Votes given by .izével

  1. .
    I think I'll pace my apartment a few times
    && fall asleep on the couch
    16 y.o.
    ivorbone
    rebel
    mis jacksson
    Potevano cancellargli la memoria. Potevano spazzare via con un panno tutto ciò che l’aveva reso Mise-Theo, riformare un’identità ed un’esistenza dal nulla. Potevano rimbalzarlo dall’altra, fottuta, parte del mondo ad arrangiarsi con quello che aveva e tutto ciò che non sapeva. Quello che nessun incantesimo poteva fare, però, era rimuovere l’istinto: Mis Jacksson era tutto, impulsi e stomaco.
    Quando il suo istinto gli aveva suggerito di scappare, l’aveva fatto. Senza doverci pensare due volte. Aveva guardato i cancelli di Hogwarts, spostando poi vacui ed offuscati occhi color muschio sul paio di compagne al proprio fianco; aveva stretto i pugni lungo i fianchi, serrando ritmato la mascella.
    Si era trasformato, e se n’era fottutamente andato. Non aveva un solo pensiero coerente, figurarsi una meta. Si sentiva instabile, accartocciato ed in attesa di lisciarsi sotto il peso del cielo stellato. Si sentiva senza controllo, e non sul proprio potere – mai, sul proprio potere – come se fosse stato intrappolato tutta la vita, e di quella libertà non sapesse che farsene.
    il problema sei tu.
    Quando aveva finito di correre, ebbro di adrenalina e stanchezza, si era fermato. Si era guardato attorno, il cane - Mis - con occhi intelligenti e densi come resina. Smarrito. Aveva un senso dell’orientamento eccellente, e non sapeva comunque cosa farsene. Aveva guardato i passanti, muovendo incoerenti passi verso l’uno o l’altro. Strizzando i denti in ringhi bassi e poco raccomandabili. Metaforicamente parlando, aveva un collare. Perfino un guinzaglio, Mis – qualcuno da cui tornare sempre, scattando come un maledetto elastico.
    Ma dov’era.
    Tornò Mis, lasciando da parte pelo e zanne. Era un pensiero troppo umano per la forma canina, quello lì; non sapeva come contenerlo. A stringere le dita sul palo del bus, fu un ragazzino di sedici anni con il collo ustionato ed inquieti occhi verdi, pressanti occhiaie blu e labbra imbronciate. Spalle più magre rispetto a quand’era partito per ...per costruire case ai bambini poveri, sì. Lenny gli aveva detto gli avrebbe fatto bene, anche se era stato vago sul come. A sfogare la rabbia in modo costruttivo, probabilmente. Il Jacksson credeva fosse stato solo un modo come un altro per levarselo dal cazzo almeno per un po’: considerando il maggiore non avesse amici, deduceva di essere la sua unica fonte di preoccupazione, furia, ed ansia perenne. Saperlo in Bangladesh, doveva avergli dato almeno un paio di mesi di sonni quieti. Lenny! Lenny. Si accigliò, masticando pigro l’interno della guancia. Non era la faccia giusta, in primis; come seconda cosa, non aveva un cazzo di voglia di tornare all’Istituto. La sola idea, gli faceva venire la nausea. Si sentiva febbricitante. Frenetico.
    Tornare a Londra non gli aveva fatto bene. Magari poteva concludere l’anno in Bangladesh. Magari poteva non finirla, quella scuola del cazzo - qual era il punto? Un diploma non avrebbe salvato il mondo dal marcio e la corruzione. Posò la fronte sul metallo del bus, occhi al pavimento. In effetti… perchè rimanere? Poteva essere ovunque. Poteva fare la differenza dove contava. Poteva vedere l’alba in una nazione, ed il tramonto in quella dopo. Poteva lasciare che la Resistenza lo trasferisse come militante in itinere, e farsi mandare dove servisse – c’erano sempre nuclei esteri che necessitavano di una mano.
    Poteva sbattersene il cazzo. Della Resistenza, e di Lenny. Poteva scegliere una carriera in solo, erigersi a giudice, giuria e boia. Poteva vivere da eremita sul cucuzzolo di una fottuta montagna, dimenticando d’essere umano per trecento giorni l’anno. Di possibilità, Mis, ne aveva un milione, e nessuna includeva completare il ciclo d’istruzione. Aveva anche già compiuto sedici anni, non era a quell’età che decadeva l’obbligo scolastico?
    il problema sei tu.
    Incerto. In bilico.
    Non poteva saperlo, ma di scelte, in realtà, ne aveva solo un paio. C’erano due modi in cui la sua vita avrebbe potuto dare un senso all’arto fantasma, arrangiandosi in una sequenza funzionale.
    La prima era il problema sei tu, a giustificare una vita di solitudine. Un costante vuoto allo stomaco. Il guinzaglio a pendere dal collare in attesa che qualcuno lo afferrasse, e di lui ne facesse qualcosa - gli desse un motivo, uno scopo. Il Nord del suo magnete.
    Ma ce n’era un’altra, di strada. Una peggiore. Una terribile, anche solo da prendere in considerazione: che il problema non fosse mai stato lui. Tragico, vero? Pensare che una vita di stenti potesse ridursi a quello: un amore malato e frenante. Una famiglia tossica, perché avevano dovuto imparare ad esserlo. Mordere, prima di mangiare; graffiare, prima di stringere la mano.
    Senza Theo di cui preoccuparsi. Senza Theo da controllare. Senza Theo a cui fare ritorno. Senza Theo ad ascoltare solo il cuore e mai la testa. Era stato l’opposto del suo gemello, perché se non si compensavano si annullavano, e quello non potevano permetterselo. Si era adattato, Mis Jacksson, seguendo il principio della natura. Ma come poteva giustificare se stesso a se stesso, con l’assenza di ciò che l’aveva reso responsabile, ed affidabile, ed un riflessivo, leale, selvatico bastardo?
    Il problema non era mai stato Mis. Il problema era che Theo avesse preso troppo spazio, senza mai concedere. Senza farlo apposta, senza rendersene conto. Il problema era che non fosse mai stato un problema, perché al Jacksson era sempre andata bene così. Potendo scegliere? Gli sarebbe sempre andata bene così, perché preferiva una vita nell’ombra che la possibilità dei riflettori, se significava perdere suo fratello. Ma non poteva, vero? Scegliere, s’intendeva. L’aveva fatto Theo, per lui.
    Il cuore a quietarsi, lentamente. Più stabile. Il ragazzo che scese dal bus, non era lo stesso che ci era salito: perché il guinzaglio, anziché lasciarlo appeso, Mis l’aveva stretto fra i denti, e reso solo suo. Indipendente, e senza nulla da perdere: una miscela che prometteva poco di buono, e tanto di tutto il resto. Equilibrato, a suo modo.
    Rivolse un cenno con il capo all’autista, saltando giù dal mezzo prima che gli chiudesse le porte sul collo. Ma dove cazzo era. Inspirò l’aria del parco, distinguendolo dall’Aetas per sfumature e colori.
    Doveva tornare ad Hogwarts. Ugh. Tastò le tasche alla ricerca del telefono, rendendosi conto di non avere nulla con sé: non i documenti, non i soldi, non il cellulare o le sigarette. Schioccò la lingua sul palato, valutando di chiedere ai passanti di prestargli il telefono. Fu scandagliando il parchetto, che vide (lo spaccino? Magari, ne aveva bisogno.) il furgoncino. No, non quello che rapiva i bambini, e neanche quello che usava il prof Jackson per portarli a morire nei posti più assurdi del globo.
    Il paninaro. L’immancabile paninaro di ogni parco. Portò pollice ed indice alle labbra, fischiando. Forte. Li sentiva zampettare nei cespugli e dentro i tombini, sotto le altalene e nei cestini della spazzatura. Li richiamò tutti, quei topi lì. Il suo esercito di ratti. Il sogno proibito di Giadina Glabra. Rimase a guardare a debita distanza mentre assalivano il proprietario, invadendo ogni spazio del furgoncino. Lo sentì strillare; strinse le spalle al nulla, Mis, attento al fatto che non toccassero il cibo, perché non era un mostro. Il Signore dei Panini aveva lavorato a lungo per aprire il suo banchetto. Voleva solo un telefono, una birra (o cinque) e magari un panino con pomodoro e mozzarella. Sigarette, se era fortunato. Un po’ di contanti, e non si sarebbe offeso. Allontanò i topi, lanciando loro una (1) forma di prosciutto in ringraziamento. Raccolse il cappellino del Paninaro, spolverandolo ed infilandolo sulla testa, ed iniziò a frugare alla ricerca di un cellulare – che trovò, incastrato quasi sotto il lavandino.
    Digitare pin.
    1234?
    Digitare pin.
    4321?
    Digitare pin.
    In maniera molto (Theo?) matura, lanciò il telefono oltre il pannello del furgoncino, ringhiando basso e feroce. Vide qualcuno passare sotto il lampione adiacente, ed agitò una mano per attirarne l’attenzione. «ehi. EHI! tu» e visto che non era un millennial (ho i brividi. Sinceri, i brividi) aprì il palmo, usando l’indice per digitarci sopra, e mimare uno smartphone al passante. «mi presti mica il telefono?»
    You might hear the birds singing flying around
    You never see them too long on the ground
    You wanna be one of them, yeah


    non è una post quest, perchè boh... mis non era in quest. ma è appena dopo la quest, quindi? non so cosa io abbia scritto, dovevo solo iniziare a riflettere ad ala voce su cosa tutto significasse per (me. sara.) lui. sta chiedendo un telefono, sentitevi liberi di (non darglielo) aiutare-!!
  2. .
    il voto dei protettori è quello di permettere a se stesso ed ai compagni
    di vedere l'alba successiva, sopravvivere per combattere un'altra guerra.
    Non trovò nessun valido motivo per non annuire quando Mina sostenne di avvertire i figli finita la scuola. Era legittimo e sensato, avvertirli in quel momento avrebbe creato solo ulteriore panico, in aggiunta ad una distanza che non avrebbe fatto per nulla bene a nessuno dei quattro, poiché quel discorso andava affrontato sicuramente faccia a faccia. Chissà se per allora i suoi ricordi sarebbero rimasti intatti? Il pensiero gli fece dare uno sguardo ai fogli scritti, pieni di nozioni e cominciò seriamente a valutare l’ipotesi di trascrivere su di un diario, ogni giorno, tutto quello che ricordava così da rendersi conto in quanto tempo quell’incantesimo di natura “speciale” avrebbe impiegato a manifestarsi: una mera curiosità statistica, così da poter quantificare il potere effettivo della Bolla.

    Il pensiero di quella “cosa” non era dolce, non era amabile, non era nulla se non puro odio e la consapevolezza di esserne legato gli dava il voltastomaco. Tutte le sensazioni che si erano create a seguito di quella orribile situazione erano il lascito di una serie di emozioni non sue che gli facevano scaturire un odio raffinatissimo, di quelli che raramente si trovano e che servono anni di rancore e dedizione per raggiungere la purezza necessaria. Tra i pensieri anche il più semplicistico fatto che se moriva, la Bolla ne avrebbe risentito e se qualcuno avesse attaccato la Bolla, lui probabilmente ne sarebbe morto: quanto tempo avrebbe messo il Governo a scoprire Michael, Lancaster e tutta la cricca e cercare i “volontari” uno ad uno? Soprattutto, la Bolla li avrebbe usati come scudi umani? Possibile, considerata la natura per nulla umana di ciò che presidiava l'interno.

    Si alzò piano, guardando la donna ed ascoltandola. Non cercò di indorare la pillola, la verità era semplicemente quella esposta dalla moglie, solo che era molto più larga e complessa: tutti erano inutili in quel frangente. Non esisteva essere vivente al mondo – a parte quelli nello spazio-tempo dove tutto era iniziato – in grado di poter riparare la situazione. Forse neanche i tanto famigerati Doni della Morte avrebbero potuto far qualcosa, un pensiero molto fanciullesco in realtà, forse il tentativo di non impazzire. Cercò un attimo, molto piano, le labbra di lei con le proprie, accarezzandole con i polpastrelli della mano libera una guancia. «Tu sei necessaria, Wilhelmina. Io non so vivere senza di te.» Questo lui lo sapeva già. Per un anno era mancata e lui non era riuscito a fare nulla, neanche la cosa più semplice, figuriamoci vivere interamente.
    Comprendeva l’amarezza di voler chiedere aiuto a qualcuno di esterno, la loro concezione di indipendenza come famiglia era talmente alta e condivisa che l’aver proposto quella soluzione fu comunque uno smacco anche per lui. Chiedere a sua madre significava dover pesare su qualcuno ed era fastidioso.

    La seguì senza nessuna opposizione fino in cucina, le gambe improvvisamente pesanti e le forze al minimo. C’era ancora così tanto di cui discutere della vicenda che la voglia di bere aumentava progressivamente ad ogni passo, sapendo comunque che ubriacarsi non sarebbe servito a nulla, solo il gesto disperato di uno sommerso in un mare di liquami non meglio precisati e che involontariamente aveva tirato in mezzo anche la sua famiglia. Sentirsi in colpa era lo stato basilare del suo essere, in quel momento. «… Credo…» Apostrofò, guardando la cucina e tutto quello che c’era all’interno. Era la loro cucina, il luogo dove erano avvenute milioni di colazioni, pranzi e cene. Dove avevano vissuto intensamente e in molte maniere. «… Che tu mi debba insegnare tutto…» Aggiunse. «… Quasi. I coltelli so usarli.» Disse in tono terreo.

    john ming-yue
    campbell

    You're face to face
    With the man who sold the world
    difensore protettore
    [ un tiro PD bonus ]
    mago
    MATRICOLA
    doctor — father — brokenI gazed a gazely stare
    At all the millions here
    We must have died alone
    A long, long time ago
    the man who sold the world
    david bowie
    Mother of Night, darken my step
  3. .
    FUORI DALLA BOLLA.
    — Un sacchetto con tutte pietruzze dalle forme e dai colori disparati, dal corniolo allo smeraldo, passando per ametiste, malachite, giada imperiale, granito ecc... c'è un foglietto, all'interno, che spiega il significato e le proprietà di ogni tipo di pietra. (Lisi)
    — Il kit per fare tatuaggi (ago + inchiostro) che Ryu glo ha regalato dopo qualche mese che aveva iniziato a lavorare presso di lui come tirocinante. (Theo)
    — Un prototipo di spada laser funzionante, creata dallo stesso Kyle anni fa, ma da sempre in attesa di essere perfezionata. (Kyle)
    — Un giacchetto di jeans anonimo, niente spille o decorazioni, la cui unica particolarità è il suo essere un po' bruciacchiata in posti casuali, nulla che le impedisca di essere comunque indossata. (Hans)


    DENTRO LA BOLLA.
    — Un piccolo ricettario con scarabocchiate sopra le dosi e le preparazioni di alcune delle sue specialità, ricopiate nel corso dei due mesi nella Bolla; alcune sono il lascito di una vita prima, altre esperimenti fatti negli ultimi anni, altri ancora idee che non ha avuto il tempo di provare. (Grey)
    — Una bandana gialla decorata a mano, con tanti piccoli fiori fatti con il pennarello per tessuti proprio da lei, con l'aiuto e la pazienza di Kieran; ci sono due piccole K+H su una delle estremità della stoffa, ricamate invece con il filo nero. (Hold)
  4. .
    finders keepers(losers weepers)
    Ordunque, figlioli. L'avete (sara :hands: ise :hands: lia) manifestato, e l'avete ottenuto: ecco a voi il tanto atteso ufficio oggetti smarriti.
    Di cosa si tratta? Questa discussione vi servirà per i MAGPIE POINTS (link, che forse un giorno inserirò davvero) (edit: ECCOLO!!!) e si divide equamente in due parti. Entrambe trattano di dimenticanze, e perdite. Se non vi siete aggiornati sugli ultimi aggiornamenti di trama, come sempre ad ogni quest, shit happened: rapimenti (febbraio), missioni di salvataggio, creazione di una magica Città nei Giardini di Babilonia e conseguente cancellazione della memoria mondiale di chiunque sia rimasto dentro, con modifiche per chi, quella Bolla, l'ha vista. Insomma, il solito affare oblivion per nulla complicato. MA PASSIAMO ALLA PARTE DIVERTENTE! E sì, c'è.
    Come brevemente narrato qui sopra, ci sono dei pg (tutti i rapiti di febbraio, quindi oblinder + miniquest) che hanno vissuto nella proto Bolla per mesi, prima di poterla lasciare. Certo non hanno avuto tempo di recuperare gli effetti personali: tempo che qualcun altro li trovi. In concomitanza, tutti i dimenticati ora cittadini della Bolla, hanno lasciato nel mondo un concreto passaggio di sè: non esistono i loro nomi, le loro facce, certo non alcuna memoria, ma esistono ancora i loro oggetti. Potrete trovarli ovunque: posto di lavoro, casa, scuola. Quelli però sono banali, e potrete sceglierli voi. Questi? Questi sono randomici, e senza senso. Magari lo avranno; magari lo troverete, un senso.
    Magari no, ed avrete guadagnato il trinket di qualcuno.
    Ora! Cosa vi chiediamo di fare!
    In questo topic dovrete segnare:
    - per ogni pg nella bolla, e li scriverò qui sotto spoiler, due (2) oggetti con un significato emotivo che si sono lasciati alle spalle.
    - Lisi, Theo, Kyle, Hans (pandi)
    - Twat, Harry, Yoann (lele)
    - Liz, Azrael, Ivette, Myrtille (j)
    - Clay, Check, Juneau (rob)
    - Tooth, Eggsy, Isobel, Cybil, Chouko, Raegan, Nell, Dani (lia)
    - Gaylord, Avery (eli)
    - Olga (babbi)
    - Kaz, Vin, Fray, Mood, Stan (sara sr)
    - Remì, Syria (vins)
    - Diaz (ari)
    - Lena (sara vj)

    - per ogni pg che è stato nella proto bolla, ed anche qui avrete una lista, due (2) oggetti che hanno lasciato indietro.
    GREY, HOLD (pandi)
    WIND, VINCENZO, MIRA, ADA, NAHLA (j)
    ETHAN, YEJUN, ROXIE (vins)
    WILHELMINA, CORVINA, ALICE, STYX (ise)
    JOHN (matte)
    ELLIS (vio)
    SEBASTIAN, LIAM (matti)
    GIACOMINO (alice)
    SAW (lia)
    KAI, MCKENZIE, MIS, BARBIE (sara sr)
    HAMISH (ari)
    LAPO, KIERAN, RYUZAKI (eli)
    MURPHY, CORY (rob)
    AMARANTH (pulce)
    REMO (lele)
    ADRIAN, NINA (bea)
    CIRUZZO (babbi)


    in entrambi i casi, non deve essere necessariamente un oggetto (e allora perchè l'hai chiamato così, sara? sentite, è venerdì, abbiate pietà): può essere un animale (se vi fidate del proprietario casuale.) o un, boh, pacchetto di cocaina. Cercate un vostro equilibrio spirituale, e pensate al senso che potrebbero o meno avere per chi li trova.
    Chi li trova, mi domandate? Ovviamente chiunque scriva abbastanza da accumulare magpie points (ma cosa sono?? eh vabbe, datemi tempo di aprire entrambe le discussioni, suvvia!) perchè potevamo mica lasciare tutto il divertimento agli angioletti!

    nella bolla, aka garbage dei contro
    1. Erbario (Mina)
    2. Pendente a crocifisso d'argento (Alice)
    3. Scorta di droghe leggere (Corvina)
    4. Punte di freccia artigianali in ossidiana (Styx)
    5. il suo numero (Kai)
    6. coltellino, ancora incastrato nel soffitto (Kai)
    7. origami a forma di rana con i nomi di tutti (Mac)
    8. il bullet journal (Mac)
    9. giochino per cani (mis)
    10. rifugio segreto (mis)
    11. un dito medio intagliato nel legno (Barbie)
    12. chitarra (Barbie)
    13. un masso con sopra scritto “hamish” (saw)
    14. whiskey incendiario (saw)
    15. braccialetto di perline colorate [murphy]
    16. una foto di luke e leia [murphy]
    17. un ritratto a carboncino [cory]
    18. un mazzo di carte da poker [cory]
    19. Un piccolo ricettario (grey)
    20. Set di coltellini (grey)
    21. Una bandana gialla decorata a mano (hold)
    22. Piantina velenosa (hold)


    fuori dalla bolla, aka garbage dei pro

    1. la spilletta con scritto "miglior" (a mano. e poi seria) "stagista @ Platinum" (Kaz)
    2. portachiavi a forma di Sailor Moon (Kaz)
    3. quaderno di appunti (Mood)
    4. orologio da taschino (Mood)
    5. una cartolina da novi sad (Stan)
    6. cd con le sue canzoni preferite (Stan)
    7. la chiave del suo garage segreto (vin)
    8. bigliettino scritto a mano: "sii la persona che vorresti conoscere ♥" (vin)
    9. la sua borsa (fray)
    10. parrucca bionda (fray)
    11. un coltellino serramanico [check]
    12. guantoni da boxe [check]
    13. collezione di ranette in ceramica [clay]
    14. un ipod nano 7g rosa [clay]
    15. documenti del divorzio [juno]
    16. una giacca di pelle da motociclista, gialla e nera [juno]
    17. un walkman ricoperto di stickers con già inserito saturday night wrist dei deftones + un mixtape lasciato nella scatola del cd sopracitato (tooth)
    18. un set personalizzato di dadi tappezzato di seppioline e unicorni (tooth)
    19. una bustina di erba gnomica (eggsy)
    20. un hurdy gurdy (eggsy)
    21. un volumetto raro e redatto (a mano) sulle religioni antiche, con appuntate a penna una serie di preghiere pagane (isobel)
    22. una collana con l’occhio di medusa imbevuta di felix felicis (isobel)
    23. uno dei primi prototipi del suo droide da compagnia (chouko)
    24. agenda personale con appunti e scarabocchi (chouko)
    25. dior rouge numero 999, nuovo e mai aperto (reggie)
    26. scatolina in metallo contenente accendino e sigarette (reggie)
    27. il suo skateboard, in ottime condizioni ma con segni di usura (dani)
    28. un diario dei sogni (dani)
    29. uno sketchbook con ritratti presi dalla strada (nell)
    30. le chiavi del suo studio, + portachiavi (nell)
    31. un mini portagioielli in velluto nero (cybil)
    32. una copia (stra-usata e appuntata) di frankenstein di mary wollstonecraft shelley (cybil)
    33. Un sacchetto con tutte pietruzze + foglietto con i significati (lisi)
    34. Ciondolo a forma di cuore che si apre e contiene una foto (lisi)
    35. kit per fare tatuaggi (ago + inchiostro) (theo)
    36. Occhiali da vista (theo)
    37. Un prototipo di spada laser funzionante (kyle)
    38. cubo di rubik stra-utilizzato (kyle)
    39. Un giacchetto di jeans anonimo e bruciacchiato (hans)
    40. telescopio (hans)


    non vi lascio uno schemino. scrivete a pene duro, tipo. esempio:

    fuori dalla bolla:
    una moneta con la sua faccia (kaz)

    nella bolla:
    una spilla a forma di boccino (senza, h, attenzione) (mac)

    insomma. nella regola delle c, seguitele tutte (il cuore per decidere, il cazzo per scriverle, ed il culo per guadagnarli).
    amen. se avete dubbi, probabilmente li ho anche io, e ci sentiremo in chat. xoxo

    p.s. potete approfittare di questa discussione per segnare altre cose significative smollate in giro, anche senza che entrino a far parte dei lost & found. non mi viene neanche un esempio al momento, ma so che avete capito, lì dove conta di più (inizia con la c, scegliete).
    mi rakk: cercate di dare un senso agli items, pensando possano essere trovati... letteralmente ovunque. e sì che una giustificazione si trova, ma insomma. e nel decidere quanto li volete random, pensate che sono un reward della raccolta punti: caramelle accettate, ma evitiamo, boh, chewingum masticate sotto i banchi di hogwarts. mi sento così caotica che prima posto questa discussione, così potete rifletterci (e giudicarmi) e poi la raccolta punti. baci baci un'altra volta


    Edited by ad[is]agio - 12/5/2024, 19:23
  5. .
    The wind is howling like this swirling storm inside
    Couldn't keep it in, heaven knows I tried
    si rigirò ancora tra le lenzuola, Kat, non quelle di casa sua, che erano terribilmente sgualcite e dure visto che era negata per i lavori di casa, bensì quelle di sua sorella.
    Da quando si era trasferita a Londra, qualche mese oramai, non faceva altro che poggiarsi sulle spalle di sua sorella, consapevole che Styx adorasse terribilmente averla fra i piedi, soprattutto a colorarle quell’enorme attico in cui viveva da sola, era un guadagno per tutte e due, infondo, lei rendeva meno cupi quegli ingombranti mq di cemento e sua sorella poteva avere qualcuno che le facesse compagnia… praticamente sempre.
    eppure.
    si sentiva come quando erano lontane, lei in Russia e Selena a Londra, ad unirle solo un arricciato filo del telefono che Kat si divertiva ad arrotolare con l’indice per ore e ore sognando una vita dove poteva essere più vicina a sua sorella; sapeva che era irrazionale, erano praticamente vicine di casa, non poteva essere che non si fossero viste per più di due giorni di fila, soprattutto dopo che era rimasta coinvolta, e ferita, in quell’enorme esplosione insieme ad altre persone e aveva trovato tempestivamente Selena al capezzale del suo letto d’ospedale.
    fece leva sulle gambe liberandosi dal garbuglio di lenzuola nel quale si era rinchiusa e decise di alzarsi, finalmente
    «buongiorno» disse, facendo la sua apparizione in soggiorno, gambe e piedi nudi, solo una maglietta oversize a farle da pigiama «domanda da un milione di dollari» disse, scavalcando uno sgabello e sedendosi nel modo più scorretto possibile «non ti senti anche tu un po’ strana?» e non intendeva solo mentalmente, le sue costole più sporgenti di quanto ricordasse parlavano chiaro, era dimagrita tantissimo e non stava seguendo alcuna dieta, almeno da quanto rammentava? «mi sento intrappolata in un sogno lucido» le ultime parole famose

    Ekaterina
    VITALYEVNA VOLKOVA


    Happiness is a butterfly
    Try to catch it like every night
    artic heart
    leave me alone
    where am i? — model, volunteer, russianLeft the canyon, drove to the club
    I was one thing, now I'm being another

    Go down to Sunset in the truck
    Happiness is a butterfly
    Lana del rey
    moonmaiden, guide us
  6. .
    il voto dei protettori è quello di permettere a se stesso ed ai compagni
    di vedere l'alba successiva, sopravvivere per combattere un'altra guerra.
    Stretto a lei e con la faccia immersa sul suo corpo, cercando calore e conforto, poté sentire quel sospiro rabbioso tirato dalle narici e tutto fu istantaneamente chiaro nella sua mente: sapeva e conosceva così bene la moglie che quasi poteva etichettare la rabbia, l’impotenza e il fastidio di lei come un erborista fa con le piante da catalogare. La capiva, in realtà e condivideva gli stessi sentimenti per tutta la situazione, cosa non rara in realtà ma lui cercava e aveva sempre cercato di prendere la vita dal lato migliore, per quanto nero e terribile. Non si fa il medico senza pensare di poter salvare il prossimo. O non vincere contro una malattia.
    Mina gli diede ragione ma l’uomo sentì di essere in bilico, sopra una pericolosa linea sottile che gli stava togliendo certezze minuto dopo minuto, con i ricordi che andavano ancora a fuoco per quanto erano impressi nella memoria e che ben presto sarebbero spariti, rimanendo solo la cenere, un eco distante di tutta quella vicenda. Forse non aveva ragione, forse era la voglia di rimanere in pace che lo faceva parlare e rimanere aggrappato a lei, respirando il profumo della normalità attraverso i vestiti e la pelle altrui.

    La donna sottolineò come dovesse staccarsi per andare in cucina a mangiare, una cosa semplicemente logica e l’ex-dottore si rese conto di quanto poca voglia avesse di staccarsi da quell’abbraccio nonostante la fame e la voglia di bere: aveva combattuto per riavere quell’abbraccio. Si era buttato in una missione al limite del suicidio, aveva affrontato gente armata convinta di poter cambiare il mondo, aveva lanciato i suoi ultimi incantesimi per uccidere più che salvare, aveva dovuto sopportare la vista di una mostruosità alchemica come quella del Golem e vedere il tentativo veramente stupido da parte di questo di irretirlo nella trappola prendendo la forma e la voce della donna che per tutta una vita gli era stata vicino. Sciogliere l’abbraccio non gli andava. «… Ancora un po’, per favore…» Era quella una richiesta che in anni era arrivata spesso: quei cinque minuti di coccole in più nel letto singolo che avevano avuto come primo talamo, quei cinque minuti che quasi li avevano spinti a fare tardi a lavoro senza davvero essere un pericolo; quel momento di affetto scambiato dopo aver fatto la doccia, con ancora gli accappatoi umidi, aperti, abbracciandosi pelle contro pelle prima di partire per una festa o una ricorrenza; quello scambio di un momento personale dopo aver perso tre pazienti nel giro di tre giorni per una fatalità che neanche la magia era riuscita a salvare. Aveva bisogno di lei, dell’abbraccio, delle sue carezze, della sua presenza.

    Sospirò contro di lei con forza, parte del malessere stava venendo elaborato e gran parte stava mutando: vari erano i problemi a cui trovare una soluzione ma la donna sollevò quello che effettivamente era il più imperante, quello da risolvere immantinente.
    Qui si staccò, le mani scivolarono piano fino ai fianchi di nuovo, il volto lentamente allontanato per essere ad una distanza dignitosa per poter parlare, con la schiena dritta e la terrea decisione già scritta in volto. «La verità.» Una parola pesante come un macigno, un’intenzione che sapeva di condanna. Non gli piaceva, era visibile da quei piccoli movimenti del volto quasi impercettibili che lei aveva mappato negli anni. «Alice è praticamente adulta. Lo è già da molto. Duncan…» Sospirò. Non era un favoritismo nei confronti del più piccolo, bensì la consapevolezza di distruggergli l’adolescenza prima di essersela vissuta – non sarebbe stato facile, non sarebbe stato giusto, non sarebbe mai stato d’accordo. Doveva farlo. Doveva semplicemente farlo. Per salvarli. Per salvarsi.

    Si alzò piano ma cercò immediatamente la mano della moglie, cercò di stringerle piano il palmo nel suo e di intrecciare le dita, impossibilitato a staccarsi materialmente da lei. Lei poteva vederlo: era distrutto. Le decisioni e le proposte che stava sciorinando erano il frutto di un’esperienza orribile e che lo aveva segnato più di quello che avrebbe mai ammesso lui stesso, ora forse più vicino alla moglie come non mai dopo essersi visto strappato la magia dal corpo. Ma lui non era stato torturato per un anno. Non aveva subito sperimentazioni per un “ideale più alto”. Non si sentiva nemmeno allo stesso livello, solo un po’ più vicino.
    Possibile che tutti combattevano per un “ideale più alto”?
    «Ci sono anche altri problemi, in realtà. Devo… Chiudere l’ambulatorio.» Lo disse con il peso nel cuore ma molto meno di quello che si aspettava; per quanto avvilente e distruttivo, forse, l’aver ucciso lo aveva già proiettato verso quella fine ineluttabile. «Magari far investire i nostri risparmi a mia madre. Sicuramente li farebbe fruttare senza difficoltà.» Uno dei “dragoni cinesi dell’economia”, così veniva chiamata nel giro di amiche, una persona in grado di far fiorire un cactus nel deserto gelido dell’Alaska senza magia. Però questo apriva un nuovo terribile capitolo: come sarebbe stato considerato lui nel mondo magico? Come uno Special Wizard? O come altro?
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  7. .
    il voto dei protettori è quello di permettere a se stesso ed ai compagni
    di vedere l'alba successiva, sopravvivere per combattere un'altra guerra.
    Gli occhi scuri di John continuavano a cercare quelli scuri della moglie, in silenzio, neanche fosse stato uno studente universitario in attesa del voto finale che avrebbe deciso se portarlo alla laurea con il massimo dei voti o con qualcosa di meno, dopo tanta fatica ed estenuante impegno che si erano investiti per poter raggiungere il raggiungibile. Le mani della moglie erano tra le cose più desiderate, agognate, insieme ad una serie di cose che elencarle non sarebbe neanche possibile; deglutì piano nel sentire la risposta e qualcosa allo stomaco si fermò istantaneamente, dandogli uno strattone così grosso da rassomigliare ad un pugno. Annuì piano all’altra e non per confermare il dubbio ma per farle capire che aveva inteso cosa volesse dire.
    Prendersi in giro non serviva a nulla, qualcosa era successo. Le forze in campo avevano giocato un ruolo fondamentale talmente vasto da non poter lasciare nessuno, neanche il più innocente di quelle sedici persone illeso. Il cuore ebbe una fitta più forte, un dolore crescente, una consapevolezza che gli fece chiudere gli occhi lentamente, sconfitto: parte di sé era mutata. A ben pensare era logico, non si era parlato di uno strappare via e basta ma di un do ut des, abilmente mascherato da scelta. La Bolla li aveva scelti.
    Peccato che lui non aveva scelto lei. Non nel senso in cui intendeva la “cosa che aveva preso a vivere”. In un recesso molto profondo del suo animo, con una malignità mai provata prima, pensò che tutte le cose che vivono però possono morire ma soprattutto possono soffrire. Difficile dire quanto sperasse che tutto ciò che era lì potesse soffrire senza mai avere perdono. Lui di sicuro non avrebbe mai perdonato.

    Quando Mina decise di abbracciarlo, di avvicinarsi lui non fece altro che impattare con il corpo della donna con il volto per poi girarsi un po’ di lato per continuare a respirare, le mani che dai fianchi cercarono la strada più breve per potersi aggrappare alla schiena in una disperazione fin troppo cheta, placida, priva di vera forza. C’era un vago senso di sconfitta che gli aleggiava intorno ma che non gli permetteva di perdersi; era lucido, terribilmente, solo molto stanco. Privo di forze.
    Respirò forte il profumo di sua moglie e lo fece più volte, lo incamerò con tutti i polmoni lasciando che la mente si imprimesse ogni singola nota dell’odore altrui, riportando alla memoria – quella che era ancora saldamente lì – tutte le meraviglie che avevano passato, non senza qualche difficoltà e che non avrebbe mai cambiato. Il fatto di poterla avere lì, sentire il suo calore e la mano che gli accarezzava la cute riaccese un po’ quel fuoco che gli albergava in petto. Lo aveva fatto per loro. Per lui. Per lei. Per Alice. Per Duncan. Per tutta la famiglia che avevano costruito ed i parenti che li circondavano. Avrebbe camminato all’Inferno se fosse significato avere anche una sola possibilità di salvarli, perdere la magia sembrò davvero poca cosa in confronto.

    Aprì piano gli occhi mentre la moglie parlava, la disperazione di sottofondo ben udibile, l’incredulità che zampillava in ogni parola che usciva dalle labbra. Non la biasimava, non era nemmeno colpa sua. Michael e la Bolla non erano forze magiche che potevano essere fronteggiate in maniera così facile, i suoi “sgherri” umani che se la intendevano con la Dea Fortuna stavano almeno dodici miglia in avanti rispetto a qualsiasi essere vivente sulla faccia della terra e con la prossima mancanza di memoria, quella sorta di “Oblivion ma non proprio come l’Oblivion” quella distanza sarebbe diventata quasi incolmabile. Quasi.
    Pensarci gli faceva venire una bile assurda. «Da una parte meglio così, Tiánxīn. La cosa veramente importante è che stai bene. Che Alice stia bene e che Duncan sia ora più sereno.» Cercò di alzare il volto e chiese la cosa più umana possibile, la più umile, la più semplice. «Possiamo andare in cucina? Vorrei… mangiare qualcosa.» La fame, improvvisa e violenta, giunse con un rombo dallo stomaco che lo incurvò in avanti facendogli affondare un po’ il viso contro di lei. «… Forse bere anche un bicchiere di vino nel mentre.» Aggiunse, la voce ovattata dalla pressione della bocca contro di lei.
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  8. .
    don't cag my cazz.
    Avevano perso.
    Ci avevano provato alla grande fino alla fine, stringendo i denti, cercando di recuperare dopo l'errore grossolano che li aveva fottuti e condannati; valorosi guerrieri che non ci stavano, semplicemente non ci stavano ad accettare quella sconfitta.
    Non era possibile.
    Ma non erano ancora spacciati; potevano ancora farcela.
    Potevano ancora farcela, cazzo.
    Non avrebbero concesso a dei nessuno qualunque il permesso di strappare quella vittoria, in nome… in nome di cosa, poi. Si credevano organizzati solo perché erano stati in grado di disegnare un progetto e realizzarlo; sistemare le pedine sulla scacchiera nella giusta maniera e fare scacco matto; fare capo ad un leader che — ok, sì, aveva messo in saccoccia qualche vittoria in più di loro, ma?? Ma??
    Che cazzo ne sapevano, cosa stracazzo sapevano!
    Serviva più di quello per vincere davvero.
    Avevano perso, sì, ma non erano stati sconfitti; non del tutto.
    Potevano ancora… ribaltare il risultato, in qualche modo. C'era ancora una speranza.
    C'era… c'era una speranza.


    .
    La Roma aveva ancora una speranza di arrivare in finale: andare a Leverkusen e spaccare il culo ai crucchi di merda, o in alternativa si accontentavano di spaccare la faccia a Karsdorp, per quel retropassaggio del cazzo a due metri dall'avversario, che nemmeno i pulcini della Nova Sette si permettevano di fare, certo.
    E di cosa pensavate si parlasse, scusate, se non della semifinale di Europa League?
    Ovvio che fosse quello era l'unico pensiero nella testa di Romolo Linguini in quei giorni, come sempre, — a cos'altro doveva pensare? Di certo non a missioni in Sri Lanka mai avvenute (e, con esse, tutto il resto; se si era riscoperto stranamente affascinato dalle tipe con i capelli rossi, ultimamente, era solo colpa di quella vecchia foto di Miriam Leone che aveva visto sul Chi di nonna Rosetta, e di nient'altro). E c'era anche una spiegazione logica allo strano dolore fantasma al petto, e alla convinzione sempre più concreta che sarebbe morto di infarto prima di raggiungere i venticinque anni: tifava la Roma, e non esisteva nessun romanista fedele al romanismo che non avesse rischiato l'attacco di cuore almeno una o due volte (a partita); chi diceva il contrario era un tifoso occasionale.
    Insomma: vincere la semifinale di ritorno, e assicurarsi la quarta finale europea consecutiva era l'unico pensiero coerente nella mente del romano (e romanista). La sua testa lavorava in maniera molto semplice, e gni altro ricordo, di qualsiasi natura, era stato facilmente soppiantato da quello, così come i vuoti di memoria o i buchi narrativi lasciati da una magia antica e incomprensibile erano stati facilmente colmati con quel genere di immagini; rimaneva solo il dolore del pugno ricevuto sul naso quando il fottuto ladro aveva fatto impattare le nocche contro il suo viso, al tentativo dell'italiano di bloccarlo prima che fugisse dopo il tentativo di rapina. «ginè, è l'ultima cazzo di volta che mi metto in mezzo. 'o vedi a volè fa' der bene, ce se rimette sempre» ma chi glielo aveva fatto fare di immolarsi, non ne valeva mai la pena.
    Inutile dire che il naso era ancora gonfio e le borse sotto gli occhi così scure da farlo sembrare Bruce Wayne dopo che si toglieva il casco da pipistrello e rimaneva solo col trucco sbavato intorno agli occhi; ma di andare a farsi sistemare da un guaritore bravo non se ne parlava, e preferiva guarire a modo suo, come aveva sempre fatto, perché anche sticazzi.
    Non era proprio uno spettacolo bellissimo, certo, viso gonfio ed espressione omicida, ma anche sticazzi un’altra volta: chi frequentava il Bar dello Sport ormai ci aveva fatto l’abitudine al viso sempre più o meno tumefatto del cugino romano (e romanista), e non si facevano più domande; avevano capito che domandare se si fosse picchiato con un tifoso rivale o avesse dato una testata a qualche studente durante il lavoro e rischiare di ricevere una risposta poteva essere un’arma a doppio taglio.
    Chiuse di scatto il Corriere dello Sport (che Ginevra si faceva arrivare tutti i giorni direttamente dall’Italia, santa donna), e lo girò sottosopra per non vedere la prima pagina e i titoloni giganti che chiamavano la Roma all’impresa delle imprese, e si verso un altra tazzina di caffé. Tipo il sesto della giornata. Erano solo le due del pomeriggio, doveva arrivare alle nove e superare quello scoglio insormontabile che erano le qualificazioni ala finale di europa league 2023-2024 senza perdere quel poco di sanità mentale (!) che gli era rimasta.
    Poteva farcela.
    Poteva farcela?
    «che vvoi?» chiese, sapore dolceamaro del caffé ancora appiccicato alla lingua, e occhi scuri stretti sul cliente al bancone: vuoi essere tu?
    romolo
    linguini

    io boh,
    ma pure voi mah!
    romanismo
    “che er daje sia con voi”
    wizard
    good heart, bad temper
    the leader — 1999, romano, romanistae un'altra notte che passa,
    questa vodka rilassa,
    non pensare a domani
    alza al cielo le mani!
    domani ci passa
    ludwig
    moonmaiden, guide us


    un'altra pq libera?! sì.
    non ha neanche uno scopo se non che serviva a me per esorcizzare demoni (della quest? no. della partita di domani.)
  9. .
    CITAZIONE (zugzwang. @ 6/5/2024, 22:19) 
    FAQ - BOLLA E QUEST 11


    [DOMANDA] ma gli animali ricordano i padroni nella bolla?
    [RISPOSTA] sì. Ed è terribile come sembra.

    [DOMANDA] è possibile portare altri pg nella bolla a parte quelli che hanno partecipato all'oblinder/missione/quest?
    [RISPOSTA] È possibile creare dei fittizi (Cittadini della Bolla, li dai mesi precedenti; la bolla è nata anche per essere rifugio di babbani e sovversivi) o inserire personaggi work in progress che non sono stati mossi in molti mesi, dando loro come background che siano Cittadini da un po' (massimo giugno 2023, prima il progetto non esisteva; potevano però essere parte delle milizie di Jeanine, e di conseguenza, far parte del Nuovo Ordine). Al momento, non è possibile accedere ex novo alla Bolla.

    [DOMANDA] ma se per esempio Mort che ora ricorda ancora tutto, esce e fa veramente una puntata del podcast dicendo tutto quello che ricorda, lo danno per pazzo, lo mettono in prigione o cosa?
    [RISPOSTA] A parte che non gli converrebbe, essendo lui legato a doppio filo alla Bolla. Per il resto? Verrebbe sicuro preso per pazzo, eccetto che dai soliti complottisti (o qualcuno che potrebbe trovarlo familiare, ma insomma, sarebbero folli insieme). Non finisce in prigione di certo, non è un segreto di stato (letteralmente, non è il Governo ad averlo insabbiato: nessuno sa nulla)

    [DOMANDA] ma ora la /situazione politica/ com'è?
    [RISPOSTA] fuori dalla bolla, la stessa identica di prima, letteralmente come se non fosse successo nulla (come se l'avessero ....dimenticato, badum tss)

    [DOMANDA] per chi è tra i prescelti, e quindi per chi ha perso la magia, e va ancora ad Hogwarts, che succede? sono costretti a lasciare la scuola? vengono tenuti a pulire i bagni?
    [RISPOSTA] no, gli studenti che erano tra i prescelti, e che hanno perso la magia, non sono più ammessi a frequentare le lezioni ad Hogwarts, o in qualunque altra scuola magica. Perlomeno, finché non finirete la raccolta di Halo Points 💅

    [DOMANDA] [riguardo l'alibi dei prescelti fuori dalla bolla] ma quindi.
    Questa piccola esplosione è stata qualche giorno fa on GDR (secondo arci) e può averne letto sui giornali pensando Aidan gli ultimi due giorni fosse in ospedale? C'è il collegamento esplosione\assenza di magia per loro (o sono due eventi separati)?
    [RISPOSTA] Usiamo questo caso come esempio.
    Aidan è partito in Missione. Arci lo sapeva. La missione è finita.
    (REWIND) Arci non ricorda l'esistenza di Aidan anche durata la permanenza di Aidan nella bolla (3 giorni ish).
    Nel momento in cui Arci vede Aidan, dopo un istantaneo attimo di dubbio, il vuoto viene colmato: ma certo, Aidan era a King's Cross. Lo sapevi. Era al San Mungo, ti sembra anche di essere andato a trovarlo (perchè ti pare assurdo il contrario). Insomma: laddove manca il senso, la tua mente riempie con quello che per lei è normale.

    [DOMANDA] Per precisione/trasparenza vorrei sapere se esiste l'idea di dare linee guida più specifiche a riguardo o anche solo una notazione in più qui in FAQ. Perché ogni Potere Special ha il suo concept e i suoi funzionamenti, quindi magari avete delle idee particolari su come le categorie di Poteri o i singoli Poteri proprio possano reagire a questa nuova condizione di instabilità? O preferite, per comodità eccetera, lasciare queste cose alla fantasia dei player?
    [RISPOSTA] No, non esistono linee guida riguardo i defective, e non esisteranno. Il potere, indipendentemente dal tipo, è instabile. Il come, potete gestirlo voi a seconda di quello che preferite per la vostra trama: potrebbe funzionare a tratti, non funzionare affatto, funzionare troppo intensamente... dipenderà anche dalle situazioni. Ci fidiamo ciecamente al darvi carta bianca. Ricordate che la vostra libertà creativa finisce solo dove inizia quella degli altri (insomma: non uccidete pg reali, e non prendetevi troppe libertà che pensiate l'altro possa non volere - tipo, boh, mutilazioni e qualsiasi altro effetto permanente.).

  10. .
    il voto dei protettori è quello di permettere a se stesso ed ai compagni
    di vedere l'alba successiva, sopravvivere per combattere un'altra guerra.
    I ragazzi erano a scuola. Ovviamente. Non ricordavano nessuno dei due di avere un padre, Alice non aveva neanche il sentore di essere stata rapita e finita nell'Oblinder e chiusa chissà dove, strapazzata nella mente come sua madre che stava lì, impietrita, ad osservarlo. Aveva un nodo allo stomaco che si continuava a contorcere di continuo, forse la somma consapevolezza che tutto quello che aveva detto, un giorno, non avrebbe avuto senso neanche per lui: una favola, una brutta favola, forse più un incubo che però gli aveva lasciato in "dono" una serie di brutte cicatrici psichiche e magiche che non si sarebbero mai e poi mai rimarginate. Forse sopportabili, se la fortuna fosse stata dalla loro ma gli utlimi due anni avevano ampiamente dimostrato che la Dea Bendata era più una camminatrice di strada a basso costo che applicava forti sconti alle comitive e probabilmente Lancaster e gli altri due suoi compagni erano la sua comitiva preferita.
    A loro applicava direttamente prestazioni gratuite.

    Negli occhi di Mina c'era una scintilla di vita ma che si contorceva, una disperazione vischiosa come miele ma amara come il fiele. Aveva forse involontariamente non risposto alla domanda dell'uomo ma anche quello, un po', se lo aspettava: sua moglie aveva sempre funzionato così, anche per quello che riguardava la terribile esperienza dei laboratori dove le avevano strappato via la magia in favore di quel potere più "oscuro". Una parola che riecheggiò nel fondo della mente per qualche secondo, una intuizione che non fu subito chiara ma che con il tempo lo sarebbe diventato.
    Appena lei si avvicinò le mani tremule cercarono di appoggiarsi ai fianchi, la stretta docile che diede fu quasi un tentativo di ricongiungersi alla realtà, toccarla significava ammettere che tutto quello che avevano passato era vero ma che tutto era finalmente finito. Erano insieme, quello era l'importante. Le mani sul viso lo sciolsero, fu visibile, quel piccolo momento che l'ex-dottore interpretò inizialmente come una coccola lo rilassò al punto che lo stomaco, da giorni attorcigliato come una serpe, si sciolse un pochino.

    Le parole di Mina non sortirono immediatamente l'effetto che dovevano avere, fu più una serie di piccoli dettagli sul volto altrui che allarmarono l'uomo: non stava cercando un modo poetico per dire chissà ché né si era minimamente tranquillizzata, gli occhi scuri che lo stavano studiando erano terribilmente simili ai suoi quando cercava un dettaglio fuori posto durante una visita; in quei movimenti, in quell'espressività il fu mago poteva leggere senza alcuna difficoltà qualcosa che assomigliava alla paura o ad un nervosismo così potente da assomigliargli.
    Deglutì, con lo stomaco che improvvisamente ricominciò a muoversi e le "risposte" di Michael risuonarono piano nella testa, fastidiose, alla stregua di un carillon rotto, una sinfonia sbagliata che si era cementificata nella memoria. Si schiarì la voce con una certa difficoltà, con un groppo in gola che attanagliava le corde vocali. «E... Cosa vedi?» Non c'era specchio migliore della moglie per capire cosa stesse succedendo.
    Lui di suo avrebbe potuto anche glissare, dire che era colpa della stanchezza, delle vicende, della mancanza di magia, di avere delle preoccupazioni feroci che ancora dovevano fare capolino. Mina, però, era incontrovertibile: come lui aveva vissuto ogni istante della sua vita con lei, così lei aveva vissuto ogni istante di vita con lui, se si era accorta che qualcosa non stava andando bene sicuramente non stava andando bene.

    Le mani si strinsero un po' sui fianchi ma non era più solo il bisogno di averla lì. Adesso c'era effettivamente il riverbero di un nuovo timore che gli stava crescendo in petto, un dubbio che stava purtroppo prendendo forma e che fino a quel momento non aveva focalizzato, una situazione che precipitava in un abisso ben diverso da quello citato dalla figura mitologica della cultura cristiana. Un brivido lo colse, un freddo improvviso che non aveva nulla a che fare con la febbre. La consapevolezza lo stava avviluppando come il ghiaccio che gli era salito sulle gambe durante lo scontro con il Golem.
    «Tiánxīn...» Esulò piano, guardando un attimo tutta la figura della moglie prima di risollevare il capo e fissarsi negli occhi scuri, il cuore che ora stava dando colpi più forti contro le costole e allo stesso modo - in maniera del tutto non voluta - poteva sentire, percepire che qualcosa stava accadendo. «... Puoi abbracciarmi?»
    john ming-yue
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  11. .
    ogni tanto ritornano (nda: la gente in vacanza in messico)
    tempi di quest, tempi di sofferenza // al solito, un +1 di avvenuta lettura pls ♥
    STORYLINE: ma lo sapete che sono successe un sacco di cose? no che non lo sapete, tecnicamente avete dimenticato tutto, ha ha. per chi se lo fosse perso: fateggio finale della Q11 con annesse spiegazioni brevi e indolori (sotto spoiler, ultimo messaggio).
    HALO POINTS: wake the fuck up, prescelti, we got a raccolta punti to complete.
    ABILITAZIONI: ricordiamo a chi non l'ha già fatto di inserire i personaggi che hanno partecipato alla quest 11 e di fazione pro (quindi, in parole povere, tutti coloro rimasti nella bolla) nel gruppo apposito. abbiamo anche fatto un gruppo su telegram che ci servirà per motivi misteriosi (il gossip). se non siete stati inseriti giurin giurello che ci perdonate, perché siamo molto stanchi (anno 378 di quest....), e segnalatecelo!
    AMBIENTAZIONE: e già che parliamo di bolla -- abbiamo inaugurato la sezione apposita in cui ruolare! dentro ci troverete una handy dandy faq dove raccoglieremo, man mano, dubbi e risposte.

    POST QUEST: ed è giunto il tempo delle post! yaaaaaaay.
    ricordo rapidamente come funziona:
    -- potete aprirle in qualsiasi momento, ma ciascun post conterà per i PE totali della quest solo fino al 19/05.
    -- i punti esperienza andranno esclusivamente ai personaggi partecipanti alla quest (quindi non rapiti, non personaggi esterni all'evento). sono considerate post quest (e quindi, role che danno punti esperienza) solo role con almeno un personaggio presente nelle settimane ed eventualmente personaggi rapiti tra oblinder e mini quest.

    colgo l'occasione per ricordarvi sempre del canale telegram, dove gli aggiornamenti vi arrivano in tempo reale, e per qualsiasi cosa sapete sempre dove trovarci < 3 (su telegram a perdere tempo? sì)


    Edited by ad[is]agio - 8/5/2024, 07:52
  12. .
    Tell me your secrets and ask me your questions.
    Oh, let's go back to the start.
    It's over Anakin, I have the high ground.
    si mosse sul bordo del letto, improvvisamente a disagio. e sì che avrebbe dovuto saperlo — alla duecentesima volta di fronte alla stessa identica scena era previsto fosse pronto. forse, se quella situazione in particolare non avesse colpito un po troppo vicino a casa, clay l'avrebbe affrontata al solito modo: ginocchia strette al petto, piantino, enorme porzione di gelato trangugiato mezzo sciolto.
    ma non si trovava al quartier generale, schiacciato in mezzo a kaz e twat come prosciutto dentro ad un sandwich perché nessuno dei tre voleva cedere il posto su un divano troppo piccolo; non gliel'aveva mai detto, conservando gelosamente quel pensiero per gli attimi prima di addormentarsi, che stare tra di loro gomito contro gomito e gambe ad intrecciarsi una sull'altra lo faceva sentire al sicuro.
    batté leggermente la mano sulla spalla di remì, offrendo al ragazzino un sorriso tremolante che per fortuna l'altro non poteva vedere: si era addormentato dopo dieci minuti di film, in quel corpo martoriato la cui totale guarigione era ancora ben lontana «tranquillo, non è così grave» avrebbe voluto crederci un po di più, ma come poteva? si morse l'interno della guancia e valutò di mettere in pausa, mentre anakin skywalker strisciava privo di gambe e con il cuore spezzato tra le pietre laviche di mustafar.
    You were the chosen one! It was said that you would destroy the Sith, not join them! Bring balance to the Force, not leave it in darkness!
    bastava toccare lo schermo del telefono (dai, figurati se nella bolla non hanno internet mi rifiuto. ALMENO UN FILM SCARICATO ILLEGALMENTE), uscire dal sito, togliere gli auricolari che condivideva con un incosciente remì — di nuovo: scelte. il film sbagliato, certo; la parte sbagliata, anche? impossibile dire quante volte se lo fosse chiesto in quei due mesi, giorni ad accavallarsi uno sull'altro con troppe cose da fare per tenere il conto. un pensiero martellante che sfuggiva quando kaz gli toccava la spalla per rassicurarlo andasse tutto bene (non lo aveva appena fatto anche lui? e che cos'era una bugia a fin di bene, se non un atto d'amore?) e tornava di prepotenza nell'incrociare le iridi scure della skywalker.
    di Kieran.
    poteva solo essere grato che quegli occhi non si fossero posati su di lui, mentre il mondo finiva. che le urla disperate di dylan non l'avessero raggiunto mentre annaspava nel suo stesso sangue, il cervello misericordiosamente spento. avrebbe dovuto ringraziare Edward Moonarie, per aver colpito tanto duro; avrebbe dovuto—
    You were my brother, Anakin! I loved you!
    il movimento improvviso di remì lo fece trasalire. piegò la testa nella sua direzione, per trovare il thornill ancora addormentato; lo scatto, le dita a stringersi nella carne e un singulto nel petto: erano tutti suoi. persino il gemito di sconforto a scivolare tra le labbra secche, così estraneo da sembrare appartenere a qualcun altro «davvero, non devi preoccuparti. gli vuole ancora bene, sai? nonostante tutto» era così? come poteva essere altrimenti «non— non capisce perché Ani abbia fatto quello che ha fatto e, certo, si sente tradito» murphy, kieran, dylan.
    javi, moka, sin.
    joni, thor.
    giacomino.
    tutte quelle persone a cui aveva fatto del male.
    «ma quello che provano uno per l'altro è più forte di tutto, capisci? anche delle scelte sbagliate» e di quelle giuste. restava solo da capire da quale parte della barricata fosse andato a finire. chinò leggermente il capo, ignorando la fitta di dolore che dagli zigomi si irradiava a ciclo continuo fin dentro ogni singola cellula: stava cominciando a farci l'abitudine. più difficile era guardarsi allo specchio, ricordare che l'origine di quelle chiazze viola sotto agli occhi e intorno alla bocca glieli aveva procurati suo padre; che sulla terra del Messico bagnata di sangue, per un singolo momento aveva desiderato non doversi svegliare più «certi legami non si spezzano per così poco» tentò un sorriso, di nuovo. e fallendo — di nuovo. non poteva raccontare a remì come finiva la storia: una già scritta, a ripetersi sempre uguale.
    just the two of them, and the damage they had done to each other.

    oh, i made myself sad.


    clayton
    morales

    Nobody said it was easy
    It's such a shame for us to part
    im sorry anakin
    for all of it
    special
    kinetic absorption
    18 — rebel — (non in) bollaNobody said it was easy
    No one ever said it would be this hard
    oh take me back to the start
    the scientist
    coldplay
    Mother of Night, darken my step
  13. .
    il voto dei protettori è quello di permettere a se stesso ed ai compagni
    di vedere l'alba successiva, sopravvivere per combattere un'altra guerra.
    Era uscito. Lo avevano fatto uscire. I ricordi erano ancora freschi ma sapeva che non sarebbe durato tanto. Sarebbero spariti, sostituiti da altro, magicamente. Non aveva più la magia, non sentiva più neanche la bacchetta che era in tasca, bacchetta che lo aveva servito con una fedeltà impareggiabile per più di trent'anni.
    Era stato rattoppato ma era distrutto, sfibrato, violentato nella psiche e stuprato nella magia. Doveva tornare a casa. Non la Bolla - poteva anche esplodere con tutti quelli che c'erano dentro e soffrire in eterno! - Doveva tornare a casa sua, da sua moglie, sua figlia e suo figlio.
    Doveva tornare a casa e doveva imprimere sulla carta quello che ancora ricordava, prima che fosse troppo tardi.

    Alla porta di casa suonò, stralunato e fu tutto di difficile comprensione. La casa, la moglie, la vita. La sua speranza che tutto potesse tornare come prima venne rotta come un castello di Lego lanciato dal quinto piano di un terrazzo che, nella caduta, trova ostacoli che ne hanno sfaldato pezzo per pezzo: la scomparsa, l'assalto, le morti, il golem. Con la gola che sapeva ancora di sangue forse per lo sforzo fisico, forse per il ricordo che ancora non voleva andarsene chiese semplicemente carta e penna. La prima cosa. Non acqua, non un bacio, non un abbraccio.
    Carta e penna.

    Mentre scriveva raccontava a Mina di quello che era veramente successo, con una precisione di dettagli straordinaria ed intanto la mano sinistra vergava a caratteri stilizzati cinesi tutta la storia - era stato talmente massacrato mentalmente che tutto il resto era passato in secondo piano e non riusciva a fare niente che non fosse parlare e vergare parole, di continuo, facendo muovere la pergamena ad ogni foglio completato.
    Raccontò tutto, dell'Oblinder e di come era sparito, di quello che gli era successo, di come Madame - la madre di Mina - avesse assoldato anche un sicario per recuperarle e di come lui era andato comunque. Della morte che aveva sparso e dell'ultima battaglia, compresa del Golem e delle persone che erano rimaste insieme a quella faccia da cazzo - usò proprio questi termini - nella bolla e come anche lui, prima o poi, avrebbe perso tutta la memoria di quegli avvenimenti o quasi.
    E del fatto che fosse diventato privo di magia. E della scelta. Scelta relativa a suo parere.


    «... Stai bene? Alice sta bene? Duncan è tornato?» Improvvisamente, così, come uno schiocco di dita tornò l'uomo che Mina aveva sempre conosciuto anche se distrutto, con qualcosa di diverso - sicuramente più di qualcosa - che non aveva neanche la forza di alzarsi mentre la guardava con occhi che erano comunque i suoi ma cambiati. Non era neanche una metafora: c'era qualcosa davvero che era cambiato nel suo sguardo.
    john ming-yue
    campbell

    You're face to face
    With the man who sold the world
    difensore protettore
    [ un tiro PD bonus ]
    mago
    MATRICOLA
    doctor — father — brokenI gazed a gazely stare
    At all the millions here
    We must have died alone
    A long, long time ago
    the man who sold the world
    david bowie
    Mother of Night, darken my step
  14. .
    sarò egocentrica, ma devo farlo.
    devo.

    they say tomorrow's never promised

    CODICE
    [URL=https://oblivion-hp-gdr.forumcommunity.net/?t=63028500]they say tomorrow's never promised[/URL]
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