lock me up inside a cage

Chissà se invece di continuare a combattere poteva prendere Erisha per mano e fuggire nella giungla dello Sri Lanka e vivere con lei come i nuovi Adamo ed Eva. Sì, perché ubriaco d’amore come si sentiva, i contorni della battaglia continuavano a sfumare, lasciandolo completamente in balia di lei.
Come se la cosa gli dispiacesse.
Razionalmente sapeva di non dover sorridere come un deficiente, ma non ci riusciva, non quando lei continuava a preoccuparsi così per lui, a difenderlo. «devo… togliertela… curarti» Curarlo? Ah, già la freccia… «Dopo! Non è importante, non adesso…» Ed era davvero così! Non la sentiva quasi, la ferita. Non quando Erisha rischiava di essere colpita!
Incredibilmente (.), nella sua inutilità, qualcosa era riuscito a farlo, perché si ritrovò nuovamente alle spalle della Byrne e, ancora, fu il suo corpo a rendersene conto prima della sua mente. «Non è esattamente facile stare fermo, quando sei così vicina…» Aveva appena fatto una battuta sconcia?? Lui???? Divenne di mille colori, ma ridacchiò e tossicchiò. «… e in pericolo», aggiunse con più serietà, sfiorandole piano i fianchi con le mani. Si rilassò e si agitò al tempo stesso, una sensazione a cui ormai avrebbe dovuto essere abituato, visto che reagiva così ogni volta che lei gli era vicina. Da fuori dovevano avere un effetto ancora più comico del solito, con Erisha a fare da scudo a entrambi e Ictus che sventolava centimetri e centimetri sopra di lei come una canna al vento.
Vabbè.
Fremette di nuovo nel vederle alzare quel muro davanti a entrambi, il sorriso ancora sulle labbra. Finché non incrociò lo sguardo di Chouko. Non era pentito di quello che aveva fatto, sebbene fosse consapevole di quanto le ferite emotive fossero spesso molto più dolorose di quelle fisiche, perché era pur sempre servito a evitare che, tra tutti, Erisha si facesse male. Eppure il sorriso gli si affievolì. Non aveva forse considerato anche lui di schierarsi dalla parte di Lancaster? Non era tuttora convinto che fosse quella, la cosa giusta? Per aiutare le persone che amava, per creare per loro un mondo migliore, più libero.
Per espiare i propri peccati.
«torno subito, non fare cose stupide, va bene?» Sbatté le palpebre, confuso, e si ritrovò a guardare i grandi e dolci occhi scuri di Erisha. In un attimo sorrideva già come un deficiente, di nuovo, e lo fece ancora di più quando si chinò verso di lei, incontrando prima il tocco delle sue mani e poi delle sue labbra. «Non posso assicurare nulla», ammise ironico, per poi osservarla allontanarsi e, be’, fare il culo a chi di dovere.
Palese che lui era la damigella in difficoltà ed Erisha il suo paladino senza macchia e senza paura.
Sinceramente avrebbe solo voluto rimanere lì, nella sua altissima torre (lui, lui era la torre), a osservare la sua (!!!!!!!!!) ragazza mentre faceva cose fighissime, ma dopo il senso di colpa, nella sua lista di obblighi morali, c’era il dovere.
Istintivamente cercò con lo sguardo i Bens, pronto a intervenire in loro aiuto, ma Paris e Delilah, che come sempre sembravano quasi gemelli (ah-ah), sembravano cavarsela benone, per fortuna. Cioè, il Tipton un po’ meno, visto che come un Amos qualsiasi aveva dei palesi drammi psicosessuali non risolti con il Kane, ma non se la sentiva di dargli torto. Non dopo che continuava a perdere di vista tutto il resto, compreso il fatto di essere potenzialmente con un piede nella fossa, in senso letterale, ogni volta che guardava Erisha.
E a maggior ragione se in mezzo continuava a finirci il Linguini. Non si era scordato della sua presenza; aveva solo cercato in tutti i modi di rimuoverla. Come tutti gli eventi traumatici, d’altronde. Si sforzò di non lanciare un’occhiata a Eri e, ancora di più, di schiarirsi la voce per intervenire in favore dell’italiano. «Romolo.» Quel nome, sulla lingua, aveva davvero un sapore orribile. «Lasciali risolvere da soli le loro… questioni.» Non stava assolutamente sottintendendo di fare lo stesso con lui ed Erisha…………………
Il suo l’aveva fatto, per cui cercò di nuovo di ricacciare la consapevolezza dell’estrema vicinanza tra lei e l’ex in un angolo della mente. Forse avrebbe dovuto chiedere consigli all’anima di Jung, chissà. «Signor Gallagher, il mio amico Robert Ball, che faceva il ballerino in vita, dice che le basterebbe fare una piroetta sulla destra per schivare quel proiettile», informò l’uomo, per poi attingere alle conoscenze di Howard Hill per scoccare una freccia in direzione di Reggie (1 pa canon).

Si concesse cinque (5) secondi con la faccia premuta contro l’erba, labbra dischiuse alla ricerca d’aria e poco sangue ad ossigenare i muscoli quel tanto che bastava a farlo rialzare subito in piedi: era stato nel fottutissimo Afghanistan ed era tornato tutto intero a Londra, non si sarebbe di certo fatto ammazzare da una ragazzina che gli faceva venire un infarto.
Poi decise di concedersene qualcun altro, una volta che il cuore aveva ricominciato a battere normalmente, quando i suoi sensi ricominciarono a funzionare com’erano tenuti a fare e venne colpito tutt’insieme dal trambusto della battaglia.
Un caos, doveva dire, al quale quasi preferiva quello della guerra – con tutte le sue esplosioni, ed i carrarmati, ed il sangue dei suoi compagni sulle mani che ancora lo perseguitavano nel sonno.
Daveth Gallagher era una persona dai saldi principi: aveva detto che non avrebbe puntato la propria arma contro nessuno (Shiloh ed il Linguini erano un caso a parte), o reso il proprio potere letale com’era già accaduto diventasse in situazioni tragicamente simili a quella. Gli era impossibile però, davvero davvero impossibile, non tornare sulle proprie decisioni e riponderarle alla luce dei fatti.
Perché la tentazione di sparare a tutti quanti c’era, e tenersela stretta al petto senza lasciarla scivolare sul grilletto gli costava davvero tanta fatica.
Quando si rialzò, la prima cosa che fece fu raggiungere Romolo e posargli una mano sulla spalla. «non provarci mai più.» un sussurro appena, ma abbastanza vicino al minore da essere perfettamente comprensibile. Fosse servito almeno a qualcosa quello schiaffo, avrebbe persino valutato l’idea di ringraziarlo per il pensiero – invece era stato inutile come le merde: aveva aspettative basse, ma Dio ca-ro. Non minacciò di ammazzarlo se avesse provato a mettergli di nuovo una mano in faccia, solo perché (non ce n’era bisogno, Lollo sapeva benissimo sarebbe successo) in quel momento più che mai gli faceva una pena inimmaginabile. «lasciali ammazzarsi da soli, se ci tengono così tanto.» un consiglio quasi fraterno al ragazzo, occhi celesti puntati prima su Paris e poi più intensamente su Theo: era un peccato che un giovane così votato alla violenza avesse scelto di combattere per la bolla, la Resistenza avrebbe perso un valido apripista slash scudo umano slash ariete.
Guardò brevemente Avery, la bacchetta puntata contro Shiloh, e… non si mosse. Rimase solo a fissarla, molto intensamente. «è già confusa di suo, non so quanto ti conviene.» se stava dando suggerimenti all’avversario? Possibile, non mi sento di negarlo, ma se questo fosse bastato a convincere la Bates a non lanciarle quel confundus tanto valeva provarci.
Picchialo, picchialo, picchialo.
Batté le palpebre tra loro, confuso da quel pensiero intrusivo che l’aveva portato a puntare la propria attenzione sul Tipton. Non sapeva cosa fosse quella voce maniacalmente divertita che sentiva nella testa, ma decise di non ascoltarla.
Non per il momento, almeno.
Fidati, picchialo: funziona!
Schioccò la lingua sul palato, e decise di… prendere in considerazione quell’idea. «picchialo forte, mi raccomando.» diede un’ultima pacca sulla spalla di Lollo mentre questo alzava le mani sul minorenne, prima di andarsene.
Via, proprio ciaone mi sono rotto il cazzo torno a casa. Almeno nel suo mentale posto felice era così, già dissociato e pronto ad una bella doccia calda.
Invece attinse nuovamente alle ombre, avviluppandole alla figura della tipa che ancora una volta attentava alla vita del suo nuovo amico di sventure, tragedie, malanni – tutte contenute nell’esile corpo dell’Abbot, tra l’altro. «ma cosa gli fai alle donne, mh.» prese Cybil alle spalle, il braccio stretto attorno al suo collo il più forte possibile – non tanto da asfissiarla ed ucciderla, ma abbastanza da farle perdere i sensi sì.

Tra un dramma adolescenziale e l’altro (payne da una parte, erictus dall’altro con Ictus che continuava a tirare in mezzo Lollo, e Lollo a malapena sapeva il suo nome), quasi aveva perso di vista il nemico ™ — e perché proprio lo special che ora, dopo essere sopravvissuto (o forse no, non ricordo il fateggio?) all’infarto, lo affiancava, silenzioso come un ninja, e con voce bassa, come un serial killer, gli sussurrava: «non provarci mai più.»
Se fosse stato più cagasotto, Lollo avrebbe fatto un salto di tre metri e rischiato l’ennesimo infarto in meno di ventiquattro ore; ma non era un codardo, anzi era pure piuttosto stupido, perciò al massimo riservò un’occhiata di sbieco all’ombrocineta e un «viecce» borbottato fra i denti stretti, consapevole che l’altro ci sarebbe viecciuto se solo l’avesse fatto sembrare un po’ più un invito (o una sfida) di così. «lasciali ammazzarsi da soli, se ci tengono così tanto.»
In effetti era proprio quello che Lollo aveva intenzione di fare, se solo Theo Kayne avesse smesso di cagargli la minchia ogni tre-per-due: manco da cieco riusciva a sta’ bono al posto suo, ma pensa!! Ma questa è storia per un altro post, e un’altra difesa.
Quella che spettava ora all’italiano era sullo spillungone con cui ora si frequentava Erisha; si avvicinò perciò alla gnocca bionda— cioè, alla donna bionda, e le diede una spallata, per farle sbagliare l’incantesimo. Sapete che c’è? Da vicino era ancora più gnocca.
DONNA! Intendo donna.
«me scusi signò, nun l’avevo vista!» Alzò entrambe le mani, pronto a sparire dalla sua vista per non beccarsi una fucilata tra gli occhi.
La sua corsettina tattica a fondo campo lo porto, poi, dalle parti di — oh no, di nuovo l’ombrocineta. Un cazzo di incubo. Pensò un attimo se lasciare che la moretta lo prendesse a bastonate sui denti (o qualunque fosse l’equivalente degli attacchi di Reggie contro Dave), ma poi pensò anche che aveva un po’ di porcozio fisici da sfogare, e se non poteva farlo (ancora) con il Kayne, lo avrebbe fatto con qualcun altro.
E perché proprio Reggie, che avvicinò da dietro, bloccandola con le braccia lungo i fianchi in una stretta abbastanza ferrea (fato, pls…), per poi darsi lo slancio all’indietro e buttarla a terra con lui.
Dave, da qualche parte: «BODYSLAM!»

«puoi non-» a chouko, che le dava l’ennesima spallata, a cui lei rispose con una spinta «dovresti davvero pensarci, a nicky» le disse con uno sguardo accigliato mentre, ancora una volta «non riuscirei a pensare di non rivedere più le persone che amo per… un’idea» mani sul terreno, provò a bloccare anche lei con dei rampicanti
«dovresti pensarci » ultimo sguardo prima di correre verso shiloh, due mani per terra, occhi chiusi, di fianco a loro crebbe una piantina dal colore sgargiante «ingoia» title of your sextape, strappò le foglie e gliele porse, nel mentre dalla sua postazione da crocerossina trasformò gli scarti della pianta in una pietra e la lanciò verso reggie, non era molto ma era un lavoro onesto

A differenza di Daveth, che sì, evidentemente aveva piroettato per salvarsi dal colpo (canon l’abbia fatto, altrimenti quei 10 pd non si spiegano) e c’era pure riuscito, ma non era molto portato per la danza, la bella signora bionda che ci teneva tanto a farlo fuori era bravissima. Si sentiva in colpa a fissarla, prima di tutto nei confronti di Erisha, ma era a dir poco affascinato da quei movimenti.
Per questo, quando la raggiunse e la attirò a sé, un po’ per spostarla dalla spinta di Chouko, soprattutto per sentire la sua presenza familiare e confortante tra le braccia, non riuscì a non dirle: «Era impossibile non guardare». Arrossì ma non abbassò lo sguardo, perché lui era onesto, e si prendeva anche le sue responsabilità. E poi comunque gli occhi ce li aveva (ed erano pure un po’ da ranocchia come quelli di sua madre, ma questa è un’altra storia). «Scusami però.»
Nuovamente, nonostante i drammi più o meno psicotici e/o sessuali in atto (e la morte in diretta della bella donna bruna - chissà che esercizi faceva Galen con quel braccio e quella mano, per avere un gancio così forte!) avere Erisha così vicina e, ancora di più, tra le braccia, gli fece dimenticare per parecchi istanti tutto il resto. Era un sedicenne, era un maschio ed era cotto di lei: che altro avrebbe dovuto fare?
Peccato che la Mizumaki fosse sempre lì a cercare di attentare alla vita di Eri, e conseguentemente a rompere buona parte delle C. Sicuramente il cuore, se Erisha si fosse fatta male a causa (ah! Un’altra C!) di Chouko (ancora una), ma pure qualcos’altro.
«Non gliel’hai neanche detto, vero?», disse alla Mizumaki. «Non parlo solo dell’essere partita per venire qui, a suo tempo… intendo il resto.» Ovviamente lui neanche sapeva chi fosse Nicky. O meglio, adesso sì, perché le sue amiche anime lo stavano istruendo a riguardo, ma non l’aveva mai nemmeno vista? Cioè forse sì, agli albori dei Ben10 in giro per Hogwarts, ma era troppo piccolo (e spaventato) per avere anche solo il coraggio di guardarla in faccia, la gente. Tuttavia, era oggettivamente un po’ pettegolo, e far crollare psicologicamente Chouko a parte, ora si sentiva decisamente invested in quella storia.