help mee hghejk

sara sr (mood) ft. dara

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    sunwoo darae
    gli bastavano cinque minuti
    cinque minuti per chiarire, per andare per
    aiuto
    cosa voleva dire?
    aveva un discorso pronto, giuro
    ma non c'era pi
    un grosso respiro,il pugno alzato
    cosa doveva dire
    comunismo
    no
    forse era altro
    una ctta
    forse altro
    gherjkgeh+
    voleva dire qualcosa
    aveva avuto una bella serata, sara
    ma anche dara
    volevo dire dara
    si era diverstito
    aveva parlato di dnd
    di amici
    di alcol
    no di alcl no
    ma forse anche
    e ora era lìe
    era non riordaova più
    un altro respiro
    veva tutto senso nella sua tsta
    «ho anche copiato il codie role»
    cioè capito. pure il codiece role
    aiuto
    b«le role non mi servono, è prorpio il prinicpio. domani non ricorederò nulla» aveva bevuto. ma pco. il minimo sindacale. un po' . qialcosa. ma poco!aveva parlato di dnd. dei be10. di lui. di lei. di cotte. no di quello no «dai tispondi»
    sospirò, la tewta contro la testa no
    contro la porta v«dimmi solo»
    qualcosa
    che on era tutto nella sua testa
    di andare avanti
    che aveva snes
    ncje non era una cott
    che aveva senso
    «aiuto» ma sul serio
    domani cambio il coice role
    «c'è stata la guerra» mi sembrava impotetante dirlo. vediam ocosa dice il correttore automatico:
    dara e mood non è vero che non è vero che non è vero ma è una delle mie foto di gruppo e non so se ti serve per la disponibilità prima di stampare questa email è stata controllata per individuare virus con i seguenti documenti copia incolla di più di un vostro gentile riscontro cordiali saluti randlm e non so se è possibile avere un preventivo per la disponibilità e la sua mail 💌
    giuro mi ha dato "dara e mood" che sottone aiuto. 474
    ma poi random scrtto sbagliat canon,
    posso dire che ha l'amortentia oss' mi fa avchievenment
    non so pi scrivefereaitugoehhhhhhoè
    là2ò ciao aiuto non so screierhewuithwakg






    «uh?»



    rirpoviamo

    dara e la mia amica sarah prendiamo la macchina di mia sorella e la saluto cordialmente e le auguro una buona giornata

    get in osers we're going shopijmg
    "what does
    your tattoo mean?"
    I had money
    and nobody stopped me

    v yearslytherinben 10
     
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    Cioè sei brilla ma in te
    Che a ventinove anni, e con solo tre bicchieri di vodka, vorrei ben dire. Purtroppo non quanto avrebbe voluto - e dovuto - l’omonima di typo di Dara (sara : manina: sarà :manina: dara :manina:) ma non si poteva avere tutto dalla vita.
    Inizierò con il dirvi che Mood Bigh non aveva mai tempo, perché lo gestiva secondo per secondo con precisione maniacale, ma che per quello avrebbe cercato il modo per trovarlo, perché non capitava tutti i giorni (ma quasi) di trovarsi un Dara Sunwoo ubriaco a bussare alla propria porta. Con un po’ di lucidità in più, forse, sarebbe stata la porta di Ben quella a cui aveva bussato il Serpeverde; di Kaz, perfino. Ma no, Arianna sarebbe stata triste se Sara non avesse risposto, quindi Mood fosse, perchè era destino. Uniti per sempre da un gargoyle king.
    E dal sorriso che immacolato sollevò le labbra del prefetto, ricci scuri posati contro lo stipite della porta.
    «ho anche copiato il codie role»
    «ho notato» strinse le labbra fra loro, stringendole fra i denti per non ridere. «sei stato molto bravo» aggiunse perfino, puntellando la lingua contro l’interno della guancia. Non che l’altro stesse realmente ascoltando le sue risposte. Aveva almeno capito che ci fosse qualcuno?
    «le role non mi servono, è prorpio il prinicpio. domani non ricorederò nulla»
    Battè le palpebre, osservandolo da sotto ciglia scure. Si domandò pigramente a quale porta avesse avuto intenzione di bussare, e decise che non gli importasse abbastanza. Magari dopo.
    «la scusa più vecchia del mondo,» pigro e lento nel misurare le proprie parole, ma non attento quanto lo sarebbe stato con chiunque altro. «sunwoo» mormorò, perché consapevole di quanto fosse infastidito dal fatto che usasse il suo primo nome. Permaloso e testardo. Non si spostò per invitarlo ad entrare, ma bisbigliò comunque un «abbiamo anche già la figurina» che sembrava necessario alle circostanze, perché Mood Bigh l’alcool lo beveva solo dagli altri, saggiandolo su pelle e lingua, ma Sara no, e qualcuno le Cose Importanti TM doveva dirle. «dai tispondi» Chissà in quale AU era finito. Chi stesse cercando. Fosse stato chiunque altro, l’avrebbe spinto dalle spalle vers la sala comune, lasciando che fosse il problema di qualcun altro, ma avevano una questione in sospeso, loro. «hai provato a chiedere per favore?» chissà cosa si era sniffato. La vodka scaduta di Sara? Thinkin. Faceva ridere, ma anche riflettere, che ari Dara cercasse supporto morale in sara Mood, ma non si litigava con l’inconscio. «dimmi solo» Aspettò, ed aspettò, perché la pazienza era la virtù dei forti. Felice, nel proprio subconscio, che liberoffice offrisse il servizio di correzione degli errori, così da poter vantare una superiorità morale sul compagno. Di nuovo. «aiuto» Pensa.
    Lo osservò con intenzione, Mood. Palpebre assottigliate, labbra non più curvate in un sorriso. Sapeva di essere la causa di gran parte degli impedimenti del compagno, così imparava a poter pensare di essere migliore di lui - ma in quale vita - ma quella volta non era colpa sua. Tanto che valutò, e seriamente, di svegliare la Parker o Benagol.
    «c'è stata la guerra»
    Subito con i tasti dolenti, notava. Il Serpeverde chiuse brevemente -
    Justin.
    Abbadon,
    La Foresta.
    - brevemente gli occhi, la lingua sull’arcata superiore dei denti.
    Alla fine un guizzo. Un angolo della bocca a curvarsi in una smorfia. Qualcosa.
    «le tue capacità di osservazione mi lasciano allibito e senza parole» Incrociò le braccia sul petto. «non posso che domandarmi come tu non sia finito in corvonero. oltraggioso» ovviamente sorrise, e non c’era nulla di amichevole nell’espressione del Serpeverde. Non di realmente divertito.
    L’alcool non lo capiva. Studiò ancora Dara un paio di secondi, prima di spostarsi di un infinitesimale millimetro per invitarlo ad entrare. Non gli offrì il proprio braccio, ma alzò le dita per spostare la ciocca finita davanti agli occhi. Si fermò. Perché non erano affari suoi. Chiuse la mano a pugno e la lasciò cadere al proprio fianco.
    Voleva domandargli se bere lo aiutasse davvero. Se lo facessero le droghe sintetiche spacciate da Balt, ereditate da una appena tornata Liz Monrique. Invece si chinò in avanti, sussurrando appena una Grande Rivelazione.
    «non farlo»
    sara @ ari
    Non vi interessa sapere il contesto.
    Dai domani cambio codice anche io, non sono nelle mie facoltò.
    Se chiudo gli occhi succedono cose misthce. Ora non correggo più un cazzo. Chissà cosa sta succedendo.
    "i'm stayin' out of this"
    (guy who caused it) mood, 15 y.o.
    now playing: i'm not sorry
    I'm digging your grave
    With a smile on my face
    I seem alright on the surface
    But when you look behind the curtains
    … I wanna kill everybody
     
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    Sbatté le palpebre più volte, lentamente, nel tentativo di mettere a fuoco la persona davanti a lui. Nel farsi entrare in testa la sua voce - troppo bassa, rispetto a quella che si sarebbe aspettato. Sbagliata.
    - o forse giusta per un altro Dara, uno che di sicuro aveva meno spirito di conservazione o amor proprio e che evidentemente lì c'era andato di proposito (perché cristo, ok che era un po' brillo, ma così tanto da sbagliare porta?) (evidentemente si).
    Quanto aveva bevuto?
    Quanto devi fallire, quanto devi sprofondare per trovarti davanti alla porta di Mood Bigh, e non sapertelo (o volertelo) spiegare?
    Studiò i lineamenti particolari del ragazzo cercando risposte, osservò la pelle scura, i ricci un po' disordinati che cadevano sul viso ignorando accuratamente gli occhi, per evitare di incrociare ancora il suo sguardo. Non gli piaceva come lo guardava il prefetto - non da sobrio, figuriamoci da ubriaco, quando Dara era iper cosciente di quanto gli importasse essere percepito in un determinato modo, e non come l'ultimo degli idioti.
    Il «sei stato molto bravo» colpí un po' troppo vicino a casa, risvegliando daddy issues che il serpeverde cercò di quietare chiudendo gli occhi, stile Sara jr "mi tappo le orecchie, anche se leggo con gli occhi". In un mondo migliore, a Darae Sunwoo non fotteva un cazzo degli elogi della gente, e di Mood meno che meno.
    Ma in mondo ideale non era a quella porta, quindi diciamo che partiva svantaggiato.
    «sunwoo» Dara rispose con un verso (e qua volevo dire gemito poi mi sono ricordata dello shame per nate, anche se siete solo voi a pensare subito male; gementi è anche presente nel Salve regina, vigliacchi), aprendo un occhio. L'altro. Ma perchè minchia parlava con quella voce bassa, dando alla conversazione un'intimità non richiesta (perchè era notte, sì, ma questo non gli venne in mente, preferendo la teoria che mood fosse uno stronzo e basta).
    «bigh» rispose, ma piuttosto che copiare il tono, cercò di suonare sprezzante. Non avrebbe avuto lo stesso effetto sul prefetto, ma tant'è.
    Avevano pure già la figurina.

    «hai provato a chiedere per favore?»
    strinse lo sguardo, inspirando l'aria calda. Chiedere per favore? «a te? mai» E per cosa avrebbe dovuto farlo? Perchè al prefetto piaceva farsi pregare per essere un umano decente? Non aggiunse che Mood era un falso, che non aveva bisogno dei suoi per favore, perchè probabilmente li avrebbe comunque ignorati. Che non glielo avrebbe chiesto, e che cazzo, perchè non era ancora così disperato. Non ricordava neanche cosa volesse - da lui o da chiunque stesse cercando.
    Però aiuto lo disse. Scappato dalle labbra socchiuse, specifico o generale che fosse. Quando le immagini gli passarono in testa, e quando un piccolo senso in quel caos lo trovò di nuovo.
    gali fuggita dal castello, che neanche aveva chiesto loro di seguirla.
    i suoi genitori che avevano solo parole dure per il modo in cui gli special avrebbero rovinato il mondo con la loro magia contro natura, e la paura che si facessero uccidere per una parola di troppo.
    Il sorriso spento di Kaz, che a cui avrebbe voluto ricordare che le guerriere Sailor alla fine vincono, che sarebbe andato tutto bene, ma non era un così bravo bugiardo, e come poteva promettergli la luna se non riusciva neanche a farlo ridere?
    Tutte quelle morti, tutto quanto-
    I suoi problemi personali che con l'alcol in corpo sembravano molto più importanti di quanto non fossero nel grande schema delle cose, facendolo sentire un egoista del cazzo (che di solito andava bene, che voleva andasse bene, ma- come poteva- vivere con se stesso- essere abbastanza-...).
    Per un attimo, pensò di vedere finalmente qualcosa di sincero nello sguardo dell'altro, ma forse era tutto nella sua testa.
    Pure quello, minchia.
    «non posso che domandarmi come tu non sia finito in corvonero. oltraggioso»
    Era ubriaco, ma riconobbe lo stesso il senso ironico della frase, la piega sarcastica del sorriso - forse perchè Mood glielo lasciò capire, forse perchè non si era mai aspettato altro da lui, pronto al peggio prima ancora di avere motivi per avercela con lui, e prima ancora di dargli la possibilità di deluderlo.
    «fottiti.»
    ...
    e poi. «ero testurbante» gli regalò un sorriso confuso, ma niente affatto divertito, il primo da quando il serpeverde gli aveva aperto. «tutte le casate. no, grifo no, perché scegli di essere coraggioso e io non volevo esserlo, non lo sono. Le altre tre.» sospirò drammatico, appoggiandosi allo stipite (nella sua testa in una posa affascinante, nella realtà... probabilmente no) «tutti mi vogliono» e lo fissò.
    e lo fissò un po' di più.
    «nessuno abbastanza» neanche la casata. Neanche per quella era davvero abbastanza.
    ridacchiò, e solo dopo notò come Mood avesse mosso la porta, invitandolo a entrare.
    Soppesò la proposta.
    aiuto, aveva detto.
    forse gli serviva davvero. Aiuto. Un reality check. Uno di quelli veri e un po' cattivi che ti fanno stare male, ma che ti fottutamente servono.
    Quando Mood si sporse in avanti, si paralizzò, trattenne il fiato, mentre quello dell'altro gli stuzzicava l'orecchio-
    «non farlo»
    mh. Di nuovo, un po' troppo vicino a casa.
    «è un po' tardi per quello» non si spostò, restando ancora eccessivamente vicino al compagno; avrebbe potuto tirarsi indietro - o avrebbe potuto fingere che fosse colpa dell'alcol se non lo stava facendo, e non perchè aveva bisogno che quelle parole, troppo sincere per loro, venissero dette ma restassero al sicuro nascoste lì. Dare la colpa all'alcol fosse. «ma posso sempre» cancellare i messaggi. non sarebbe stata la prima volta, alla fine. Quante volte dopo che aveva lasciato che la parte irrazionale avesse il sopravvento, facendogli sperare in più di quello che poteva avere, era tornato in sè, facendo marcia indietro? Quante volte aveva deciso di dirsi "non risponde perchè ho cancellato io i messaggi" piuttosto che "non risponde perchè non gli interesso abbastanza"? A volte preferiva il dolore della seconda opzione al niente della seconda. Per lo meno sentiva di provare qualcosa. Di esistere.
    «fare finta» concluse, rimettendo a posto i pensieri, e lasciando al discorso un senso più generale.
    Forse entrò, accettando l'invito.
    forse erano ancora sulla soglia aperta, quando posò la mano sul braccio dell'altro, cercando finalmente il suo sguardo. «tu come ci riesci?» Posò la fronte sulla sua spalla, bisognoso improvvisamente di un supporto. «Come fingi così bene» così tanto che sembrava davvero soddisfatto della propria vita- ma non poteva esserlo, no? Era umano. Dara aveva sentito i suoi compagni parlare di Cory, o era tutto un gran segreto? Probabilmente la seconda. Quella di Dara era un'insinuazione, perchè si era ormai autoconvinto Mood fosse il cattivo della sua storia, falso e bugiardo - o perchè in quel momento voleva lo fosse. Non era neanche importante quale delle due.
    Failure find me
    darae sunwoo, 15 y.o.
    now playing: Sarcasm
    Don't mind us we're just spilling our guts
    If this is love I don't wanna be loved
    You pollute the room with a filthy tongue
    Watch me choke it down so I can throw it up.
     
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    Reclinò il capo poggiandolo sulla porta socchiusa, osservando il compagno di sottecchi. L'espressione di Mood era confusa ma gentile, sopracciglia lievemente corrugate e labbra dischiuse; una appena accennata curva della bocca suggeriva però che forse così confuso non lo fosse, e che gentile non volesse esserlo.
    Oh, Dara. Quello era uno dei principali motivi per cui Mood non toccava alcool. Non era il in vino veritas ad intimorirlo, perché il Prefetto la verità la conosceva e selezionava; era semplicemente una creatura troppo logica per lasciare che qualcosa annebbiasse il proprio raziocinio. Le distrazioni con conseguenze a lungo termine, non facevano per lui. «bigh» Un tremolio delle labbra, che il moro strinse fra loro, fu l'unico indizio di quanto trovasse divertente quella situazione. That's what she said sfiorò la punta della lingua del Serpeverde, ma la puntellò sotto il canino arcuando invece le sopracciglia. Assottigliò le palpebre, battendole poi piano nel mormorare un «sicuro?» liquido ed innocente, il sorriso ad enfatizzare le fossette. Avevano già visto quella storia, ed il finale, al Prefetto, piaceva abbastanza da riportarla a galla ogni qual volta non ci fosse nessun altro a sentirla.
    Al suo quesito sul domandare per favore, perché lui era un ragazzo educato ed a modo, l'altro replicò con un «a te? mai» che gli fece sollevare mentalmente gli occhi al cielo, ma a cui rispose osservandolo un po' di più. Più clinico e distaccato; non necessariamente meno divertito. Quindi sapeva fosse la sua porta? Le nocche le aveva battute volontariamente, e con semi coscienza di causa? Perché quella era l'implicazione del Sunwoo. Inarcò un sopracciglio, evitando a se stesso di sprecare ossigeno, ed a Dara di rispondere. Un favore personale, poteva metterlo sul suo conto.
    Sollevava diverse questioni.
    Non cambiava comunque il gioco.
    Che aveva già vinto, per inciso. Perfino senza la conferma a pochi passi da lui, gli occhi scuri a sfuggire nascondendosi dietro la cortina dei capelli. Non che ci fosse mai stata competizione, ma era sempre bello quando i pianeti si allineavano dandoti ragione. Tamburellò distratto le dita sul legno, seguendolo in ogni movimento impacciato con il solo sguardo. Incuriosito. Di quel prevedibile scenario, ne aveva immaginati almeno quindici leggermente diversi fra loro, e non poteva che domandarsi quale dei suoi script l'anglocoreano avesse scelto per entrambi. C'era stata la guerra certamente non precludeva alcune delle possibilità già prese in esame, ma andava a toccare nervi fragili che lo spinsero ad ammorbidire il sorriso, e scendere fluido su altro. Forse, ed era un grande forse, un Dara più lucido avrebbe colto fosse infastidito ed avrebbe mollato il tiro andando ad importunare qualcun altro, ma quello aveva scelto il caos. Aveva tenuto la testa bassa per mesi, Mood; un po' di stretching amorale non gli avrebbe fatto male. «fottiti» A quanto pareva, neanche l'alcool riusciva a rendere il compagno creativo nelle sue risposte: scioccante. Poteva toglierlo dalla lista di eventuali miracoli con cui Dio avrebbe potuto essergli testimone che li attendesse un futuro migliore, e le persone meritassero di sopravvivere abbastanza da vederlo. Avrebbe trovato altri modi in cui palesarsi, immaginava; magari prima che Mood scoprisse come pullare una Just e schiacciarli tutti come cicche sotto la suola, ma era solo un'idea. Si limitò ad una mezza scrollata di spalle, evitando ad entrambi le battute spicce e spinte del caso. «ero testurbante, tutte le casate. no, grifo no, perché scegli di essere coraggioso e io non volevo esserlo, non lo sono. Le altre tre.» Ah, quindi aveva scelto la modalità vittima incompresa. Lo studió, abbassando lo sguardo sulla punta delle scarpe di Dara sul suo metaforico zerbino, e risalendo con lenta intenzione fino alla smorfia sulle labbra dell'altro. Sorrise, gli occhi a brillare appena ed il tono a farsi, se possibile, ancora più asciutto. «quindi sei solo stupido?» Perché se non era stato il coraggio a portarlo lì, qualcosa doveva pur essere stato. Arricciò il naso, poggiando la guancia contro la porta. «scherzo» non scherzava per niente, e lo sapevano entrambi. «tutti mi vogliono» Una conversazione su più livelli, quella lì. Una in cui era richiesto sentire, ma farlo tra le righe; rispondere, ma farlo sopra. Ricambiò lo sguardo del concasato senza domandarsi dove volesse andare a parare, solo quale narrazione avrebbe scelto. Gliela lasciò pizzicare con le dita, e sollevarla esitante tra loro, perché l'una o l'altra non avrebbero comunque cambiato niente.
    «nessuno abbastanza»
    Dara Sunwoo non era un ragazzo complicato. Era solo qualcuno a cui piacesse complicarsi, che preferisse farsi volontariamente del male con qualcosa a sua scelta piuttosto che permettere ad altri di decidere in quale punto colpire. Lo capiva. Si somigliavano sotto tanti aspetti, più di quanti fosse lusinghiero riconoscere, ma non allo stesso modo. Cambiare un dettaglio causava un considerevole effetto farfalla, e lì di dettagli ne cambiavano parecchi. Lo sguardo del Bigh si fece serio, anche se il sorriso persistette ad indugiare all'angolo della bocca. Riflessivo, nello smontare ogni pezzo e domandarsi se meritasse di incastrarli al contrario, o dar loro un ordine per ricominciare quel sadico gioco il giorno dopo. Questione di equilibri; di noia, soprattutto. Di quella punta di rabbia ormai sempre presente nei sorrisi di Mood, il cui odio nei confronti dell'umanità, negli ultimi mesi, si era fatto se possibile più accentuato.
    Perché non tollerava gli imprevisti, e lui ci aveva lavorato tutta una vita su se stesso. Aveva fatto sacrifici, calcoli, disegni; arrotolato fili e tagliato ponti. Poi c'era stata la guerra, come aveva brillantemente osservato Dara.
    E Mood aveva perso tutto.
    Giorno dopo giorno dopo giorno.
    Avrebbe ricominciato, perché lo faceva sempre.
    Però che cazzo.
    Scosse il capo, una volta. Una sola, e avrebbe dovuto bastare. Non farlo, e per una volta, seppur soffiato da labbra bugiarde, era stato un invito sincero. Perché? Per lo stesso motivo per cui non voleva sapere dell'esistenza di Hans nella vita di Check: lo avrebbe usato contro di lui, perché nella vita di Mood Bigh non esistevano occasioni perse o prezzi troppo alti. Aveva un perverso senso della giustizia, però, e quella situazione non era equa, perché Dara non era realmente lì per lui. Se quello stato pietoso fosse stato - merito e - causa di Mood, il Prefetto avrebbe accettato di buon grado di prendere tutte le sue verità ed arrotolarsele pigramente sul dito per un secondo momento. Così? Poteva almeno provare ad avvisarlo. Un monito ed un consiglio. «è un po' tardi per quello» Chiuse gli occhi, concedendo a quella confessione di fingersi un segreto. Non era il suo, da mantenere o capire. Aspirò l'aria dal naso, riconoscendo l'odore pungente dell'alcool nel fiato di Dara. Patetico, pensò. Ridicolo. Ma rimase comunque, perché se il Sunwoo non aveva abbastanza dignità per se stesso, significava che a lui toccasse averla per entrambi. Era divertente confonderlo ed umiliarlo, certo, ma quand'era se stesso, non quel pallidume fragile ed esposto di cui scorgeva ogni respiro rantolante. Quando si incupiva tutto perché aveva ragione, e Mood sapeva avesse ragione, ma nessuno gli concedeva di averla (neanche Dara stesso, per inciso).
    Non se ne faceva niente, Mood, di giocattoli che non aveva rotto con le sue mani.
    Non gli domandò chi fosse stato, perché la risposta era di fronte a lui.
    «ma posso sempre» chissà se Dara lo sapeva perché il suo subconscio l'avesse portato a quella porta, e non a quella di uno dei suoi amici; Mood si, e quella consapevolezza bastò a farlo sorridere alle spalle dell'altro, senza che vedesse o dovesse capire.
    Era facile odiarsi, con Mood. Perché lo lasciava fare; lo motivava. Perché quando si voleva soffrire, era la persona giusta.
    «fare finta» Poteva? Perché non sembrava. Per chi, poi: Dara Sunwoo ingannava soltanto se stesso, ed anche male. Fu un po' fiero, dispregiativo, della capacità delirante del Serpeverde (come crescevano, non aveva più bisogno di lui.) ma non disse ancora nulla, soppesando la propria reazione fra i denti prima di scegliere quale offrire. La gentilezza sarebbe stata la più crudele fra le opzioni a sua disposizione, perché Dara avrebbe voluto crederci ed avrebbe saputo di non poterlo fare.
    Ma poteva sempre fare finta, ed avvolgere le dita attorno al vetro sapendo di tagliarsi; non sarebbe più stato un problema del Bigh. Lo stesso Mood che abbassò lo sguardo sulle dita di Dara strette al braccio, e che rimase immobile quando l'altro accasciò la fronte sulla sua spalla. Socchiuse gli occhi solo un istante, respirando piano. Gli permise di tenere quella domanda premuta nell'esiguo spazio fra loro; reale, tangibile, e sincera.
    Come ci riusciva? Come fingeva così bene.
    Sorrise, poggiando pigro la guancia sulla testa del compagno, e sollevando infine la mano libera per lasciarla sui suoi capelli. Una carezza gentile, le dita fra i fili scuri. Un sospiro soffiato sulla cute, ed uno sguardo assolutamente, inevitabilmente, piatto e distaccato sul nulla oltre la schiena del concasato. Non lo stupiva neanche più che avesse fatto la domanda sbagliata. Scosse cauto il braccio sotto la presa di Dara, facendo scivolare le sue dita dall'avambraccio al proprio palmo, che offrí per prenderlo per mano. Indietreggiò, tirandolo insieme a sé, cercando di controllarne i passi perché non buttasse a terra nulla - se colpiva i mobili, invece, poco male. Solo qualche passo all'interno della stanza, abbastanza da chiudere la porta alle loro spalle e costringerlo a sollevare il viso prendendolo a coppa con una mano. Un gesto apparentemente tenero, quello di Mood; meno tenero il pollice premuto sotto l'arcata sopraccigliare a sollevare la palpebra, e lo sguardo severo a studiare la dilatazione della pupilla. Voleva evitare che avesse ingollato alcool e droga, ed avesse deciso di andare a morire in camera sua: non voleva problemi, e Dara ne portava con sé almeno nove. Come gli mancavano i bei tempi in cui l'unico ben nella sua quotidianità era Paris Tipton; con il senno di poi, e non credeva l'avrebbe mai pensato, perfino l'unico normale: non aveva mai fatto domande scomode, avevano avuto un solo interesse comune con cui fare uno scambio equo, e nei corridoi a malapena si salutavano. Semplice e funzionale, il tipo di rapporto che a Mood piaceva avere con il genere umano. Bruh where you at come pick this fucker up. «devi essere più specifico» mormorò, lampeggiando i denti in un mezzo sorriso e mantenendo il tocco delicato. Non lo negò. Perché avrebbe dovuto? Qualunque risposta avesse dato, l'altro l'avrebbe interpretata come una cazzata: che lo facesse, allora; libera interpretazione. Pensò che se ne sarebbe pentito, Dara; che la sua coscienza invece era a posto, perché ci aveva provato ad avvisarlo; che da bravo sadico, non potesse che accontentare umilmente un povero masochista. Per lui, sapete. Era altruista e magnanimo.
    Gli diede una pacchetta sulla guancia, regalando un ghigno sbilenco. «ti aiuto volentieri» (threat). Batté le ciglia, allontanandosi ed indicando con un vago cenno del braccio tutta la stanza, invitandolo silente a fare come fosse a casa propria. Di certo non era la sua: più passavano i giorni, più rimpiangeva di non essersi iscritto a Castelobruxo. Ci avrebbe pensato per gli anni successivi. Recuperò dal cuscino il libro che stava leggendo prima di essere interrotto, e nello stesso movimento prese posto sopra il comodino. Opinione impopolare, ma era il posto più confortevole dove abbarbicarsi: una gamba piegata sotto di sé, l'altra a penzolare o poggiarsi sul letto, schiena contro il muro e tempia contro il legno del baldacchino. «da cosa vogliamo cominciare?» chiuse l'indice fra le pagine del libro, ora abbandonato in grembo. Con il mento sul ginocchio, il Prefetto sorrise come stessero parlando dei compiti e delle vacanze che li attendevano da lì a pochi giorni: entusiasta, leggero; cattivo ed affilato. Voleva quello da lui, no? «la parte in cui tutti ti desiderano, nessuno abbastanza dove non hai mai avuto il coraggio di volere qualcosa abbastanza da fare qualcosa Ciglia languide, labbra curvate verso l'alto. Aspettava sempre, Dara - e guarda come andava a finire. «quella in cui sei così insicuro da pensare che i tuoi amici ti odierebbero se chiedessi loro aiuto?» Piegò il capo, osservandolo incuriosito. «quella in cui basta che qualcuno ti dia attenzioni perché tu perda la testa, perché ti senti in debito di qualcosa quando vieni considerato più del solito nulla? oppure.»
    Ed abbassò la voce, ancora. Un sussurro pigro ed indolente. «oppure. quella in cui fingiamo, sunwoo. posso leggerti una storia. puoi disegnare qualcosa. dirti che andrà tutto bene, e accarezzarti i capelli fino a che non ti addormenti» era sincero nelle sue proposte, Mood; tutte quante.
    Perché non gliene fregava un cazzo di Dara Sunwoo, e se voleva la sua bolla di finzione, poteva avere anche quello.
    «mi crederesti?» Sollevò entrambi gli angoli delle labbra, osservandolo di sottecchi.
    Forse non l'aveva fatto Mood, ma qualcuno doveva avergli detto che il mondo non funzionasse così. Che non fosse necessario renderlo più difficile di quanto non fosse. Che talvolta, quando qualcuno sembrava falso e bugiardo, lo era e basta. Che le persone cambiassero; che lo facessero i rapporti. Che sarebbe cambiato anche lui. Che dovesse solo vedere il mondo e crederci un po' di più, che ci fosse qualcuno ad accettarlo e meritarlo. Che fosse una brava persona, ed una interessante, e che non dovesse recuperare tempo, perché quello gli era stato concesso, ed aveva il sacrosanto diritto di usarlo come preferiva senza sentirsi in colpa. Che avesse degli amici perché l'avevano voluto nella loro vita, non perché fossero finite le opzioni. Che non dovesse guadagnarsi l'affetto di nessuno, perché quello sincero arrivava gratuitamente.
    Qualcuno che il cuore glielo avrebbe spezzato con cognizione di causa, frantumandolo, sarebbe sempre stato meglio rispetto al romperselo da sé solo per avere un taglio netto. Non guariva prima; non aveva mai la possibilità di cicatrizzarsi. «vuoi che ti dica che il problema sia tu? è così, sai» scandí guardandosi le unghie, tornando alla role situazione principale, cercando di capire se avesse compreso il punto della questione (Più discorsi tutti insieme, ma tanto non era per tutti. Era per chi voleva intenderla, e gli altri capissero quel che preferivano).
    Un mormorio distratto. Anche di quello, poteva farsene quello che voleva - perfino non sentirlo.
    «magari non per i motivi che credi»
    oh, my...aveva forse un cuore? Prendeva in considerazione i sentimenti feriti del compagno...? Voleva aiutarlo con intenti puri, e senza nulla in cambio........?
    Sorrise, Mood Bigh.
    «o magari sì»
    ah, ecco.

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    mood, or wasn't him?, bigh, 16 y.o.
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    Mood non gli aveva ancora chiuso la porta in faccia, niente aveva senso e la testa gli stava esplodendo.
    Non era certo che le ultime due fossero (solo) colpa dell'alcol, ma questo sicuramente non aiutava nel rendere coerenti i propri pensieri, o a ricordarsi cosa ci facesse davvero lì, che cazzo avesse appena detto, il perchè delle risposte del serpeverde. Sapeva solo di non stare bene.
    Dara strinse gli occhi quando il Bigh lo osservò, incrociando le braccia con sfida ma sentendo un po' di pressione mentre si chiedeva a cosa stesse pensando, se lo ritenesse un bel ragazzo o meno (dai, almeno un contentino, uno piccolo!!
    ) «quindi sei solo stupido?» ecco.
    Aprì la bocca seccato, per mandarlo di nuovo a fanculo
    La richiuse.
    , era solo stupido, e la fitta che gli diede vedere Mood appoggiare innocentemente la guancia allo stipite glielo confermò, perchè Dara ci si illudeva sempre di essere qualcosa per le persone, solo per poi farsi più male quando si ricordava che non era così, che era un personaggio manco secondario, che la sua assenza era ignorabile se non preferibile. Minchia che peso essere una drama bitch e un sottone; ma nascere normale no, eh?
    sospiro piano contro la spalla dell'altro quando questo gli accarezzo la testa, trovando suo malgrado il gesto piacevole. Quando Mood gli aprì forzatamente l'occhio ridacchiò pure, già scordatosi di cosa stavano parlando di nuovo, nonostante il malessere generale che provava. «non puoi fare a meno di toccarmi, Bigh?» domandò con voce impastata lasciandosi poi tirare verso l'interno della stanza come svuotato.
    «Come fingi così bene»
    «devi essere più specifico» avrebbe dovuto sapere il proprio problema nei dettagli, per farlo. «ti aiuto volentieri»
    «volentieri» ripetè, non senza un pizzico di divertimento. Che Mood lo aiutasse volentieri era proprio la battuta del giorno... a meno che non intendesse che lo avrebbe aiutato a trovare un posto dove scaricare il proprio odio. Poteva funzionare.
    Quando il prefetto si sedette sul comodino, Dara soppesò il letto, ma finì poi per mettersi per terra, schiena contro il materasso. Lui e il Bigh non erano amici, ed era ubriaco e fuori di sè, ma non si sarebbe messo nel letto di uno sconosciuto con vestiti non puliti; i suoi genitori avevano fallito in tante cose educandolo, ma non in quello.
    E poi era già sopraffatto dall'alcol e dalla solitudine senza bisogno di appisolarsi su un cuscino che profumava di qualcun altro. Non era certo di essere nelle condizioni di poter accettare un rifiuto, se fosse scivolato.
    «da cosa vogliamo cominciare?» scosse la testa. Forse aveva cambiato idea, e non voleva una discussione a cuore aperto, solo distrarsi e poter pensare a Mood e a quanto fosse infame e non ad altro.
    «la parte in cui tutti ti desiderano, nessuno abbastanza dove non hai mai avuto il coraggio di volere qualcosa abbastanza da fare qualcosa?»
    Alzò la testa di scatto. Non-... non è che non avesse il coraggio di desiderare qualcosa, era solo più facile non combattere battaglie perse-
    «quella in cui sei così insicuro da pensare che i tuoi amici ti odierebbero se chiedessi loro aiuto?»
    Ancora una volta fece per ribattere, negare, ma non uscì nulla. Cazzo. Semplicemente non voleva dar loro fastidio più di quanto già non facesse con problemi che non li riguardavano, perchè avevano i loro, ed erano sicuramente più importanti-
    «quella in cui basta che qualcuno ti dia attenzioni perché tu perda la testa, perché ti senti in debito di qualcosa quando vieni considerato più del solito nulla?» arrossì, e tornò ostentatamente a osservare davanti a sè sbuffando. Non era- non- a tutti piaceva ricevere attenzioni. Non si sentiva in debito, era solo- ricambiare i favori era buona educazione- non perdeva la testa-
    «oppure. oppure. quella in cui fingiamo, sunwoo. posso leggerti una storia. puoi disegnare qualcosa. dirti che andrà tutto bene, e accarezzarti i capelli fino a che non ti addormenti»
    Tornò a guardarlo.
    Magari voleva quello. Fingere che andasse tutto bene. Che a Mood importasse. Fottersene di quanto ci sarebbe rimasto male all'ennesima consapevolezza che non era così, e godersi il momento. Era sbagliato? Lo avrebbe fatto felice, per un po'. «mi crederesti?»
    «Sì», ammise, trovando finalmente qualcosa di sincero da dire. «Sul momento, crederei a cosa voglio, solo per rendermi conto domani che era tutto nella mia testa - senza smettere di crederci un po' lo stesso. E mi odierei un po' chiedendomi come posso essere-... così. Realista eppure illuso.» si strinse le ginocchia al petto, posando il mento sopra queste. «non la parte dello stare bene» precisò, e con una mano indicò lo spazio fra loro. «in generale essere qualcosa per te che non sia... indifferente» non aveva neanche bisogno di dirgli che forse non stava parlando davvero di loro due. Mood o chi per lui avrebbero :eye: :eye: :eye: capito cosa intendeva.
    O forse no, ma non è che la vita debba sempre avere senso: la maggior parte delle volte è un puttanaio, e la coerenza narrativa esiste solo nei romanzi.
    «vuoi che ti dica che il problema sia tu? è così, sai» sbuffò dal naso, inclinando la testa per posare la guancia sulle ginocchia. «magari non per i motivi che credi. o magari sì»
    Sorrise leggermente, chiudendo gli occhi.
    «oh, mi conosci così bene. non è che un po' ti piaccio davvero?» aprì di nuovo le palpebre, lo sguardo sulla camera buia mentre il sorriso restava a far capolino sulle labbra, ma quasi per abitudine che non perchè Dara fosse divertito. «io li so i miei problemi, ma non sono in grado di- superarli»
    Lo sapeva che avrebbe dovuto chiedere aiuto ai ben per la prompose, invece che rinunciare dal farla e basta buttando decine di fogli già disegnati.
    Lo sapeva che era stupido cercare di sopperire ad una cotta non corrisposta con un'altra cotta non corrisposta solo perchè, eh, dai, se era etero o impegnato almeno non era colpa di Dara se non era ricambiato.
    Lo sapeva che i suoi amici gli volevano bene. Che poteva lamentarsi con loro, e lo avrebbero ascoltato e aiutato. Lo sapeva che non uscivano con lui solo perchè era disponibile, perchè erano obbligati, e che se non lo invitavano a questa o quella uscita non era per mancanza di amore.
    Sapeva anche che doveva farsela passare sta cotta, ormai più simile ad un'ossessione.
    Ma sapere queste cose, e altre, non serviva a molto quando non decideva lui i propri sentimenti, ma solo le proprie azioni.
    «fa male. Fisicamente, dico» Sollevò un po' la testa, per riuscire a guardare Mood. portò la mano al collo. «Qui» La spostò sul petto. «Qui. Non è solo mentale, capisci? Anche se mi dico che è stupido. Se faccio un passo indietro. Se fingo di non essere così preso. Se sparisco. Dice qualcosa e fa fottutamente male, e non metaforicamente» ridacchiò. «-sta dormendo, quindi sono venuto da te. o guarda anche lui mi ha scritto che gli manco ahah» si morse l'interno della guancia. «non è così assurdo voler essere il preferito di qualcuno, no? Restarci male.» scrollò le spalle «ma se sai come aiutarmi, lo accetto. L'alternativa è distrarmi e obbligarti a odiarmi abbastanza da farmi dimenticare che esisto» ci pensò su, lo sguardo sul suo grembo «o puoi consigliarmi cosa stai leggendo. Penso funzionerebbe, per un po'»
    Failure find me
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    Don't mind us we're just spilling our guts
    If this is love I don't wanna be loved
    You pollute the room with a filthy tongue
    Watch me choke it down so I can throw it up.



    ho cambiato gif perchè mi divertiva non ci fossero 2 schemi role uguali.
     
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    «Sì», e la conversazione avrebbe tranquillamente potuto finire con quell'ammissione di colpe e responsabilità, perché Mood Bigh non aveva nulla da aggiungere: pensava che quella replica rispondesse di suo a tutte le domande precedenti, ed a qualunque possibile quesito successivo. A giudicare dall'espressione del Prefetto, non era la risposta giusta, ma neanche una che lo stupisse. Valutò Dara con una lunga occhiata impassibile, tinta appena di qualcosa che avrebbe potuto apparire come altro solo se si fosse voluto vederlo - cercarlo, dargli un nome. Una libera interpretazione, perché Mood non aveva bisogno di parlare per svolgere una funzione: era solo uno strumento con limitato numero di usi; mostrava fatti, e lasciava che la natura umana completasse gli spazi bianchi nel modo che preferiva. «Sul momento, crederei a cosa voglio, solo per rendermi conto domani che era tutto nella mia testa - senza smettere di crederci un po' lo stesso. E mi odierei un po' chiedendomi come posso essere-... così. Realista eppure illuso.» Realista? Non trattenne il sorriso scettico a sollevare un angolo delle labbra, né gli occhi scuri puntati brevemente sul soffitto. Domandò silente a Dio, o chi per esso, se avessero appena sentito la stessa cosa, perché trovava ingiusto essere l'unico testimone di quanto le persone meritassero violenza. A Mood Bigh le dipendenze non piacevano, fossero quelle tossiche ed allucinogene o emotive faceva poca differenza. Le capiva, e comprendeva come fossero in grado di premere sulle parti più vulnerabili delle persone, ma non le condivideva, e trovava patetico e triste chiunque non fosse in grado di vivere con sé stesso. Un fastidio che lo spinse a distogliere lo sguardo e stringere la lingua fra i denti, perché nulla di quanto avesse da dire avrebbe cambiato quelle circostanze. Si lasciava usare volentieri, Mood - non era che avesse di meglio da fare, d'altronde - ma doveva costringersi a mettere paletti e limiti. Non farsi coinvolgere, perché era lì che andava tutto a puttane: non era un problema suo, e non voleva lo diventasse. «in generale essere qualcosa per te che non sia... indifferente» Ruotò gli occhi al cielo, le dita intrecciate sul ginocchio ed il mento sul dorso della mano. Una parte di lui trovava alquanto offensivo il paragone, un colpo basso che non meritava, ma immaginava che nel contesto quella fosse la soluzione migliore. Dispregiativa, ma glielo avrebbe permesso. Chiuse gli occhi, inspirando stanco. Sapeva non fosse così, ma gli sembrava di aver affrontato quella conversazione centinaia di volte, e che rimbalzasse sempre su muri di gomma. Che fosse una malattia, e peggiorasse sempre - peggio ancora, contagiasse altre persone. Picchiettò la testa contro il legno del letto a baldacchino, graffiando la lingua fra i canini; rimase in silenzio qualche istante, certo che quello fosse il momento in cui sceglieva quale parte interpretare. Il carnefice? Il redentore? Poteva essere entrambi, facilmente, ma Dara lo stava supplicando di essere l'uno e l'altro. Di scegliere per lui.
    Voleva chiedergli se ne valesse la pena.
    Non lo fece, perché la risposta era no. Platealmente ed unicamente no, senza margine di manovra. Optò quindi per una domanda diversa, le dita a scivolare distratte sul bordo dei calzini seguendone la texture. «sai qual è il concetto di base della teoria evolutiva di darwin?» Uno sguardo di sottecchi al concasato, ed un lento sorriso che diceva di indulgerlo, perché glielo avrebbe detto comunque. «il caso detta le mutazioni, e la natura sceglie quale sia la più adatta a sopravvivere. sai come si decreta un vincitore?» accarezzò distrattamente le gambe, posando una guancia sul ginocchio e distogliendo lo sguardo dall'altro. Era qualcosa a cui pensava spesso, Mood, e che teneva per sé come un inside joke perché reputava fosse ovvio ed in troppi lo dimenticassero. «quando rende la vita più facile, permettendo alla specie di diventare la versione migliore di se stessa» Scandì piano, lasciando tempo alla mente annebbiata del Sunwoo di capire perché, apparentemente dal nulla, stesse offrendo una non richiesta lezione di genetica. Mood sapeva che quel discorso mancasse di tanti parti da tenere in considerazione per completare lo schema, ma credeva anche che il principio fosse sempre lo stesso. «la genetica lo rende semplice. più complesso nell'ambito sociale, ma l'essere umano resta una specie in continua evoluzione» agitó vago le dita nell'aria liquidando la questione, trovando superfluo scendere nei dettagli. Lasciando solo briciole. «essere e divenire, sai. darwin ha reso pragmatico un pensiero su cui i greci hanno discusso per secoli, fondando i pilastri della filosofia antica e moderna: eraclito, platone -» Arcuó un sopracciglio, lanciando a Dara un'occhiata a suggerire che se fosse uno degli studenti migliori ci fossero dei motivi. Presuntuoso, arrogante - e vulnerabile, perché quello era il mondo di Mood, e di finestre ne lasciava poche ed oscurate. Concluse con una scrollata di spalle un pensiero che avrebbe potuto esternare molto prima, ma che credeva meritasse un contesto perché diventasse reale. Concreto. «se una persona non ti rende una versione migliore di te stesso, non fa per te.» spogliato di tante altre ramificazioni, ma il sunto era quello. Non credeva comunque che Dara Sunwoo fosse dell'umore per affrontare la strumentalizzazione delle relazioni sociali nei contesti antropologici.
    «oh, mi conosci così bene. non è che un po' ti piaccio davvero?» Aveva tante risposte per quella domanda, qualcuna - ignorarlo - più matura di altre - il dito medio - ma scelse di ricambiare con un sorriso a metà, poggiando languido le spalle al muro. Sapeva scherzasse; sapeva che meritasse una verità bisbigliata in un soffio.
    «non vuoi piacermi, dara sunwoo» Un monito ed un consiglio, nel tono più morbido che possedesse. Fu anche così magnanimo da non sottolineare quanto poco ci volesse a conoscerlo così bene: nessuno voleva sentirsi dire di essere vetro e plastica. «io li so i miei problemi, ma non sono in grado di- superarli» Mood umettò le labbra, pensando che forse il problema di Dara fosse non essersi preso qualche pugno in faccia in più. Se non avesse temuto un colpo di coda, con le sette non si sapeva mai, avrebbe chiesto alla Benshaw di sopperire quella mancanza - no, lui non avrebbe alzato le mani. Non solo non gli importava abbastanza, ma era un ragazzo di classe, e lasciava i metodi barbari agli altri.
    La tentazione la ebbe, però. Istintiva, tanto da fargli premere il pollice sull'incavo della caviglia, giusto per fare qualcosa che non fosse lanciare oggetti al Serpeverde. «fa male. Fisicamente, dico» su quello, Mood non poteva dire nulla: una competenza che gli mancava, perché i suoi dolori - fisici, ed emotivi - tendeva a cercarseli quando necessari, ed estirparli quando non gli servivano più. Seguì i movimenti della mano del Sunwoo, chiedendosi come funzionasse. Una punta di rimpianto nel rendersi conto che quello non potesse prevederlo, e non potesse chiedere a Dara di mostrarglielo. Se ne fosse stato in grado, e chi dei due non lo fosse non aveva importanza, avrebbe lasciato che gli spezzasse il cuore, così da sapere cosa si provasse. «non è così assurdo voler essere il preferito di qualcuno, no? Restarci male.» Assurdo? No. Stupido? Eh. Mood Bigh era la parte tossica di ogni rapporto, e faticava a relazionarsi con l'essere dall'altra parte. Uno studio interessante, bisognava dirlo; sperava che al mondo ci fosse qualcuno a lamentarsi di lui allo stesso disperato, patetico modo.
    «è ridicolo aspettarsi di esserlo, se non riesci neanche ad essere la tua persona preferita» Spolveró la spalla con un gesto secco, inarcando entrambe le sopracciglia.
    Odiarlo abbastanza da fargli dimenticare che esistesse. Rise asciutto, perché la trovò un'uscita pretenziosa e terribile. Dara Sunwoo viveva davvero in un mondo diverso da quello del Bigh, uno del quale Mood era affascinato ed inquietato in egual misura. Dara non sembrava il tipo di persona in grado di apprezzare o gestire i suoi metodi di distrazione in condizioni normali, figurarsi con l'alcool ad appesantire i pensieri.
    Magari avrebbe dovuto avvelenarlo e basta. Avrebbe risolto entrambi i loro problemi.
    «o puoi consigliarmi cosa stai leggendo. Penso funzionerebbe, per un po'» Abbassò lo sguardo sul libro in grembo, battendo lento le palpebre. Forse avrebbe dovuto insistere di più, far notare che quell'atteggiamento non lo aiutasse - neanche per quel po' - e che se quella fosse la tattica che usava ordinariamente, spiegava tante cose. Morse pensoso il labbro inferiore, trattenendone l'interno fra i denti. Si rese conto, in una di quelle rare epifanie che gli piacevano molto poco, di essere arrabbiato. Più di prima, si intendeva. C'era sempre un filo di astio nel Bigh, ma quello era più specifico, pur non riguardando Dara Sunwoo in prima persona. Trovava inspiegabile come si potesse scegliere di rovinare la propria vita per una persona. Quando - perché? - valesse la pena compromettere i rapporti con altri solo perché incapaci di rinunciare. Era egoismo, e sabotaggio, ed un comportamento così tragicamente umano che Mood ebbe bisogno di un minuto di silenzio per sistemare i propri pensieri, i polpastrelli a sfiorare la carta del libro.
    Ma posso sempre fare finta.
    Era come mettere un cerotto su una gabbia toracica aperta, e chiunque fosse nella situazione lo sapeva. Stavano solo ... aspettando, senza neanche sapere cosa. Se ci fosse qualcosa da aspettare, che era forse la parte peggiore. Il tempo raramente risolveva qualcosa, tendeva solo a prolungare l'agonia.
    Alzò lo sguardo su Dara, accarezzando distratto la copertina. Avrebbe voluto gli importasse di meno, così da poter fingere di essere un amico sincero e preoccupato, ma la verità era che il concasato gli piacesse abbastanza da rientrare in quella piccola categoria di persone che talvolta si ritrovasse fra le dita piccole dosi di un Mood onesto e ruvido.
    Sospirò. «che gusti di merda.» qualcuno doveva dirlo, nudo e crudo. Il sunto più vero di tutti. Lo reputava allo stesso livello di quelli che scrivevano lettere d'amore ai carcerati per omicidio e violenza sessuale, altro che delulu era - e valeva per tutti. Citando il nickname di Theo (ma anche il suo nome, pronunciato ad alta voce), iykyk. Fun fact: mi consigliava Thero invece di Theo, e cimitero funziona uguale in effetti.
    Back on crack.
    Il fatto che il compagno si fosse metaforicamente spogliato di tutti i suoi averi, non significava che Mood volesse fare lo stesso. Aveva già mostrato troppo di sé, e quando aprì il libro su una pagina casuale, sorrise appena, scegliendo con cura quali linee non leggere, e quale storia inventare. Non avrebbe detto a Dara che stesse leggendo poesie in francese per imparare la lingua; che trovasse Baudelaire, per quanto basico ed a tratti ridicolo, affascinante, con quel suo misto di romanticismo e decadentismo così paradossale. Uno dei suoi saggi preferiti era Les Paradis artificiels, perché trovava ironico che un tossico scrivesse degli effetti delle droghe in maniera così dispregiativa, ed un argomento interessante considerando che Mood fosse astemio e sempre lucido.
    Ma non erano cazzi di Dara. E non era di quello che aveva bisogno. Scrollò le spalle, agitando vago il libro di fronte a sé, prima di incastrarlo sotto le gambe.
    «questo? oh, il solito. un patto, una strega, ed il suo kraken stalker personale» Sorrise, mostrando tutti i denti e qualcuno in più, adorabili fossette e sguardo languido. Dara tendeva a credere a tutto quello che dicesse, e Mood era disposto a offrirgli quello - il sollievo di una bugia vellutata e stupida. «consigliato? mah, non so. non conosco molti Kraken, ma trovo che la narrazione sia superficiale e poco realistica. strega o non strega, immagino che respirare sia importante» evidentemente l'autrice non aveva alle spalle la cultura oblivion sulle ricerche. «hai letture migliori da consigliare?» Così, toccando piano che sapesse della cultura di Dara in merito al monster porn - perché è così, canon.

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    toh ti ho anche cambiato gif. solo per te guarda, considerando che ha una cerchia di tipo cinque gif dove non limona.
     
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