattristava. Lo avrebbe detto a Rudy, gli avrebbe risposto che non aveva idea di come avrebbe reagito e che la cosa, onestamente, la spaventava, ma Hunter la anticipò, si inserì nella conversazione e lo fece con la lucidità con cui sapeva affrontare quelle situazioni – nonostante fosse chiaramente alterato da una sostanza non ben identificata. Cercò la mano del fratello e la strinse per qualche istante, per ringraziarlo per essere arrivato in suo soccorso, e si rivolse nuovamente a Rudy. «Pensi che si limitino a studiare gli ibridi?» cambiò argomento, mentre le immagini della creatura generata dal Pappagallo Pirata e dallo Spirito Blu comparivano all’interno di quell’uovo magico. «E se li creassero? Hai mai visto Jurassic World? Potrebbero venire fuori dei mostri incontrollabili!»
    HALLEY OAKES
    You say we got no future
    You're living in the past
    So listen up
    That's my generation
    16 y.o.
    troublemaker
    rebel


    Il post è indecente e probabilmente ho anche dimenticato pezzi e persone da commentare/citare, scusate ç_ç

    psw: massone
     
    .
  13.     +7    
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Bolla
    Posts
    1,306
    Spolliciometro
    +523

    Status
    Offline
    wednesday & friday de thirteenth
    wendy&fray
    «Ricordi quando giocavamo a nascondino con Sandy?» disse la bionda mentre giocava con un fiorellino togliendo i petali uno ad uno senza però fare alcun gioco, aveva solo voglia di farlo.
    «e quante volte ci siamo dimenticate di cercarlo » risero le gemelle a quel ricordo, diventato amaro in quel momento, dato la mancanza del fratello. Anche se aveva uno strano modo per dimostrare l'amore verso le due sorelle, lei sapeva quanto il minore ci teneva a loro due. «Mi manca» disse nostalgica la bionda, sospirò per poi poggiare la testa sulla spalla della sorella, non importava che rispondesse perché sapeva quello che stava provando. Quella peste mancava ad entrambe da morire. Rimasero così in silenzio fino a quando non vide spuntare il primo ragazzo, Gideon e subito tutti gli altri. «eccoli»
    I ragazzi uno ad uno si ripresentarono dalle gemelle e sembravano tutti, Wendy non poteva esserne sicura che fossero davvero lo stesso numero di quando erano partite, ma non poteva certo mettersi a contarle come le pecore, non aveva tempo. «Sono così fiera di voi» prese a saltellare, ammirando tutte le creature ibride nate. Aveva sempre amato quelle cose, magari doveva essere lei la guardiacaccia invece che diventare una giornalista, forse aveva sbagliato qualcosa nella vita. Ma non era il caso di pensarci in quel momento, aveva una lezione da mandare avanti. Guardò Fray «È il momento?» chiese conferma proprio alla rossa, perché non era sicura di aver capito come procedere in quella lezione anche se l'aveva progettata con lei questo non voleva dire che aveva davvero ascoltato quello che si erano dette; faticherete a crederci ma la bionda aveva l'attenzione di un bambino anzi forse un neonato era più attento a quello che gli accadeva intorno.
    «Si Wendy» rispose la rossa, quasi esasperata, ma questo alla gemella non importava, prese a saltellare di nuovo sul posto, battendo le mani come una vera disagiata «Avete visto che belle creature sono nate? »
    Ammirò il Fug, lo adorava davvero quel piccolo animale, gli avrebbe anche dato un biscotto se lo avesse avuto tra le mani. «Ora voi penserete che questi ibridi non esistano, e vi sia possibile ammirarli solo tramite il tamagotchi, ma non è così. non è vero, piccolo? » fece naso naso con lui, si, sullo schermo, non giudicatela. Era così carino e coccoloso che se non fosse stato per quella lezione se lo sarebbe andato a cercare all'istante. «Wendy? » la sorella la fece tornare sul pianeta terra; si era persa a fissare quell'animaletto e solo una leggera spallata della gemella la fece ridestare; la fissò per qualche istante «ah si, scusate» distolse lo sguardo da quella bellissima specie animale; estrasse la bacchetta e mandò un Sicarius ai Magibiologi, avvisandoli di portare gli ibridi: il De Zero, con il permesso del Ministero della Magia Britannico ed Americano (gli altri paesi no, ki siete) aveva attivato il progetto Popoliamo il Nostro Mondo, e trovando razze fra loro affini (come quelle date in consegna ai ragazzi) avevano creato i diversi ibridi, i quali di lì a poco (possibilmente) avrebbero fatto la loro apparizione in carne ed ossa. «torniamo a noi.» tornò verso i ragazzi notando quanto poco fossero interessati a quello che la bionda stava per dire. Poco importava, erano lì avrebbero subito anche quella parte della lezione. Si avvicinò ad un Avicmoire, si chinò sullo schermo ancora una volta, aveva la capacità di distrarsi con poco « You can’t stop me lovin’ myself» fischiettò il resto e vide il pinguino illuminarsi o lo avrebbe fatto se fosse stato lì presente. Sapeva che gli piaceva quel tipo di canzone, gli sorrise «anche tu sei favoloso»
    «Wendy» di nuovo la sorella le fece ricordare di non essere sole. «Scusate. Di nuovo.» doveva smettere di fissare quel coso o quella lezione non sarebbe mai finita e dovevano riportare i ragazzi ad Hogwarts nell'orario previsto. Alzò il capo sorridendo all'equipe di biologi e addestratori di creature magiche che apparvero da Hogsmeade, portando con loro i diversi ibridi. «Sapevate che una semplice piuma può essere usata per aggiungere caratteristiche magiche ad un'arma?» Non attese risposta, prima di proseguire. «peli, unghie, perfino saliva. tutto, pur nella natura innocente, può essere usato per creare armi letali, o scudi impenetrabili» sospirò amareggiata, perché stava per iniziare la parte della lezione che meno le piaceva, ma doveva farla. «Oggi dovrete fare lo stesso. Si, avete capito bene cioè forse. »
    «quello che Wendy sta dicendo è che dovrete, a tavolino, progettare un'arma. Non crearla, non siete ingegneri, ma chissà? il prototipo più interessante potrebbe divenire reale, quindi prendete sul serio il vostro compito. Dovete prendere un elemento dell'ibrido che vi assegneremo - ripeto: unghie, piume, peli, qualunque cosa pensiate possa essere utile - e creare un'arma. ad esempio, prendendo un baffo di moonfeels, è teoricamente possibile rendere una spada, o un qualunque genere di arma bianca, recettiva alla presenza di esseri umani. dico teoricamente perchè non sempre è possibile unire gli elementi, ma voi non dovrete preoccuparvi di questo considerato che non avete le competenze adatte: conta il pensiero, uh? provateci, insomma.»
    «Non per ferirlo o uccidere l'ibrido, eh. Vi prego non create trappole mortali per queste creature. Sono così belle» intervenne di nuovo la bionda; non poteva sopportare che qualche animale ci rimettesse la vita, perché potevano perdere qualche studente ma mai e poi mai avrebbero permesso che quelle bestioline morissero, avevano dei principi le ragazze.
    «Quindi buon lavoro»
    «Wendy» «Cosa?» «non stai dimenticando qualcosa?»
    «ah si vero. Cambiamo le coppie. Siete contenti? e vi assegniamo i diversi ibridi che avete visto oggi. se non conoscete la creatura in questione, potete chiedere la relazione appena scritta ai compagni che l'hanno avuto in esame» disse esultando e saltellando di nuovo; era una bambina alle giostre mentre gli studenti al contrario non erano così felice di continuare quel lavoro. Odiavano così tanto il lavoro di squadra? Lei no. «Ecco fatto. Nuove coppie per un nuovo progetto. Divertitevi»




    wendy: cdcm | fray: strategia | 26 y.o.
    20.09.2018 | 11:30
    Hot, strong, young and dumb
    Yeah, we had no fear Way back when we said
    We'd both be millionaires
    Now those days are over We're all ghosts

    Ciao a tutti. Ovviamente non è Sara in questa parte della lezione o avreste avuto a mezzanotte questo post. Ma passiamo a noi, dato che non sono stata chiara, ricapitoliamo:
    1. Scegliete un elemento dell'ibrido e progettate su carta l'arma
    2. Dovete obbligatoriamente postare tutti.
    3. In on dovete far collaborare i pg, farli drogare, scrivere anche quello che farebbero per procurarsi l'arma o quello che volete insomma
    4. è obbligatorio postare sotto spoiler lo schema
    5. Non credo vi serva un quinto punto
    6. Non mi viene in mente altro.
    7. Usate la fantasia e divertitevi.

    Ora passiamo alle coppie: (ibrido – pg + pg)
    1 Cherfumnium - Erin + Kinese di Daf
    2 Snornox - Self + Rose
    3 Pole neboleuri - Gideon +Perses
    4 Cenzotin - Jazz + Nicky
    5 Chat - Take+ Hazel
    6 Moonfeels - Behan + Mehan
    7 Avicmoire - Phoebe
    8 Fug - Chouko + Gwan-Min
    9 Eros piumato - Hunter + Iden
    10 Fakudamus - Romeo + Charles
    11 Aureeka - Scott + Rudolph
    12 Rabboom - Maple+ Halley

    SCHEMA:
    Tipo di Arma: (ossia di che arma si tratta: coltello, pugnale, freccia, martello, mazza, ecc)
    Elemento dell'ibrido: (piuma, saliva, unghia, polverine magike, e chi più ne ha più ne metta)
    Caratteristiche: (ossia com'è fatta l'arma in questione; potete creare anche armi multi tasking #wat che possono essere usate da difesa, tipo lo scudo di cap america per intenderci)
    Funzionamento: (ossia quale caratteristica magica possiede, ed in quale modo rende l'arma speciale)



    Se non vi è chiaro chiedete pure alle Massone (Viola e Sara ma più Sara che Viola) .
    Avete tempo fino al giorno 8 Ottobre, notte compresa (per i confusi come sara, la...mattina/alba #wat del 09.10).
     
    .
  14.     +6    
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    1,097
    Spolliciometro
    +1,003

    Status
    Offline
    If you can't reach me again,
    Well, you are my only friend,
    And you'll find me at the bottom playing guitar badly.
    «tra il canto soporifero e gli artigli che secernono sostanze narcotiche e/o inchiostro all'evenienza, gli Snornox sono praticamente delle bestie di satana.» dettò al compagno, un'occhiata al Tamagochi che aveva fra le mani ed una alla pergamena su cui stava scrivendo Perses. «è eccessivo? non è eccessivo, dai. va bene, è eccessivo. bestioline multitasking?» probabilmente non ne sarebbe uscita fuori la migliore relazione della sua carriera scolastica, ma almeno sarebbe stata... Originale? «SICURAMENTE PIU' DI QUELLA DEI PICCIONERO.» era eccessivo? Non era eccessivo, dai. Certo, aveva urlato quell'ultima frase senza neppure preoccuparsi di dargli un contesto, ma almeno era coerente con il proprio flusso di pensieri e, nelle condizioni in cui ancora si trovava, andava più che bene. Condì l'esclamazione con un intenso, truce sguardo verso Hunter, perché «gni gni contano le dimensioni gni gni come sono intelligente gni gni vaffanculo.». Aveva un animo sensibile, Charles, ed era facile offenderlo. Spostò nuovamente l'attenzione sul proprio compagno di casata, cercando in lui la comprensione di cui necessitava: perché dovevano essere sempre i Corvonero a spezzargli il cuore? Iden, che aveva deciso di ignorare i suoi spassionati tentativi d'approcciarlo, e adesso quell'Oakes, che interrompeva così bruscamente il suo allegro viaggio nel mondo degli Snornox. Povera vittima di un mondo crudele, scosse la testa con fare melodrammatico e si allungò verso Perses per strappargli letteralmente dalle mani la relazione su cui stava lavorando, finendo inevitabilmente per lasciare una brutta linea d'inchiostro sul loro già poco ordinato compito. «devo distrarmi, scrivo io.» e, con altrettanta poca grazia, gli lanciò addosso il Tamagochi. Prese a scrivere con calligrafia tremolante, cercando di cacciar via la sgradevole sensazione che l'aveva invaso. Ecco cosa succedeva ogni qual volta qualcosa disturbava la sua quiete: iniziava a rimuginare. E, se prima ad offuscargli la mente erano pensieri inerenti alla sua famiglia ed ai suoi problemi in casa, da qualche mese s'era aggiunto anche quello, un maledettissimo Corvonero. Per lo più cercava di prendere la cosa alla leggera, scherzandoci su o ripetendosi quanto sciocco fosse fissarsi su qualcuno in maniera tanto preponderante ma, quando i suoi momenti no venivano amplificati dall'alcol o -come in quel caso- dalla droga, eccola tornare a galla l'immagine di quell'Iden un po' cresciuto ma con gli stessi occhi, visibili anche nella penombra del night club. Perché diavolo non aveva prestato maggiore attenzione alla persona che aveva davanti? Perché non se n'era accorto prima e, soprattutto, perché una volta compreso non si era fermato? Aveva scelto di andare fino in fondo, spinto dalla passione del momento e da chissà cos'altro, e adesso non gli restava che pagarne le conseguenze: quell'assurda ossessione per qualcosa di tanto sciocco, e difficile se non impossibile. Ma mai che Charles Dumont s'arrendesse e, se non fosse riuscito a liberarsi di tutta quella storia da solo, allora l'avrebbe fatto con lui, volente o nolente, allo stesso modo in cui stava continuando a scrivere quella strampalata relazione nonostante la nausea che aveva cominciato a sentire alla bocca dello stomaco. «punto esclamativo... okay, finita.» sollevò la pergamena sgualcita, mostrandola a Perses con un mezzo sorriso soddisfatto sulle labbra.
    Una volta consegnata la relazione ed ascoltato con finto interesse la nuova consegna delle De Thirtheenth -con tanto di smorfia costernata all'improvvisa dimostrazione d'affetto da parte della prof per... l'ibrido sullo schermo? ew-, si era già psicologicamente preparato a tornare alla collaborazione con il proprio compagno quando l'annuncio del nuovo scambio di coppie lo fece scattare sull'attenti.
    «non potete separarcih, è il primo compagno normale che mi capita — il primo che non tenta di uccidermi» e sì, era un chiaro riferimento al colpo di pistola non così innocuo da parte di Iden dell'anno prima. Scoccò a Perses un'occhiata implorante, quasi non dovessero vedersi mai più, con la disperata voglia di mettersi a cantare "addio, addio, amici addio, noi ci dobbiamo lasciaree" ma ormai abbastanza lucido da riuscire a non farlo grazie al cielo. Il nome del suo nuovo partner gli fece comunque passare qualunque voglia avesse di allestire un concerto: «no, assolutamente no.» fu il suo unico commento, fissando Romeo Ventimiglia senza neppure provare ad avvicinarglisi. Un altro Corvonero. Peggio, il Corvonero che condivideva la stanza con Iden. «questa deve chiaramente essere una specie di maledizione.» si avvicinò di malavoglia al compagno, senza neppure curarsi di parlare a bassa voce - o di star zitto. «alors, mettiamo le mani avanti.» cominciò, una volta raggiuntolo. «dobbiamo solo finire questa dannatissima lezione. il fatto che tu sia un corvonero mi genera un certo turbamento, niente di personale, ma tra baguetteland e pizzaland potrebbe anche rivelarsi... piacevole è un parolone, diciamo sopportabile non è che gli piacesse chiamare così la patria in cui era cresciuto, ma ci voleva una certa diplomazia per risolvere quel genere di cose e, a mali estremi, estremi rimedi. «se sei d'accordo, togliamoci in fretta dalle palle questa cosa e andiamo a farci una sigaretta... fumi?» come dicevo, la d i p l o m a z i a. «se no, faresti bene a iniziare.» best life coach 2k18.

    A questo punto si potrebbe anche terminare così, ma né Elisa né Charles ne uscirebbero adeguatamente soddisfatti, e da Romeo a Cupido è un passo perciò...

    «stavo pensando a una cosa.» s'interruppe all'improvviso, alzando la testa dal foglio che aveva iniziato a compilare assieme a Romeo. «tu sei in stanza con kaufmann, vero?» non è che non lo sapesse, voleva solo fingere una certa noncuranza. Cosa aveva intenzione di fare? A dir la verità, non ne era certo neanche lui, ma aveva deciso che l'avrebbe fatto perché, sì, aveva bisogno di una svolta. «gli daresti questo da parte mia più tardi? dovevo restituirglielo ma, ecco, diciamo che non siamo in ottimi termini al momento.» tirò fuori dalla tasca un accendino, ma non uno qualunque: era quello che Charlene aveva dimenticato di restituire a Victor una sera di appena un mese prima. Per chiunque sarebbe stata una cosa da niente, ma per lui non lo era e, a onor del vero, sperava che non lo fosse neppure per Iden.
    Charles Antoine Dumont
    legacy:slytherin
    power:eccentric as fuck
    alignment:neutral
    birthday:2000's


    Tipo di Arma: Liana Magica
    Elemento dell'ibrido: Peli di coda di Fakudamus → incredibilmente resistenti per via della natura prensile della loro appendice.
    Caratteristiche: La Liana Magica fatta di peli di coda di Fakudamus può variare in dimensione dai 3 ai 10 metri di lunghezza. La colorazione dipende dal manto dell'ibrido da cui vengono estratti i peli: comunemente grigi, possono trovarsi anche varianti brune o bianche. Viene utilizzata in attacco per strangolare i nemici o, più comunemente, per intrappolarli, attrarli a sé o ferirli.
    Funzionamento: La liana magica appare sottoforma di un comunissimo braccialetto d'argento. Può essere attorcigliata attorno al polso, al braccio, alla caviglia, ogni posto in cui si potrebbe mettere un normale bracciale. Nel momento in cui se ne ha bisogno, tuttavia, basterà concentrarsi su di essa e allungare il braccio, ed eccola allungarsi, potendo raggiungere fino a 10 metri. La liana, come si arrotola attorno a polsi e/o caviglie del proprietario, è capace di agguantare qualsiasi parte del corpo dell'ipotetico avversario, intrappolandolo in modo tale nella sua presa
     
    .
  15.     +5    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    258
    Spolliciometro
    +538

    Status
    Offline
    Hazel Elizabeth McPherson
    Hazel McPherson
    Hazel capì di avere trovato la persona giusta quando Self si girò e, individuati Hunter e Gid uno accanto all’altro, si era lasciato andare a un versetto intenerito che indicava che credeva nella sua ship, che li trovava carini. E Haz sentì un coro di angeli intonare “Hallelujah” perché finalmente aveva avuto la prova che NON ERA PAZZA, non era FANATICA – altri non ci avrebbero messo le mani sul fuoco e avrebbero avuto pure ragione ma non per LEI, somma paladina delle ship – e che la McOakes esisteva ed era tra di loro perché, signori e signori, non era più soltanto lei a shipparli. Oh mio dio, l’idea di un fan club era sempre più vicino e realizzabile, le sarebbe bastato spargere i suoi seguaci, per ora solamente Self, a diffondere il suo credo per il mondo e reclutare altre anime in grado di comprendere quanto quei due fossero così perfetti insieme. Dal club scolastico sarebbe venuto a crearsi l’associazione, dall’associazione al mondo, dal mondo verso l’infinito e oltre incluso il caro vecchio Pluto, che avrebbe avuto giustizia come meritava da tempo. #wat
    Sì, Self Service – oh, avrebbe dovuto chiedergli come si chiamava davvero, perché okay che Haz amava il cibo con tutta se stessa, ma insomma – sarebbe stato suo marito e il padre dei suoi figli. Insieme avrebbero dato vita a una creaturina contenente tutto il loro amore per l’amore(?). E fu così che da quel giorno, per i corridoi, Hazel chiamò Self sempre “marito”. Un’altra vittima del suo disagio.
    Entusiasta del compagno capitatole, Haz annuì con un gran sorriso alla sua domanda. «Sì, abbiamo due bei micetti! Il mio è un po’ saccente ma è carino lo stesso e mi ha reso così intelligente che ora sto cercando di capire quale tipo di sostanza renda possibile ai suoi artigli un effetto simile invece di pensare a cosa mangiare stasera. Lo si ama lo stesso, dai!» esclamò in conclusione, senza prendere fiato nemmeno una volta che ansia. Spostò il peso da una gamba all’altra e, prima di strofinare l’uovo sulla propria creatura, il suo orecchio allenato colse le parole di Gid e Hunter. Incuriosita, si girò a osservare cosa stessero combinando – magari si stavano dichiarando, chi lo sa, ogni occasione era buona per essere soggetto di velato stalking –: stavano solo commentando il coso di uno degli animali, tutto nella norma.
    «PRENDETE ESEMPIO INVECE DI CRITICARE, BALORDI.» Doveva insegnargli proprio tutto, ragazzi. Che faticaccia. Poi, fu troppo occupata a incantarsi davanti all’ibrido suo e del Tassorosso per le molestie. Con gli occhi affascinati di una bambina, Hazel si portò le mani alle guance. Ma era proprio un animaletto tenerissimo il loro!!! «È così A E S T H E T I C. È proprio una queen bee, guardala come si atteggia!» E avevano pure le stesse opinioni. Hazel annuì vigorosamente a manifestare il proprio assenso e gli lasciò una pacca sulla spalla forse un po’ troppo forte, ma mica l’aveva fatto apposta. «Bene marito, è giunto il momento di prendere appunti. Io detto, tu scrivi.» Ovviamente. Hazel scriveva solo se era questione di vita di morte, era più divertente così e non si fece il minimo scrupolo a delegare il suo compagno di armarsi di carta e penna; iniziò a elencargli tutti i comportamenti da riportare e Self pensò a migliorare ciò che gli riportava, perché dire che il Moonfeels sembrava una lanterna blu non era esattamente attinente con il resto. Dov’era lo spazio per le opinioni personali? Haz non se ne capacitava.
    E nonostante Hazel si fosse legata al dito il mancato rimprovero delle sorelle De Thirteenth, non poté che farsi contagiare dall’entusiasmo della bionda professoressa che si era messa a saltellare per la gioia di vedere tutti quegli ibridi. Però il loro, pensò con orgoglio, era il più carino di tutti! Strano a dirsi, dato che lei avrebbe voluto un XXXX, ma alla fin fine si era divertiva.
    Ascoltò il proseguire della lezione con l’attenzione a lei concessa dai residui d’intelligenza rimasti e rimase di stucco quando incominciarono ad apparire degli uomini, che dovevano essere lo staff del posto, con al loro seguito gli ibridi che gli studenti avevano creato. «Guarda Self, il nostro bambino!» Gli indicò il Moonfeels che riuscì chiaramente a intravedere. Si sarebbe persino asciugata una lacrima di commozione, se avesse avuto un cuore tenero. Erano tutti bellissimi! Chissà quali erano quelli realmente pericolosi…
    Lo sguardo le cadde su un componente dell’equipe e Hazel fece qualche passo di lato con fare da cospiratrice, sporgendosi verso di lui con espressione fintamente tranquilla. «Psst, ehi! Lei, sì, dico lei!» L’uomo, adesso, la stava fissando con la fronte aggrottata di chi proprio non capiva se aveva a che fare con un’allucinazione, una tipa strana o una da ignorare. Beh, poteva darsi che avrebbe cambiato idea- «Ce l’ha un XXXX da prestarmi, meglio ancora un XXXXX? Se non ha voglia di andare a prenderlo ci vado io eh. Dove li tenete, in magazzino?» Ooo forse no. Tutto era soggettivo, nella vita. Si può facilmente intuire la reazione dell’uomo, che probabilmente si domandò che razza di ragazzi frequentassero Hogwarts e, cosa che la offese, si allontanò senza rivolgerle un solo saluto. Quella si chiamava maleducazione.
    Haz sbuffò e tornò accanto a Self, approfittando della continua distrazione delle sorelle per riflettere sulle varie fanfiction che aveva in programma di leggere. La prospettiva di poter progettare un’arma riscosse tutta la sua attenzione: davvero avrebbe avuto occasione di progettare un’arma? «Che figo! Voglio qualcosa di appuntito che faccia male, altrimenti che gusto c’è? Posso provarlo su di te??» cos La sua mente iniziò a prendere in considerazione tutte le idee pericolose possibili e immaginabili, ripercorrendo tutti gli oggetti che in quindici anni aveva utilizzato come potenziali armi del delitto, e sospirò felice. E come ogni volta in cui era felice pensò alla McOakes, perché per lei la McOakes era sinonimo di profonda beatitudine, e fu allora che le venne l’ispirazione: una freccia, come quella di Cupido! L’avrebbe forgiata con le proprie manine, in un modo o nell’altro, e avrebbe fatto in modo che scoccasse l’amour. La vita era piena di opportunità, nulla di più vero!
    Meno felice si sentì alla prospettiva di cambiare partner: Haz mise il broncio, dispiaciuta, perché di separarsi dal marito non avrebbe voluto saperne. Cioè, normalmente sarebbe stata entusiasta come sempre, perché socializzare con gente diversa le piaceva, ma erano troppo giovani per divorziare e lui l’avrebbe assecondata nella creazione della freccia di Cupido. Invece, con un altro il suo progetto sarebbe stato rimandato. Miseriaccia!
    Finì in coppia con un certo Take Away, che le sembrava di ricordare fosse parente del suo maritino e, di nuovo, scoppiò a ridere, dando un buffetto a Self. «Ma i vostri veri nomi sono top secret? Oh mio dio, avete una doppia identità e fate parte della mafia cinese?» ipotizzò sgranando gli occhi, emozionata all’idea dell’azione e l’adrenalina che ciò avrebbe significato. Purtroppo Self smontò la sua ipotesi e, finalmente, le spiegò che quelli erano i loro nomi. Con tutte queste rivelazioni Haz sentiva proprio il bisogno di una ciambella. Si legò in una coda stretta i capelli castani, giusto per essere pronta ad avventurarsi nei meandri dell’ambito bellico(?) della questione. Hazel dimostrava sempre voglia di fare e vedeva sempre il lato positivo della cosa, con un’incrollabile speranza verso il futuro: lei e Take avrebbero fatto scintille insieme. Ma modestamente, lei faceva sempre scintille. quelle vere però, quelle che fanno prendere fuoco.
    Dopo aver realizzato che dunque la McOakes non era più insieme, Hazel sentì il cuore spezzarsi e si sentì, per quella frazione di secondo, immensamente triste. Si mise a stalkerare Gid, che era andato a fare coppia con quel tipo che pareva aver subito un intervento di chirurgia estetica decisamente finito male data l’espressione impassibile e sempre uguale, incenerendolo con lo sguardo. Stessa sorte toccò a Iden, finito in coppia con Hunter. Si consolò con il pensiero che avrebbe escogitate altre strategie per immischiarli in situazioni compromettenti, anche se Sinclair e Iden, ammise, un po’ li odiava. Un po’ tanto. E dovevano solo sperare di non compiere un passo falso.
    Accantonando le sue intenzioni vendicative, fece una corsetta saltellante in direzione di Take e sventolò una mano con un sorrisone. «CIAO! Io sono Hazel, piacere!» si presentò. Dondolò sui talloni e scoccò un’occhiata al Chat lì accanto, l’ibrido a loro affidato. «La facciamo un’arma pericolosa? Dimmi di sì.»

    Gryffindor | 15 y.o.
    Halfblood | 20/09/18
    When you can't
    find the sunshine
    be the sunshine.
    Live more, worry less.


    Tipo di Arma: Freccia magica
    Elemento dell'ibrido: Peli di manto di Chat, che emanano la polverina dorata con cui la creatura attrae le persone.
    Caratteristiche: Freccia fatta di peli di manto di Chat, la cui lunghezza oscilla tra i 70 e gli 80 centimetri circa; è dotata di riflessi dorati evidenti alla luce del sole a causa della polvere dorata emanata dallo Chat e la sua colorazione, piuttosto insolita per una freccia, varia dal marrone chiaro al marrone scuro e può presentare striature nere o più chiare, in base al manto dell'esemplare da cui ha origine.
    Funzionamento: Chi si ritrova colpito dalla freccia di pelo di Chat non presenta alcuna ferita: potrà fare male, ma non appena la freccia viene a contatto con la pelle si dissolve nell'aria lasciando il bersaglio intatto. Quest'arma, infatti, ha come effetto quello di trasformare il soggetto in un Chat per un lasso di tempo che può sconfinare dai trenta minuti alle quattro ore in base alla zona colpita. Il temporaneo Chat, inoltre, non avrà le capacità di un normale esemplare e non può quindi emanare polvere dorata dal manto né mordere qualcuno per farlo divenire a propria volta un Chat. Sostanzialmente, pur non infliggendo gravi danni fisici, questa freccia rende inoffensivi.
     
    .
59 replies since 16/9/2018, 23:47   2765 views
  Share  
.
Top